Questa intervista è stata fatta a Dicembre, quando non si sapeva ancora (più che altro per scaramanzia) se Giada avrebbe partecipato ai giochi di Rio 2016. Nel frattempo l'ufficializzazione che tutti aspettavano è arrivata (ed è arrivata anche la notizia che il numero monografico nel quale questo pezzo doveva essere inserito non verrà pubblicato) per cui mi piaceva pubblicare questa chiacchierata su Nordest Stories: Forza Giada!
Giada Rossi era una giovane
pallavolista di belle speranze, ma un tuffo nella piscina di casa
l'ha costretta sulla sedia a rotelle. Ma la passione per lo sport e
l'agonismo l'hanno spinta a lottare e a diventare uno degli astri
nascenti del tennistavolo. Inizia l'attività agonistica nel 2011 e
le sue qualità la fanno inserire dalla Federazione nel progetto
“Tokio 2020”. Solo che Giada è una tipa tenace e decide di
stupire tutti. Grazie ad un autunno giocato da vero bomber di razza
riesce a vincere il Torneo di Ostrava, a mettersi al collo la
medaglia di bronzo agli Europei di Vejilie in Danimarca e un buon
argento all'Open del Belgio. Risultato: scala il ranking mondiale
fino all'ottava posizione. E le prime 12 a fine anno sono qualificate
per Rio 2016...
Hai fatto un autunno spettacolare e
raggiunto l'ottavo posto nel ranking. Facendo i debiti scongiuri: per
il Brasile è fatta?
Per scaramanzia
non dico ancora nulla, però per Rio 2016 dovrebbe essere fatta.
Manca l’ufficialità.
Com'è la vita quotidiana di un
atleta che si prepara per le paralimpiadi? Ci racconti il tuo
programma di allenamenti settimanale?
Attualmente faccio
quattro allenamenti a Udine con il tecnico Marino Filipas, che mi
segue per conto della Federazione, e uno a Pordenone in società. In
più il programma prevede un’ora al giorno di servizi che effettuo
in autonomia. A casa ho il tavolo e, grazie ad un sistema di canaline
posizionate tutto attorno, inventato da mio papà, ho la possibilità
di allenarmi senza dovermi preoccupare di raccogliere le palline. A
breve inizierò anche a fare degli esercizi specifici per rafforzare
i muscoli delle braccia e migliorare l'equilibrio. Poi ci sono raduni
mensili col gruppo della nazionale durante i quali facciamo due
sedute doppie per un totale di sei ore di allenamento al giorno.
Per ottenere i punti necessari a
raggiungere Rio hai dovuto girare per tutta Europa. Dietro alla
facciata che fa vedere viaggi e soddisfazioni ci sono fatica e
sacrifici, anche economici. Oltre alla famiglia e agli amici chi ti
supporta? Un atleta paralimpico viene aiutato nel suo sforzo o molto
è lasciato alla libera e personale iniziativa?
Fondamentale è il
supporto di famiglia e amici che sostengono le mie scelte, supportano
la mia passione e condividono con me i sacrifici che si fanno per
poter raggiungere questi risultati. Dal punto di vista economico per
quanto mi riguarda fin ad ora posso dire che, a parte un paio di
tornei internazionali e ovviamente gli Europei che mi sono stati
pagati dalla federazione, il resto è stato “finanziato”
interamente dalla mia famiglia.
Nella tua società milita Pamela
Pezzutto, che è stata la prima pongista di carattere internazionale
della nostra provincia. Vi sentite mai? Ti racconta della sua
esperienza e ti consiglia?
Pamela milita
nella mia stessa società, la Polisportiva San Giorgio Porcia. Non
c’è stato modo di creare un rapporto per il semplice fatto che nel
momento in cui io ho iniziato a giocare seriamente a Tennis tavolo
lei ha lasciato l’attività agonistica. Tuttavia nel breve periodo
in cui ci siamo incontrate abbiamo condiviso una medaglia di bronzo
ai campionati italiani a squadre.
Come immagini l'esperienza olimpica?
Sicuramente
l’esperienza olimpica sarà un’esperienza unica e carica di forti
emozioni. Solo al pensiero di dover partire, di partecipare alla
cerimonia d’apertura e di dover giocare in una competizione così
importante ho i brividi e sono emozionata. Se già adesso mi sento
così, penso che quando il sogno olimpico diventerà realtà e mi
renderò veramente conto di essere una delle atlete che partecipano
ai giochi paralimpici mi sentirò veramente realizzata e proverò
emozioni uniche ed indescrivibili che solo un vero sportivo può
comprendere.
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