Ogni tanto ci sono coincidenze strane che ti fanno prendere per mano un libro in un particolare periodo storico. E' più o meno quello che mi è successo con "La casa del Silenzio", libro del 1983 dello scrittore turco, Premio Nobel, Orhan Pamuk. Non che sia stata una scelta particolarmente meditata.. Perso per qualche giorno di riposo tra i monti Lepini, circondato da cavalli, mucche e capre (oltre a qualche altra simpatica eccezione umana) ho deciso di staccare completamente la spina e, complice anche la benedetta mancanza di campo che impediva comunicazioni cellulari, dedicarmi alle letture.
Il problema successivo è stato trovare un libro, ma ho piacevolmente scoperto che la casa colonica (anche se dire "Ranch" farebbe molto più figo) che mi ospitava ne aveva in abbondanza. Non avevo mai sentito ne letto Pamuk, ma il suono del nome mi attirava (alla faccia delle studiatissime campagne di marketing che cercano di accalappiare lettori) e quindi mi sono immerso in questo bel libro che in qualche modo può aiutare a capire meglio la complicata situazione della Turchia dei nostri giorni
Per uno di quei casi strani il giorno dopo l'inizio della mia lettura di questo romanzo, tutti i quotidiani italiani ed internazionali riportavano la notizia dell'esclusione dai programmi scolastici turchi della teoria dell'evoluzionismo di Darwin. Paradossalmente uno dei personaggi più importanti del libro di Pamuk, anche se compare solo nelle descrizioni degli altri protagonisti, essendo già morto quando si svolge la vicenda, è il dottor Selahattin, medico ritiratosi dalla professione che impegnerà l'intera sua esistenza per compilare una imponente,e alla fine incompiuta enciclopedia. Il dotto Selahattin oltre alla passione per la bottiglia e ad evidenti segni di cedimento mentale, aveva quello per l'opera di Charles Darwin e per questo quando nel 1934 i Turchi dovettero provvedere a registrare un cognome per la propria famiglia (fino a quel momento il cognome era proprio solo di ebrei e cristiani. I mussulmani non lo prevedevano nella loro tradizione onomastica), decise di prendere il cognome "Darvinoglu" ovvero "Figlio di Darwin"....Il problema successivo è stato trovare un libro, ma ho piacevolmente scoperto che la casa colonica (anche se dire "Ranch" farebbe molto più figo) che mi ospitava ne aveva in abbondanza. Non avevo mai sentito ne letto Pamuk, ma il suono del nome mi attirava (alla faccia delle studiatissime campagne di marketing che cercano di accalappiare lettori) e quindi mi sono immerso in questo bel libro che in qualche modo può aiutare a capire meglio la complicata situazione della Turchia dei nostri giorni
"La casa del silenzio" narra le vicende dell'anziana novantenne Fatma, moglie del citato Selahattin, del nano Recep che la accudisce, dei tre nipoti Metin, Faruk e Nilgun che vengono in visita dalla nonna e del giovane vicino di casa Hasan. La narrazione di ognuno dei 32 capitoli che compongono l'opera viene fatta, in prima persona, da ciascuno di questi personaggi.
Faruk è uno storico che ha ereditato la passione di nonno e padre per la bottiglia e questo lo ha portato già ad avere un matrimonio fallito alle spalle. Metin è un brillante matematico e insegue il suo sogno di trasferirsi in un'università americana per abbandonare le miserie turche. Nilgun è una giovane idealista e progressista che studia sociologia. I tre nipoti vengono in visita da Fatma che abita in una località di mare, anche se passa tutte le sue giornate rinchiusa in camera a combattere i fantasmi di un lungo e lontano passato. La Turchia tra gli anni '70-'80 appare molto occidentalizzata, almeno a leggere la descrizione che ne da Pamuk. Una sorta di "Istanbul da bere" per riprendere un famoso slogan che si adattava alla Milano di quegli anni. A fare da contraltare a questo occidente, che appare libero, ma anche inerte e piuttosto vuoto c'è la violenza di Hasan e dei suoi camerati fascisti che credono in una moralizzazione, anche religiosa della Turchia. Si assiste così ad un gorgo che va dall'inettitudine alla violenza e che pare ben sintetizzare quelle che possono essere le violente contraddizioni della Turchia odierna. La speranza è data dal bellissimo personaggio di Recep che nonostante la deformità fisica e la problematica situazione familiare appare come l'unico in grado di provare (ancora) sentimenti per tutti e avere una visione razionale e positiva dell'esistenza
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