mercoledì 30 aprile 2025

I colori dell'incendio - Pierre Lemaitre (Intervista)

Pierre Lemaitre ha iniziato la propria carriera letteraria come acclamato autore di polar, termine francese che unisce i generi poliziesco e noir, creando un personaggio di successo come il commissario Camille Verhoeven. Ma il genere gli è venuto a noia perchè “se leggete Conan Doyle o Agatha Christie il meccanismo narrativo stuzzica l'intelligenza non l'emozione. A voi emoziona Hercule Poirot?”. Per questa ragione ha deciso di virare sul romanzo storico e di mettere in cantiere una trilogia denominata “Tra le due guerre”. Il primo capitolo (“Ci rivediamo lassù”) è stato un grosso successo sia di pubblico che di critica che gli è valso il “Premio Goncourt” nel 2013 e oltre un milione di copie vendute in tutto il mondo. Il sequel “I colori dell'incendio” (Mondadori), è un romanzo che parte subito con una scena forte: durante il funerale del potente banchiere Marcel Pericourt suo nipote Paul di 7 anni si lancia dal balcone e atterra sulla tomba del nonno, rimanendo paralizzato “I lettori moderni sono sempre più affannati e pressati, per cui concedono agli autori poche pagine per decidere se proseguire o meno nella lettura. Questo probabilmente deriva dall'evoluzione di cinema, tv e social che fanno andare tutto ad un ritmo più veloce. Noi ci dobbiamo adattare e dobbiamo costruire emozioni forti per spingere il lettore a continuare” La storia è ambientata negli anni che vanno dal '27 al '29 e mette al centro dell'azione la figlia di Pericourt, Madeleine, che pur ereditando la fortuna paterna cade rapidamente in disgrazia anche a causa dei primi segni di quella che sarà la Grande Depressione.
 “Madeleine è una donna molto forte che però ha sempre visto il mondo solo da una finestra borghese. Nel primo libro andava alla ricerca del corpo del fratello nei cimiteri di guerra, ma la sua prospettiva rimaneva comunque quella borghese. La sua caduta serve a ritrovare se stessa, ma anche a scoprire il mondo reale, con tutte le sue cattiverie e le sue contraddizioni. Tralaltro negli anni '30 la donna veniva etichettata come appendice di una figura maschile (madre/figlia/moglie). Madeleine, invece, diventa suo malgrado una donna indipendente e perciò da escludere. Ed è proprio questo il punto. Volevo scrivere un romanzo sull'esclusione. E questo è un concetto molto moderno ed attuale. Nessuno oggi può dirsi al riparo dall'esclusione. Due anni fa, in un sondaggio, un francese su due diceva di non sottovalutare la possibilità di poter essere un giorno un escluso. La storia non si ripete, ma negli anni Trenta come ora la sicurezza era fragile e la finanza aveva perso il controllo sul mondo”
Quali altre assonanze ci sono tra i giorni nostri e gli anni '30?
“Quando uno scrittore produce un romanzo storico pensa ovviamente al suo presente. C'è chi esagera e cerca affinità tra l'Antico Egitto e la piaga dell'evasione fiscale odierna. Ma quella di cercare delle assonanze è una precisa responsabilità dello scrittore. Io mi sono divertito a cercare le somiglianze tra i due periodi, ma la cosa non mi ha rassicurato. Oggi come allora mi pare ci sia la ricerca di un uomo della provvidenza, che abbia una maggioranza schiacciante, che si appigli a patria e religione e che quieti le possibili opposizioni. Non solo in Francia ma in tutta Europa. Da uomo di sinistra non mi rassicura poter scegliere tra un neoliberale di destra come Macron o nazionalisti di estrema destra come Salvini e Orban. Tralaltro mi pare che ci sia una forte contraddizione perchè i neoliberisti danno paradossalmente prova di protezionismo..”
Cosa possono fare gli scrittori in questa situazione?
“Il nostro lavoro non è quello di riflettere per i lettori, ma permettergli di scegliersi una morale. Per questo oltre alla documentazione precisa e ad una storia strutturata dobbiamo lavorare bene sui personaggi. La miglior storia, senza personaggi credibili, è una storia morta. Io ho bisogno di vedere fisicamente i miei personaggi, me li devo raffigurare con una scrittura visuale. Sembra una cosa da matti ma solitamente appendo alla parete del mio studio una serie di foto di personaggi reali (attori, politici, sportivi) che "presteranno" il loro fisico ai miei personaggi. Mia moglie mi prende in giro, ma il mio processo creativo funziona così. Ma ovviamente la raffigurazione non è sufficiente. La cosa più importante è amare i propri personaggi. Il romanziere deve essere un fabbricatore di emozioni che deve trasmettere al lettore e i personaggi sono il mezzo ideale per fungere da tramite. Senza dimenticare in ogni caso una buona tecnica narrativa”

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