Ogni tanto la vita ha percorsi circolari. A metà anni '90, giovane studente con passione embrionale per il teatro, vado a vedere uno spettacolo teatrale all'Auditorium Concordia. Si tratta di "Il ritorno si Scaramouche" di Leo de Berardinis. Pura arte dell'attore, tra poesia, musica e luci. Un palchetto da Commedia dell'Arte e le classiche maschere. Una folgorazione. Non sapevo ancora che quasi 10 anni dopo Scaramouche sarebbe stato il titolo della mia tesi di laurea su Leo e che avrei intervistato tre dei protagonisti di quello spettacolo (Francesca Mazza, Elena Bucci e Marco Sgrosso). Passano altri due lustri e nello stesso luogo con tanto di palchetto e maschere, ritornano Elena e Marco.
“La Pazzia di
Isabella” messa in scena dalla Compagnia Le Belle Bandiere presso l'Auditorium
Concordia è molto di più di uno spettacolo che riprende le convenzioni della
Commedia dell'Arte. E' una riflessione sull'arte attoriale e sulla sua
necessità, svolta da due attori, Elena Bucci e Marco Sgrosso, che hanno
costruito il loro percorso artistico mettendo al centro proprio la figura
dell'interprete. Una figura rigorosa e preparata, che sa adoperare il proprio
corpo e la voce, interagendo con suoni e luci per diventare autore e strumento
di poesia. Come facevano i coniugi Andreini, protagonisti della piece. Esponenti
del primo e più creativo periodo della Commedia dell'Arte, girarono Italia ed
Europa, venendo accolti con particolare entusiasmo presso le corti di Mantova e
quella di Parigi, con la loro Compagnia dei Gelosi. Furono forse i primi a
cercare di distinguere tra attore e personaggio e in particolare Isabella fu uno
dei primi esempi di attrice-studiosa che provo a dare un'immagine diversa
dell'attrice: non più donna di facili costumi, ma madre e moglie esemplare,
spinta da afflato poetico. Tra momenti lirici e altri più scanzonati, Sgrosso e
Bucci mettono in scena la quotidiana lotta che si scatena sul palco, tra vita e
lotta, sentimento e ragione. All'interno dello spettacolo tutto si mescola:
prese in giro dell'ingessato mondo cattedratico, gag del Capitano Spavento e la
Pazzia dell'Innamorata Isabella. Uno stile di vita e una ricerca interiore più
che un tentativo di indottrinamento, in cui l'attore è al momento stesso un
simulacro e uno strumento.
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