martedì 1 marzo 2016

#RoadToRio Giada Rossi

Questa intervista è stata fatta a Dicembre, quando non si sapeva ancora (più che altro per scaramanzia) se Giada avrebbe partecipato ai giochi di Rio 2016. Nel frattempo l'ufficializzazione che tutti aspettavano è arrivata (ed è arrivata anche la notizia che il numero monografico nel quale questo pezzo doveva essere inserito non verrà pubblicato) per cui mi piaceva pubblicare questa chiacchierata su Nordest Stories: Forza Giada!

Giada Rossi era una giovane pallavolista di belle speranze, ma un tuffo nella piscina di casa l'ha costretta sulla sedia a rotelle. Ma la passione per lo sport e l'agonismo l'hanno spinta a lottare e a diventare uno degli astri nascenti del tennistavolo. Inizia l'attività agonistica nel 2011 e le sue qualità la fanno inserire dalla Federazione nel progetto “Tokio 2020”. Solo che Giada è una tipa tenace e decide di stupire tutti. Grazie ad un autunno giocato da vero bomber di razza riesce a vincere il Torneo di Ostrava, a mettersi al collo la medaglia di bronzo agli Europei di Vejilie in Danimarca e un buon argento all'Open del Belgio. Risultato: scala il ranking mondiale fino all'ottava posizione. E le prime 12 a fine anno sono qualificate per Rio 2016...

Hai fatto un autunno spettacolare e raggiunto l'ottavo posto nel ranking. Facendo i debiti scongiuri: per il Brasile è fatta?
Per scaramanzia non dico ancora nulla, però per Rio 2016 dovrebbe essere fatta. Manca l’ufficialità.

Com'è la vita quotidiana di un atleta che si prepara per le paralimpiadi? Ci racconti il tuo programma di allenamenti settimanale?
Attualmente faccio quattro allenamenti a Udine con il tecnico Marino Filipas, che mi segue per conto della Federazione, e uno a Pordenone in società. In più il programma prevede un’ora al giorno di servizi che effettuo in autonomia. A casa ho il tavolo e, grazie ad un sistema di canaline posizionate tutto attorno, inventato da mio papà, ho la possibilità di allenarmi senza dovermi preoccupare di raccogliere le palline. A breve inizierò anche a fare degli esercizi specifici per rafforzare i muscoli delle braccia e migliorare l'equilibrio. Poi ci sono raduni mensili col gruppo della nazionale durante i quali facciamo due sedute doppie per un totale di sei ore di allenamento al giorno.

Per ottenere i punti necessari a raggiungere Rio hai dovuto girare per tutta Europa. Dietro alla facciata che fa vedere viaggi e soddisfazioni ci sono fatica e sacrifici, anche economici. Oltre alla famiglia e agli amici chi ti supporta? Un atleta paralimpico viene aiutato nel suo sforzo o molto è lasciato alla libera e personale iniziativa?
Fondamentale è il supporto di famiglia e amici che sostengono le mie scelte, supportano la mia passione e condividono con me i sacrifici che si fanno per poter raggiungere questi risultati. Dal punto di vista economico per quanto mi riguarda fin ad ora posso dire che, a parte un paio di tornei internazionali e ovviamente gli Europei che mi sono stati pagati dalla federazione, il resto è stato “finanziato” interamente dalla mia famiglia.

Nella tua società milita Pamela Pezzutto, che è stata la prima pongista di carattere internazionale della nostra provincia. Vi sentite mai? Ti racconta della sua esperienza e ti consiglia?
Pamela milita nella mia stessa società, la Polisportiva San Giorgio Porcia. Non c’è stato modo di creare un rapporto per il semplice fatto che nel momento in cui io ho iniziato a giocare seriamente a Tennis tavolo lei ha lasciato l’attività agonistica. Tuttavia nel breve periodo in cui ci siamo incontrate abbiamo condiviso una medaglia di bronzo ai campionati italiani a squadre.

Come immagini l'esperienza olimpica?
Sicuramente l’esperienza olimpica sarà un’esperienza unica e carica di forti emozioni. Solo al pensiero di dover partire, di partecipare alla cerimonia d’apertura e di dover giocare in una competizione così importante ho i brividi e sono emozionata. Se già adesso mi sento così, penso che quando il sogno olimpico diventerà realtà e mi renderò veramente conto di essere una delle atlete che partecipano ai giochi paralimpici mi sentirò veramente realizzata e proverò emozioni uniche ed indescrivibili che solo un vero sportivo può comprendere.

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