Un antiestetico punto nero
Un
antiestetico punto nero. Non sul viso di una bella ragazza, ma su una
maledetta cartina stradale. Uno sconosciuto paesino montano. 300
anime sperdute tra i monti. Luci, ombre e vento, tanto vento.
Costantemente vento.
"
E fa pure un freddo becco…" - pensò Martin.
Si
era appena sciroppato un tot di chilometri montani per raggiungere
quel luogo dimenticato da Dio e aveva anche dovuto sottostare alla
dura legge della coda vacanziera. Ovviamente il Grande Capo aveva
deciso che la libreria presso la quale lavorava sarebbe rimasta
chiusa il minimo indispensabile ("Per garantire il miglior
servizio possibile alla esigente clientela"- recitava la scusa
ufficiale) e quindi gli unici giorni liberi coincidevano con il
weekend di Ferragosto.
Come
d'abitudine in quei giorni si erano riversate sulle strade migliaia
di automobili per raggiungere le località montane e cercare, anche
solo per una giornata, un po' di sollievo contro la canicola che
attanagliava le città di pianura. Quindi Martin, costretto suo
malgrado ad una partenza "deficiente" era stato
imbottigliato nel traffico per molti chilometri, anche perché per
raggiungere l'amena località montana che lo attendeva aveva dovuto
passare tutte le più ambite mete vacanziere della vallata.
Scese
dall' auto grondante di sudore e venne subito sferzato da una gelida
raffica di vento. Raffica che gli fece riflettere amaramente sul
fatto che il suo attuale abbigliamento sarebbe stato forse più
adatto ad una gita in località balneare piuttosto che ad
un'escursione in alta quota. Ma tant'è, ormai il danno era fatto e
si sarebbe dovuto adeguare.
Guardò
con preoccupazione la sua vecchia autovettura. Il "topo",
come la soprannominava la sua fidanzata storica, lo aveva
accompagnato fedelmente in tutte le sue scorribande giovanili, ma
ormai aveva raggiunto un' anzianità tale da far invidia anche alla
scalcagnata macchina del Tenente Colombo. Ultimamente prestava
servizio solamente sulla tratta Casa - Ufficio e affrontare le salite
dolomitiche era stata una dura prova. In più sembrava che
nell'intero paesino non esistesse un parcheggio che non fosse in
pendenza.
"
Speriamo di non doverla andare a recuperare a valle" - aveva
chiosato Martin salendo la scalinata dell' Albergo Ristorante Bar "Il
Rododendro", unico ritrovo sociale del luogo nonché unica zona
nei chilometri circostanti nella quale Martin aveva potuto rilevare
una qualche tipo di attività e presenza umana.
Appena
attraversata la soglia d'ingresso del locale venne immediatamente
individuato dagli altri avventori come individuo estraneo e
potenzialmente pericoloso.
D'altronde
i bermuda fantasia hawaiana e la T - Shirt di Jiggen di cui faceva
orgogliosamente sfoggio non deponevano certo a suo favore.
Decise
di non attirare ulteriormente l'attenzione e si sedette al tavolo più
appartato che gli riuscì di trovare.
Nel
frattempo il caldo tepore del locale iniziò a corroborare le sue
membra intirizzite e poco coperte. Sembrava che col calore si
riattivassero anche le sue facoltà cerebrali, che erano andate
momentaneamente in letargo causa imprevisto avvento della stagione
autunnale.
Così,
con il filtro di una cortina fumogena che faceva capire come le
ultime normative sul divieto di fumo nei locali pubblici non avessero
ancora raggiunto quello sperduto lembo d'Italia, iniziò a guardarsi
in giro e piccoli flash del locale iniziarono a colpire la sua
attenzione.
Cartina
geografica delle Dolomiti stampata dal Touring Club nel 1936.
Elegante
e sobrio trofeo di caccia consistente in una capoccia di cervo che
troneggiava sopra l'ingresso della stanza ristorante.
Vissuto
tavolo da billiardo al centro del locale attorno al quale si
affannavano loschi figuri, presumibilmente falegnami, muniti di
stecca, camicia di flanella d'ordinanza e bestemmia libera.
Il
corso dei pensieri di Martin venne interrotto dall'apparizione al suo
tavolo di una zelante cameriera.
"
Buongiorno " - disse con voce innaturale e fastidiosamente
squillante - " Scusi l'indiscrezione, ma posso chiederle qual
buon vento la porta a farci visita ? Sa di solito non viene mai molta
gente da fuori…"
Martin
indugiò. Squadrò la cameriera. Sembrava la sosia della Madonna del
periodo di "Cercasi Susan disperatamente" , giunta sul
palcoscenico della vita con circa vent'anni di ritardo. Capello
cotonato e mechato, enormi orecchini circolari e chewing gum
ciancicato fra le labbra.
Avrebbe
potuto rendere indimenticabile la giornata di quella povera anima
inventandosi un proprio affascinante ed avventuroso alter ego, ma
preferì attenersi al copione divino che prevedeva per lui il ruolo
di mite libraio. D'altronde alle volte affrontare i clienti era
equivalente ad una fatica erculea.
"
Resterò in paese per qualche giorno. Ho prenotato una camera qui da
voi. "
La
cameriera arrossì violentemente. Poi presa da eccitazione crescente:
"
Ma certo, come ho fatto a non riconoscerla subito! "
Precisa
ed inesorabile come un mitragliatore M16 ben oliato, sommerse il
povero Martin con una salva di proiettili che prendevano la forma di
suono e parola.
"
Lei dev'essere Mr. Màrtin. È americano vero? L' ho immaginato
subito, appena ho visto il nome sulla prenotazione e la sua
provenienza. Poi il suo abbigliamento ha confermato la mia tesi.
Quando lei è entrato mi sono subito detta: vestito così non può
che essere americano.Lavora per caso alla Base militare di Aviano? "
Sicuramente
nella mente della fanciulla cresciuta, a quanto sembra, a pane e Top
Gun stavano risuonando le note di " Take my breath away".
"
Mi chiamo Martìn " - la corresse con fare asciutto,
approffittando di una pausa fatta dalla sua interlocutrice per
riprendere fiato - " L'accento va sulla i ". E
contemporaneamente maledisse il fatto di essersi vestito come un
emulo di Elvis Presley in servizio alla base navale di Honolulu.
Vide
dipingersi sul volto della ragazza tutta la delusione del mondo.
Niente più glamouros soundtrack. La puntina si era incantata sul
solco del LP e lasciava solo un grande senso di vuoto
"
Sono italiano, abito a Pordenone. Ma, " - aggiunse Martin, quasi
si sentisse in dovere di riparare ad un torto commesso - "
abitando da quelle parti conosco molte persone americane."
La
ragazza si rianimò e sembrava pronta a sottoporlo ad un nuovo
pressante interrogatorio sulla way of life dei soldati americani
residenti nella pedemontana pordenonese. Per fortuna la padrona del
locale la incenerì con sguardo omicida, inibendole gli intenti
indagatori.
"
Cosa le porto Mister Màrtin? Ok… Ok… Ho capito faccio io. Non si
preoccupi penso io a lei. Per qualsiasi evenienza si rivolga a me:
chieda di Miriam e io sarò pronta in un baleno a soddisfare tutti i
suoi desideri. Bye Mr. Màrtin. See you later…"
Occhiolino
malizioso e ritorno verso il bancone con voluttuosa andatura
ondeggiante dell'artistico fondoschiena.
Stordito
dall'impetuoso fiume di parole Martin non era riuscito ovviamente a
rimarcare il fatto che la pronuncia esatta del suo cognome era quella
con l'accento che cadeva sulla ì. Non era riuscito ne ad informarsi
adeguatamente su quali sarebbero stati i suoi "desideri
soddisfatti", né, tantomeno, a fare un' ordinazione.
Sprofondò
nella comoda poltrona divanetto che lo aveva visto protagonista di
quel finto dialogo nel quale non era riuscito a profferir verbo. E
sperò ardentemente che Miriam non si presentasse al suo tavolo con
un doppio Cheeseburger, accompagnato da patate fritte, ketchup e Coca
Cola.
Fortunatamente
potè affogare i propri pensieri in un tazzone fumante di cappuccino
ed una torta di mele, della quale era ghiotto sin dai tempi della
scuola elementare.
Miriam pian piano guadagnava punti nel suo personale tabellino.
***
La
camera che gli era capitata in sorte si trovava all'ultimo dei tre
piani che componevano l'edificio. Per raggiungerla aveva dovuto
passare per una scala esterna che collegava la reception alla zona
camere. Esposto al gelido e vorticoso vento, elemento caratteristico
del luogo, aveva passo passo avuto ragione dei 56 scalini di pietra
ruvida. Come uno scalatore mal equipaggiato si era inerpicato
aggrappandosi saldamente al corrimano in legno, confidando che
questo, dall'aspetto tuttaltro che rassicurante, reggesse il peso.
Alla fine, mezzo assiderato, ma soddisfatto aveva raggiunto il suo
personale Everest.
Per
riprendersi si distese sul letto matrimoniale, con copriletto dalla
fantasia flower power tipicamente anni '70, che dominava la stanza.
"
Che ci fai qui, Martin ? " - si chiese - " Stai inseguendo
una persona in carne ed ossa, un ideale, o solamente i tuoi demoni ed
ossessioni personali? "
Martin
esitò. Era campione mondiale nel mettere in crisi autonomamente le
poche certezze che aveva nella vita.
"
Tu pensi troppo " - gli avevano detto troppe volte.
Touchè.
Ma
come si poteva guarire da quella perniciosa malattia?
Questa
volta però sentiva che era diverso. Doveva
essere diverso.
Non era andato in quella landa triste e sperduta invano. Anche se al
momento non sapeva ancora come sarebbe proseguita la vicenda.
Anzi
di una cosa era sicuro. Era assolutamente necessario liberarsi dalla
tenuta da surfista di Maui per indossare un abbigliamento più
consono alla situazione. Contento per esser riuscito a prendere
almeno una decisione nell'arco della giornata e aver sconfitto il suo
dubbioso ego, Martin si vestì come un perfetto montanaro. Di quelli
da cartolina dell' APT.
Ora
era pronto per poter affrontare le intemperie e le alte vette. Decise
di prendere un primo contatto uscendo sull' ampio balcone in
dotazione alla camera.
Aprì
la pesante porta di legno e, come preventivato, venne investito da
una potente raffica di vento.
Il
balcone, ovviamente tutto in legno, scricchiolava in maniera
abbastanza allarmante sotto il peso di Martin, che si chiedeva perché
mai avrebbe dovuto crollare proprio mentre vi stazionava sopra lui.
"
Perché sono secoli che nessuno ci mette più piede…" - disse
una vocina proveniente da un remoto anfratto del suo cervello. Fatto
che ovviamente lo mise immediatamente in agitazione.
La
cosa migliore da fare in quei casi era focalizzare la propria
attenzione su qualcos'altro. Quale miglior occasione per osservare il
complesso montuoso che gli si stagliava davanti? Da quanto appreso
dalla cartina del Touring (si quella del '36…) di fronte doveva
avere le cime dell' Antelao, e del Monte Pelmo col suo caregon,
dove si narra si sedessero gli dei a meditare sulle vicende umane.
Rinvigorito
da una visione così maestosa, Martin si sentì quanto mai deciso a
proseguire nel compimento della sua impresa.
"
Non vedo cosa possa fermarmi ormai " - si disse baldanzoso,
appoggiandosi al parapetto e dando un'occhiata al paesaggio
sottostante, reso microscopico dalla distanza.
Sbiancò.
La
solita, maledetta, vocina aveva appena ricordato al suo corpo che
soffriva di vertigini.
***
"
Questo è quello che fa per lei, Mr. Màrtin " - disse tutta
cerimoniosa Miriam.
Il
bicchiere Duralex che Martin si era ritrovato in mano conteneva un
liquido misterioso di color giallo arancio, riscaldato alla
temperatura di fusione del piombo.
"
Pensi davvero che ingurgitare questo bibitone alcolico ti schiarisca
le idee e ti faccia trovare la strada giusta? " - si chiese
Martin.
Non
aveva nessuna voglia di darsi una risposta. D'altronde non aveva
nessuna voglia neanche di tracannare il poco rassicurante beverone.
Appollaiato sull'alto sgabello, dapprima si stiracchiò e quindi,
appoggiando il mento sul bancone come un cane bastonato, iniziò a
guardare di sottecchi la lunga teoria di bottiglie di superalcolici
che lo sovrastavano.
Fin
da piccolo lo avevano incuriosito quei colorati contenitori di
liquidi dai nomi esotici e dall' aspetto vagamente e intrigantemente
proibito ( " Sono cose per grandi. Se le bevi adesso non cresci
più e rimani piccolino" - lo ammoniva sempre il nonno.). Dopo
aver raggiunto un' altezza che riteneva abbastanza dignitosa e che
gli permetteva di non essere bollato come affetto da nanismo, Martin
si era dedicato con profitto alla scoperta e all' assaggio di quelle
sostanze.
Era
però assolutamente convinto che in tutti i locali, escluse due o tre
bottiglie, la maggior parte dei recipienti fosse esposta come
affascinante scenografia.
In
sostanza non importava l'effettiva bontà del contenuto, ma l'esotica
suggestione che riusciva a produrre nella mente dell' avventore. Che
però, a giudicare dalla polvere che in genere ricopriva talune
bottiglie, non era mai così coraggioso da azzardare anche un
assaggio.
In
questo caso, oltre ad alcuni classici come Martini, Montenegro,
Jagermeister, Amaretto di Saronno, attrassero la sua attenzione
alcune bottiglie di produzione casalinga (vista la presenza al loro
interno di foglie di dubbia provenienza, Martin ipotizzava si
trattasse di liquore di ruta), un enigmatico, ma adatto al luogo,
liquore Kapriol e, infine, l'inquietante Petrus Boonekamp, la cui
pubblicità lo aveva perseguitato nella fanciullezza durante i primi
anni '80. In seguito non aveva mai avuto l'ardire di provarlo, anche
perché immaginava fosse andato fuori produzione.
Non
lo avrebbe assaggiato neanche in questa occasione, ma si ripromise di
segnalarlo alla Frasca da Ciccio, non appena rientrato a Pordenone.
Finita
la rassegna, non restava altro che affrontare il bicchiere che si
ritrovava tra le mani.
Si
trattava di un Punch con rum e il famigerato Mandarinetto Isolabella,
preparato con amorevole cura da Miriam, che ora aspettava ansiosa di
vedere la reazione del suo cliente preferito.
Hop!
E via.. Il liquido scese veloce per l'esofago di Martìn,
provocandogli una piacevole sensazione di stordimento e svariate
ustioni interne di grado non classificabile, prima di depositarsi
placidamente nella sacca gastrica.
Martin
guardò Miriam con uno sguardo che secondo i suoi calcoli doveva
essere simile a quello di Clint Eastwood nei film di Sergio Leone o a
quello di Gary Cooper in Mezzogiorno
di Fuoco.
Purtroppo non era mai stato troppo forte in matematica e il suo viso
assunse un'espressione ebete che avrebbe fatto vergognare persino il
peggior Jim Carrey.
Fortunatamente
venne in suo soccorso Miriam:
"
Quasi dimenticavo. " - disse sventolando un piccolo fogliettino
bianco " Prima, mentre lei era di sopra in camera è passato un
signore che la cercava. Io gli ho detto che l'avrei fatta chiamare,
ma lui ha detto che non aveva importanza. E mi ha lasciato questo
bigliettino da consegnarle ".
Ovviamente
era così concitata che aveva pensato bene di non respirare nemmeno
un secondo mentre parlava.
"
È sicura che cercasse me? "
"
Beh, sì. Mi ha chiesto " - breve risolino - " da dove
veniva «quel buffo personaggio vestito da spiaggia». Proprio così
ha detto, Mr Màrtin" - disse Miriam assumendo un cipiglio serio
- " Io ho detto tutto quello che sapevo. Ho fatto male, Mr.
Martin? "
"No,
ha fatto benissimo" - la rassicuro Martin. Rise immaginando Miriam che raccontava al misterioso estraneo mirabolanti avventure
sul suo conto.
"
Per fortuna. Mi stavo già preoccupando. Sa io sono specialista nel
combinare disastri e a parlare troppo quando non è il caso ".
Non
c'era da dubitarne.
"
Prosegua pure, Miriam "
"
Vede era un signore abbastanza anziano, dai modi educati e gentili.
Dopo avermi ascoltata ha chiesto se poteva avere una penna ed un
fogliettino perchè voleva lasciarle un messaggio "
Il
fogliettino in questione scivolò furtivo tra le mani di Martin che,
quasi timoroso di ciò che avrebbe potuto leggerci, lo aprì molto
lentamente.
Era
scritto con una calligrafia ampia, curata. Martin pensava che si
sarebbe potuta descrivere come aristocratica.
Caro
Signor Màrtin (apprendo il suo nome dalla gentile signorina che
probabilmente le consegnerà questo mio scritto), sono estremamente
lieto di darle il benvenuto in questo scampolo sperduto di mondo. Il
suo abbigliamento all'inizio mi aveva sinceramente sconfortato, ma in
fin dei conti l'abito non fa il monaco e se mi ha raggiunto fin
quassù lei deve essere una persona speciale.
La
prego di raggiungermi al più presto. Lei dovrebbe sapere dove.
Salus
BB
Martin
si illuminò. Non stava lottando contro i suoi personali mulini a
vento. Tutta la storia non era stata inventata dalla sua fervida
immaginazione. In più sapeva esattamente dove lo avrebbe trovato. O
almeno così sperava.
"
Mi scusi, Miriam, potrebbe per caso descrivermi la persona che le ha
lasciato questo messaggio? "
"
Come le ho già detto era un signore anziano, gentile. Ma non di
quelli piccolini e gracili. Si mantiene molto bene. Alto, con una
barba bianca ben curata. E molto ben vestito. Con un lungo
impermeabile verde - grigio. Mi ricorda un po'…. Sì… Proprio lui
! Ha presente Sean Connery? "
"
Grazie Miriam. È stata veramente gentilissima. E molto precisa. "
- disse Martin sgattaiolando fuori dal locale ed affrontando la
consueta tormenta ventosa.
Miriam restò trasognata sulla soglia a rimirarlo, mentre si allontanava
velocemente e diventava un minuscolo puntino.
Lieta
di esser stata d'aiuto al proprio personale super eroe trasse un
profondo sospiro.
***
Subito
dopo essere uscito dal "Rododendro" Martin si diresse con
passo sicuro verso la piazzetta del paese. Sul sagrato del piccolo
duomo cittadino, attorno ad una minuscola fontana, c'erano alcune
panchine che avrebbero dovuto fornire un momentaneo sollievo agli
affaticati turisti che stravolgevano i loro organismi, sottoponendoli
a tour de force e marce forzate attraverso i sentieri montani.
Al
momento erano occupate da donne del luogo, di età difficilmente
definibile, che si stavano scambiando le ultime confidenze sulle
novità del piccolo borgo. Martin era quella che si sarebbe potuta
definire una notizia da prima pagina nel bollettino locale.
Non
appena si avvicinò alla mappa del paese che era appesa su una
plancia a poca distanza dalle suddette panchine provò la sgradevole
sensazione di sentirsi osservato.
Con
studiata noncuranza esplorò la carta riuscendo ad individuare col
suo investigativo indice il luogo nel quale avrebbe teoricamente
incontrato il fantomatico BB.
Nel
frattempo sentiva che una decina di occhi insistentementi indagatori
gli si erano dolorosamente conficcati sulla schiena.
Era
giunto il momento di dare a quelle signore una vera emozione. Martin,
dopo aver studiato bene il percorso da compiere, si esibì in uno
scatto felino e approcciò la salita che portava verso la parte alta
del paese.
Si
allontanò inseguito da un minaccioso stormo di curiosi bulbi
oculari.
Sicuramente
nel paese si sarebbe parlato ancora per molti anni di quel misterioso
individuo che aveva letto le indicazioni stradali e poi se l'era data
a gambe.
Chi
era?
Uno
che non era in grado di vestirsi.
E
questo era assodato.
Ma
cosa aveva fatto di male per fuggire in quella maniera?
Era
un truffatore?
No.
Non sarebbe scappato. Tanto al giorno d'oggi i roba
tutti.
Peggio.
Uno
stupratore?
No.
Non ci aveva provato con nessuna donna presente.
Peggio.
Un
assassino?
No.
Apparentemente non aveva nessuna arma e non sembrava il tipo da poter
uccidere una persona a mani nude.
Peggio.
Peggio?
Martin
intanto fagocitava ad ampie falcate l' erta stradina che scorreva
sotto i suoi piedi. Tutto attorno gli pareva confuso, indistinto.
Passava biciclette, giovani turisti, anziani in passeggiata digestiva
senza riuscire neanche a distinguerne i contorni.
In
testa gli rimbombavano confusi i pensieri. Era come un bambino che
attendeva eccitato di aprire i tanto attesi regali natalizi, temendo
allo stesso tempo di rimanerne deluso.
Provava
quella bellissima sensazione che si ha nel momento in cui una cosa
lungamente desiderata è quasi a portata di mano e il desiderio sta
per essere appagato.
Arrivò
tutto concitato nel luogo che riteneva dovesse essere quello
destinato all' incontro. La strada era circondata da file regolari di
alberi: pini, querce, larici.
Sulla
sinistra, vide seduta su uno strano masso una figura imponente,
avvolta in un lungo pastrano.
Si
accorse che lo stava osservando e nel frattempo sorrideva
bonariamente. Divertito.
Martin,
piegato dalla fatica e col volto congestionato e stravolto dallo
sforzo, tentò di articolare qualche suono.
Vanamente.
Chiuso
nel proprio involontario e persistente mutismo Martin vide
avvicinarsi il bonario impermeabile che gli si rivolse con voce
decisa, ma allo stesso tempo allegra e comprensiva.
"
Ce ne ha messo di tempo, giovanotto. "
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