Se la Sicilia può contare sul commissario Montalbano e Aosta sul vicequestore
Schiavone il Friuli non può essere da meno: ecco perciò Drago Furlan, ispettore
in servizio presso il commissariato di Cividale, creato dalla felice penna di
Flavio Santi e impegnato ne “L'estate non perdona” (Mondadori) nella sua
seconda indagine dopo quella d'esordio raccontata ne “La primavera tarda ad
arrivare”. Il Friuli collinare boccheggia: l'anticiclone Caronte ha portato una
calura senza precedenti e Furlan decide di andare in vacanza al mare con
l'eterna fidanzata Perla, a bordo di una folkloristica Zastava. Quale posto
migliore della friulanissima Lignano Pineta? Peccato che l'ispettore debba fare
la spola tra l'arenile lignanese e il commissariato perchè gli capita tra capo
e collo una grossa gatta da pelare: un cruento omicidio sulle sponde del
Natisone. Un corpo senza volto, crivellato da colpi di Kalashnikov e i mass
media che subito parlano di “Mostro del Natisone”.
Furlan è un uomo ancorato
profondamente alla sua terra: saggezza contadina, orti da coltivare e un maiale
da mezza tonnellata, Tito, come animale da compagnia. Il suo secondo ufficio è
l'osteria di Tarcisio dove ingollare il caffè corretto d'ordinanza, interrogare
gli informatori e prendere decisioni importanti aiutato da un bicchiere di Ribolla
Gialla o dal mantra che aiuta la concentrazione: snocciolare le formazioni
storiche dell'Udinese, di cui Drago è tifosissimo, come testimoniato dal suo
abbonamento “Distinti n°1945” allo Stadio Friuli. Furlan, aiutato da tutta la
variegata fauna che popola il commissariato di Cividale e nonostante le
incomprensioni col sostituto procuratore Santoliquido, uno al quale non si può
neanche dire che Zico fosse molto meglio di Maradona, scopre che gli omicidi
del Natisone nascondono una realtà molto più terribile, internazionale e
dannatamente attuale. Per la gioia dei lettori che possono godere di un libro
interessante, ben scritto e con un meccanismo narrativo che mantiene la
suspence fino all'ultimo
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