mercoledì 12 febbraio 2014

Sandro Donati e "Lo Sport del Doping"

Qualche sera fa ho avuto occasione di presenziare all'interessante convegno “Face to Face Doping”, organizzato da Fontana Rugby e Tiky Touch Rugby col patrocinio del Comune di Fontanafredda e del CONI Regionale. Il relatore principale era il Prof. Sandro Donati consulente dell'Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), già allenatore dal '77 all' 87 della Nazionale Italiana di Atletica Leggera. L'occasione era quella di presentare il suo ultimo, interessante libro “Lo sport del doping”, edito da l' Associazione Libera di Don Ciotti. Non l'ennesimo libro che tratta in maniera scientifica l'argomento, ma un racconto emozionante al quale non si può rimanere indifferenti e che mette in piazza pratiche illecite usate dagli sportivi di alto livello con l'avallo e la compiacenza di CONI e politica. Ma oltre al libro anche un discorso a 360° sulla filosofia, i valori e le finalità dell'attività sportiva che vogliamo presentare alle nuove generazioni
Oltre alle (tristi) storie di atleti che imbrogliano è stata, secondo me , quest'ultima parte la più stimolante. Ma ricostruiamo con ordine la vicenda

SPORT E FARMACIE
Ci sono veli e ipocrisie da togliere. L'aiutino chimico è diffuso da tempo immemore. Già ai tempi di Bartali e Coppi c'era la famosa bomba che pare contenesse caffè e simpamina. Chiaramente col progresso scientifico i metodi si sono raffinati e non penso sia necessario il famoso doping di stato attuato nella Germania Est (si trovano tonellate di filmati da questo al tedesco Die Goldmacher). Il problema è che noi italiani, che ci siamo sempre scandalizzati di questo fatto, siamo tuttaltro che verginelle. Infatti, secondo la testimonianza di Donati, dagli anni '70 in poi c'è stato un ricorso sistematico al doping (dalla pratica dell'emoautotrasfusione all'assunzione di steroidi e anabolizzanti) in molte delle Federazioni Sportive Italiane, con le autorità sportive (CONI in testa) e politiche conniventi. D'altronde il Coni era nella situazione di essere controllato, ma anche controllore visto che gestiva personalmente l'antidoping.
Il Deus ex Machina di tutte le pratiche era il Professore ferrarese Francesco Conconi, che si era proposto come consulente del CONI, promettendo miglioramenti nelle prestazioni di tutti gli atleti. Ovviamente non attraverso fatica ed allenamento, ma tramite assunzione di farmaci, visto che Conconi era un biochimico. Paradossale appare il fatto che uno dei maggiori smerciatori di EPO sia stato nel corso degli anni lautamente finanziato dal CIO (Comitato Olimpico Internazionale) per una ricerca su come scoprire l'EPO coi test antidoping e fosse il Responsabile Medico dell UCI (Unione Ciclistica Internazionale), una delle federazioni maggiormente coinvolte nelle pratiche truffaldine. In ogni caso dopo un'inchiesta della Procura di Ferrara del 2004 Conconi venne condannato nel merito, anche se assolto per prescrizione. Leggendo le motivazioni della sentenza troverete un bel po' di eroi dello sport italiano recente.
Per approfondire meglio queste vicende italiane potete leggere il libro del Prof. Donati  e anche reperire in Internet la sua precedente opera "Campioni senza Valore" ritirata 25 anni fa dalle librerie perchè troppo scomoda.

DOPING: FILOSOFIA ED EFFETTI
Donati ha raccontato la sua esperienza di allenatore della squadra nazionale di mezzofondo, ghettizzato in ufficio per non aver accettato le emotrasfusioni proposte da Conconi e caldeggiate dalla FIDAL oltre che da altre Federazioni Sportive. Etichettato e sbeffeggiato come “Savonarola all'Amatriciana” per avere pubblicamente additato, ben prima che venisse colto sul fatto, Ben Johnson come probabile dopato, ha fatto della lotta al doping, la propria missione, ma per questo ha rinunciato alla propria carriera.
In questo bel documentario ESPN si ricostruisce la storia della Finale dei 100m alle Olimpiadi di Seul. 6 atleti su 8 sono risultati poi implicati in pratiche doping.
Ma perchè utilizzare queste scorciatoie? Innanzitutto per soldi: le federazioni e gli atleti (e il loro entourage) ricavano profitti dai risultati. Poi c'è la piacevole sensazione data dalla vittoria. Poco importa se la mediocrità resta, si acquisiscono meriti oltre le proprie capacità e il miglioramento sia solo un'apparenza. La sensazione è piacevole e ci si trincera dietro giustificazioni di facciata, anche con sè stessi "non ho fatto niente di male. E, nel caso, non sapevo fosse vietato. E se era vietato lo facevano tutti" Emblematica in questo senso la terribile intervista del ciclista Danilo Di Luca alle Iene

DOPING E ATTIVITA' AMATORIALE
Vedendo tali esempi anche lo sportivo amatoriale si ingolosisce e l'industria farmaceutica è ben contenta di soccorrerlo. Considerando che è stato stimato che in Italia ci siano 250mila assuntori di sostanze dopate e che il giro di affari sia di 425 milioni di euro, la motivazione è presto trovata....
Quindi la volontà di battere nel weekend il collega d' ufficio in una gran fondo o di essere più muscoloso e prestante dell'odiato vicino di casa fa perdere il buonsenso. Anche Conconi si dopava per vincere le gran fondo, ma almeno lui era consapevole di quello che faceva. Il ciclista della domenica, invece, sottovaluta i rischi per una gloria effimera e non remunerata.
Topo Schwarzenegger
Giusto per capire visivamente cosa succede ad un corpo dopato, posto qui a fianco una foto di un topo che ha assunto miostatina. Provate a pensare le conseguenze su un corpo umano. Per non parlare dei problemi cardiaci (che, non dimentichiamolo, è un muscolo) che possono essere fatali anche ai "grandi" atleti (vedi l'UFO Florence Griffith ) e l'aggressività data dall'assunzione di steroidi che ha portato Oscar Pistorius a massacrare la fidanzata.

QUALE FUTURO ?
Se lo sport rimane inteso come puro spettacolo, la strada purtroppo rimarrà come quella tracciata, con tecniche sempre più raffinate e l'antidoping ad inseguire come in un fantomatico gioco a guardie e ladri. Resta da capire fino a quando gli adulti fruitori di questo spettacolo saranno disposti ad accettare di farsi trascinare dalle emozioni e continueranno a venerare sempre nuovi idoli. D'altronde Usain Bolt è seguito da un ex chimico della Balco, azienda californiana che ha già fornito in maniera conclamata a Marion Jones....
Lo spettatore sembra perfino negare l'evidenza pur di gioire, come successo nel Mondiale di atletica di Roma '87 col famoso salto truccato di Giovanni Evangelisti. Ed è di questi giorni la patetica celebrazione postuma di Marco Pantani, dopo 10 anni dalla morte, con libri e trasmissioni dedicate. Elevato a campione e poi usato e gettato via come un kleenex da tutti quelli che lo hanno sfruttato. Tanto da morire solitario in un albergo, depresso e strafatto di coca mentre i suoi familiari se ne stavano in vacanza.
In tutto questo il livello tecnico precipita, perchè nessuno si preoccupa di elaborare nuove metodologie di miglioramento quando è molto più facile usare scorciatoie. E gli stessi allenatori che ottengono allori "drogati" sono poi coloro che insegnano ai giovani allenatori, omettendo di dire che il lavoro che presentano non è la causa dei successi.
Forse sarebbe il caso di ritornare a riscoprire il piacere dello studio e della fatica per ottenere risultati ed educare i giovani all'impegno, piuttosto che proporre loro un illusorio e pericoloso mondo luccicante... 
 

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