Una ragazzina di 12 anni si getta dalla finestra di un condominio pordenonese. E' fragile e non ce la fa più a sopportare le prese in giro e le angherie di chi le sta intorno e questo gesto le appare come l'unico possibile per uscire dalla situazione ed esternare il suo disagio. In queste ore assistiamo ad un'infinita serie di disquisizioni sociologiche e pedagogiche sul caso. I pordenonesi si sono scatenati riscoprendosi esperti da tastiera e commentano, insegnano, accusano. C'è, come al solito, da trovare un colpevole: scuola, genitori, social network. Tutti si sentono in dovere di parlare, ma nessuno di quelli che scrive, probabilmente, ha una minima conoscenza diretta della vicenda in questione che, a mio parere, andrebbe trattata in maniera specifica e unica, senza dare giudizi generalisti su fatti e situazioni che tutti noi che scriviamo non conosciamo.
E allora porto una piccola testimonianza personale, che riemerge dopo un po' meno di 25 anni di sepoltura. Mi è capitato di trovarmi nella situazione di questa povera bimba. D'altronde un nanerottolo di 1.60 per (forse) 50 Chili e con qualche difficoltà motoria era il bersaglio perfetto. Tutto si è svolto velocemente: si è passati dalle richieste di spiccioli e denaro a minacce. Ad un certo punto mi sono trovato, durante un'ora di educazione fisica, dopo una dose di pedate, sotto qualche centinaio di chili in una pressa verticale a 45°. Una scena perfetta: frutterebbe svariati like su YouTube al giorno d'oggi. Com'è andata a finire? Aiutato da famiglia e amici mi sono rivolto subito al Preside che senza clamori o strombazzamenti ha fatto semplicemente il suo lavoro. Non è stato facile ritornare immediatamente a scuola perchè, inutile nasconderlo, il timore resta. Ma amici e professori hanno fatto scudo e tutto si è risolto tranquillamente. E "gli altri"? Pur essendo di famiglie discretamente agiate non sono riusciti ad uscire dalla situazione di disagio (perchè se uno si comporta in una determinata maniera c'è del disagio, inutile negarlo): uno non c'è più, distrutto dal malessere di vivere che lo tormentava o da qualcos'altro, morto nel suo letto in circostanze mai del tutto chiarite. L'altro ha fatto il Giro D'Italia in svariati carceri e per diversi reati. Forse in quei giorni di circa 25 anni fa non ero io il solo a dover essere aiutato. Pensiamoci
Nessun commento:
Posta un commento