martedì 17 marzo 2015

La Pazzia di Isabella - Le Belle Bandiere

Ogni tanto la vita ha percorsi circolari. A metà anni '90, giovane studente con passione embrionale per il teatro, vado a vedere uno spettacolo teatrale all'Auditorium Concordia. Si tratta di "Il ritorno si Scaramouche" di Leo de Berardinis. Pura arte dell'attore, tra poesia, musica e luci. Un palchetto da Commedia dell'Arte e le classiche maschere. Una folgorazione. Non sapevo ancora che quasi 10 anni dopo Scaramouche sarebbe stato il titolo della mia tesi di laurea su Leo e  che avrei intervistato tre dei protagonisti di quello spettacolo (Francesca Mazza, Elena Bucci e Marco Sgrosso). Passano altri due lustri e nello stesso luogo con tanto di palchetto e maschere, ritornano Elena e Marco.
“La Pazzia di Isabella” messa in scena dalla Compagnia Le Belle Bandiere presso l'Auditorium Concordia è molto di più di uno spettacolo che riprende le convenzioni della Commedia dell'Arte. E' una riflessione sull'arte attoriale e sulla sua necessità, svolta da due attori, Elena Bucci e Marco Sgrosso, che hanno costruito il loro percorso artistico mettendo al centro proprio la figura dell'interprete. Una figura rigorosa e preparata, che sa adoperare il proprio corpo e la voce, interagendo con suoni e luci per diventare autore e strumento di poesia. Come facevano i coniugi Andreini, protagonisti della piece. Esponenti del primo e più creativo periodo della Commedia dell'Arte, girarono Italia ed Europa, venendo accolti con particolare entusiasmo presso le corti di Mantova e quella di Parigi, con la loro Compagnia dei Gelosi. Furono forse i primi a cercare di distinguere tra attore e personaggio e in particolare Isabella fu uno dei primi esempi di attrice-studiosa che provo a dare un'immagine diversa dell'attrice: non più donna di facili costumi, ma madre e moglie esemplare, spinta da afflato poetico. Tra momenti lirici e altri più scanzonati, Sgrosso e Bucci mettono in scena la quotidiana lotta che si scatena sul palco, tra vita e lotta, sentimento e ragione. All'interno dello spettacolo tutto si mescola: prese in giro dell'ingessato mondo cattedratico, gag del Capitano Spavento e la Pazzia dell'Innamorata Isabella. Uno stile di vita e una ricerca interiore più che un tentativo di indottrinamento, in cui l'attore è al momento stesso un simulacro e uno strumento.

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