Malinconica ironia, memoria e una
dimensione tra il sogno, la fiaba e la realtà. Sono queste le
principali cifre stilistiche dei romanzi di Alfredo Stoppa. Non è un
caso che Stoppa si trovi a proprio agio nell'ambiente fiabesco visto
che è un pluripremiato scrittore ed editore di libri per ragazzi e
ha gestito per anni una nota libreria pordenonese, specializzata in
libri per l'infanzia. Lo scrittore negli ultimi anni sta cercando di
portare la visione magica e onirica tipica della fanciullezza anche
nei romanzi dedicati ai "grandi"
Già nel precedente “I
passi del padre” aveva raccontato, con gli occhi di un bambino, in
un'atmosfera che ondeggiava tra leggerezza e cruda realtà, la strage
nazista compiuta a Torlano di Nimis nel 1944. La sua ultima fatica
“Senzanome” (Euno Edizioni) non può essere catalogata sotto la
voce “romanzo”. Si tratta di una quindicina di racconti che ci
fanno entrare nell'universo dei “Senzanome”, appunto. Persone
normali, che vivono esperienze ordinarie e che in questa loro
normalità possono sentirsi eccezionali e pensare, addirittura, di
poter cambiare il mondo. I Senzanome sono così: ordinari, ma
coraggiosi. Escono dalle pagine raccontandoci le loro sensazioni, i
loro pensieri e i loro sogni. Il tutto in un'atmosfera sospesa tra il
sogno e il monologo interiore che poi si aggancia ad una realtà ben
nota a tutti i lettori: i Senzanome, di volta in volta, ci raccontano
le loro esperienze fanciullesche o adolescenziali, sono testimoni di
eventi tragici e storici (la lotta partigiana, la strage di Bologna)
o si ricordano di aneddoti quotidiani legati ad avvenimenti
nazionalpopolari come, ad esempio, la finale di un mondiale di
calcio. In fondo tutte le storie del mondo vengono raccontate da chi
riesce a conservare la memoria di cose semplici: una risata, un
pianto, l'amore per gli animali o per gli esseri umani, lo stupore
per le meraviglie della natura, la rabbia per le ingiustizie. E in
questo “Senzanome” le storie si rincorrono senza un apparente
filo logico, assieme ai versi di una ideale colonna sonora che
mescola Edoardo Vianello, Paolo Conte e Mogol, componendo una
faticosa e malinconica ode alla vita, fantastica, delle persone
semplici
Nessun commento:
Posta un commento