L'argomento che riguarda la gestione di
un gruppo sportivo, che poi deve diventare squadra è spinoso. E,
anche se un corso dovrebbe fornire delle nozioni, in questo caso
possiamo parlare di “buone pratiche” derivanti dall'esperienza
piuttosto che regole ferree e non discutibili.
Crediamo, infatti, sia impossibile
definire una strategia precisa valida per tutti i gruppi. Certo, ci
sono alcune procedure che, in genere, si rivelano positive e alcuni
errori che sicuramente portano ad una difficile gestione del gruppo.
Possiamo anche discutere dei vari stili di leadership che un
allenatore può assumere.
In questo caso, però, ci interessa
fornire una visione personale, basata su una trentina d'anni di
frequentazione di palestre pallavolistiche. In quanto tale questa
visione, anche se, essendo organica al percorso di formazione dei
tecnici Fipav recepisce alcune indicazioni date dal Settore Tecnico
della Federazione, è per forza di cose parziale e personale e non
vuole avere nessuna pretesa di verità assoluta.
D'altronde ogni persona è differente e
le strategie comunicative e di gestione che vanno bene con una
possono ottenere risultati opposti con un'altra. Essendo ogni gruppo
formato da persone le probabilità di sbagliare l'approccio si
moltiplicano.
Siamo dunque destinati al fallimento?
Assolutamente no. E se lo pensiamo
faremo meglio a cambiare mestiere, perchè se non siamo fermamente
convinti e sinceramente entusiasti del nostro lavoro non riusciremo
mai a motivare gli altri.
LA MOTIVAZIONE
Non occorre essere fini latinisti per
capire che il termine “motivare” ha una derivazione etimologica
che viene diretta da “muovere”. Ed è proprio quello che dovremmo
cercare di fare con il nostro gruppo di atleti. Il nostro scopo è
quello di portare il gruppo a realizzare un obiettivo (che
può essere personale e di squadra). Per far questo sarà necessario
definire quanto più precisamente compiti, modalità per
raggiungerlo e priorità
(possibilmente misurabili). La parte dell'allenamento dovrebbe
fornirci gli strumenti per poter raggiungere l'obiettivo
(apprendimento) e
tramite la necessaria attenzione ci farà ottenere dei miglioramenti
nella performance
All'interno
del gruppo, però, potrebbero esserci delle motivazioni differenti e
sono queste differenze se non chiarite a portare i problemi. Per
questo la prima cosa da fare ancora prima di formare il gruppo è
quello di chiarire lo SCOPO del GRUPPO e le MODALITA' che verranno
utilizzate per raggiungerlo. Per chiarire meglio: NON CI SONO
MOTIVAZIONI GIUSTE O SBAGLIATE! Sono ugualmente stimabili sia il
gruppo che vuole fare 4 sedute di allenamento a settimana che quello
che ama ritrovarsi un paio di volte a settimana per motivazione
sociale. Chiaramente quest'ultimo dovrà essere cosciente del fatto
che probabilmente otterrà modesti miglioramenti tecnici. Ma ognuno
dovrebbe essere libero di FARE LA PROPRIA PALLAVOLO. E' sciocco far
fare 2 sedute di allenamento settimanale a chi ne vorrebbe/potrebbe
fare di più, ma è altrettanto deleterio costringere gruppi con
scarso talento o scarsa propensione ad allenarsi per 4 volte a
settimana. L'attività sportiva e la decisione di far parte di un
gruppo deve essere PERSONALE e SOPRATTUTTO UNA SCELTA. E talvolta è
possibile non forzare troppo chi ha qualche talento, ma non ha ancora
la giusta predisposizione al lavoro.
COME
SVILUPPARE MOTIVAZIONI COMUNI
La
prima cosa da fare è sicuramente quella di creare un senso di
appartenenza al gruppo.Per far questo bisogna cercare di valorizzare
le capacità di ogni singolo membro e fare in modo che le decisioni
abbiano un consenso e non sembrino subite. Intendiamoci: questo non
vuol dire che ci sia dell'anarchia, perchè è assolutamente
necessario che ci sia una guida.
Appare
poi importante mediare i conflitti tutelando gli elementi più
deboli. Allo stesso tempo chi ha un carattere più forte non va
castrato ma, al contrario aiutato a canalizzare le proprie energie in
ruoli di responsabilità (“Ti senti bravo/forte/importante? E'
vero. Sii d'esempio e dimostralo a tutti aiutando chi non riesce
ancora a giocare come te”). Se questi elementi non accettano di
essere responsabilizzati, poco male... Evidentemente non sono
destinati a diventare buoni atleti (inteso come educazione sportiva)
e quindi se li perdiamo non è un grosso danno.
Se
vogliamo essere buoni allenatori dobbiamo FARE FATICA e “PERDER
TEMPO” (ovvero investirlo) in questioni gestionali
LA
LEADERSHIP
Come
già detto la leadership, per essere accettata, deve essere
riconosciuta e non calata dall'alto. E' il classico esempio del coach
indicato dalla società che non riesce ad entrare in sintonia con i
giocatori, che lo sopportano, ma non lo seguono/stimano. L'allenatore
dovrebbe essere un riferimento credibile che i giocatori riconoscono
come il più adatto per portare avanti nel tempo il programma che li
farà giungere agli obiettivi che si sono prefissati. (e se ve lo
state domandando: può essere anche che lo ritengano il più adatto a
gestire bene un gruppo che vuole solo occupare 2 ore di piatto
palestra facendo volare la palla in compagnia in attesa di successiva
pizza e birra... Se quello è l'obiettivo del gruppo, tutti sono
d'accordo e soddisfatti questo allenatore sta facendo bene il suo
lavoro!)
Importante
per mantenere la leadership è la COERENZA NEI COMPORTAMENTI. Ma,
anche se apparentemente in contraddizione anche la capacità di
ADATTARSI AI CAMBIAMENTI. Cambiamento come messa in discussione delle
proprie abitudini e sicurezze per progredire e migliorare. Anche
perchè la somministrazione di un programma che ha ben funzionato con
un gruppo può non essere per niente adatto ad un altro gruppo e
allora dobbiamo essere pronti a mettere in discussione, se
necessario, anche una metodologia che può aver portato risultati
eccellenti. Ovviamente se dovessimo fare cambiamenti importanti
dobbiamo coinvolgere (e convincere) tutto il gruppo, lo staff e i
dirigenti che necessariamente dovranno SUPPORTARCI.
CARATTERISTICHE
DELL'ALLENATORE
Ovviamente
la caratteristica principale ed imprescindibile sarà quella della
COMPETENZA, ma anche la capacità di TRASMETTERE LE PROPRIE
CONOSCENZE (sembra banale ma è meglio chi sa 5 e trasmette 5
piuttosto di chi sa 10 ma arriva a trasmettere 2 ai propri atleti)
Se
vogliamo fare al meglio il nostro lavoro dobbiamo mettere in conto di
dedicare TEMPO (che non si riduce solo a quello passato in palestra,
ma anzi è soprattutto quello dedicato a ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO,
AGGIORNAMENTO e GESTIONE)
Quindi
è necessario armarsi di DISPONIBILITA' e PAZIENZA
Nel
nostro metodo di lavoro dovremo mettere una continua opera di
aggiornamento che ci metterà spesso in discussione. Questa non deve
essere percepita come insicurezza, ma continua spinta al
miglioramento. Dovremo essere bravi ad ADATTARE IL NOSTRO STILE ALLE
PERSONE e non viceversa, nell'intento di dare loro degli strumenti
tecnici che permettano di essere non dei bravi soldatini ma persone e
atleti il più possibili AUTONOME
LE
REGOLE & I COMPORTAMENTI
Una
buona cosa per mettere subito in chiaro cosa vogliamo in palestra
dovrebbe essere quella di fare un colloquio individuale con i nostri
atleti (e con i genitori in caso di atleti giovani) per mettere in
chiaro quello che ci attendiamo da loro (tipo di impegno, ruolo,
spazi di gioco...) cercando di essere precisi e onesti (evitiamo di
alzare le aspettative se sappiamo che queste non sono realistiche.
Per convincere un giocatore a venire da noi ci vogliono 30 secondi.
Basta dire che è il migliore, il più bello, il più simpatico e che
giocherà sempre, anche se sappiamo che non è vero. Poi però non è
mica facile fare tutto il contrario per i successivi 9 mesi e questo
provocherà sicuramente malumori o, peggio, abbandoni.
Si
può decidere anche di approvare un regolamento interno che deve
essere condiviso da tutti e non deve prevedere deroghe o privilegi
particolari (a meno di casi particolari, nel quale vale sempre il
buonsenso). Soprattutto l'ALLENATORE DEVE DARE L'ESEMPIO ED ESSERE IL
PRIMO A RISPETTARLO SCRUPOLOSAMENTE. Ricordando sempre che alle
PAROLE DEVONO SEMPRE SEGUIRE I FATTI
In
palestra ci deve essere la STESSA QUANTITA' e QUALITA' COMUNICATIVA
con tutti e ognuno deve avere un proprio obiettivo tecnico e
agonistico e soprattutto nel giovanile dobbiamo cercare di dare CAMPO
A TUTTI. Questa cosa non esclude assolutamente la MERITOCRAZIA e
sappiamo tutti che per sua natura la pallavolo può essere complicata
ed essere anche frustrante per i neofiti che non hanno ancora
strumenti adeguati. Purtroppo non possiamo “mettere un giocatore
sulla fascia” o “farlo giocare 10 minuti” (senza che tocchi
palla) perchè nel nostro sport non è possibile. Sta quindi a noi
trovare strategie (giochi facilitati, secondi campionati) per dare
spazio di gioco a tutti i nostri giovani atleti
ERRORI
COMUNI
- Farsi influenzare da simpatie/antipatie (anche dei genitori!)
- Farsi condizionare dai furbetti o dalla bravura tecnica
- Non parlare mai di cose per sentito dire e/o usare parole lesive e offensive anche in contesti scherzosi
- Evitare di considerare la parte fisica come una punizione
- Non scendere mai sul personale (e/o sentirsi chiamato in causa)
- Perdere il controllo di voce/calma/lucidità
- Comportamento superficiale e poco attento (poco entusiasmo e motivazione)
- Usare linguaggio demotivante, anche per scherzo
- Partecipare passivamente all'allenamento (stare seduti, parlare al telefono, parlare con altri)
- Essere umorali – lodare e/o accanirsi sempre con gli stessi
- Non dare a tutti le stesse opportunità tecniche in allenamento (magari anche solo per una questione di poca attenzione organizzativa)
- Essere i primi a non rispettare il regolamento
- Essere “buoni” per apparire più bravi degli altri
- Mettere in dubbio l'operato di un altro tecnico o dirigente davanti agli atleti
- Esprimere privatamente la propria contrarietà al regolamento, alle procedure, ad un episodio o un provvedimento
- Contraddire pubblicamente le scelte societarie
- Scendere sul personale con tecnici, dirigenti, genitori
PRESUPPOSTI
PER LA QUALITA' E GESTIONE DELLE SEDUTE DI ALLENAMENTO
- Puntualità
- Avvisare con congruo anticipo ritardi/assenze (meglio telefonicamente)
- Sembra scontato ma... AVERE TEMPO PER PREPARARE IL PROGRAMMA DI ALLENAMENTO e PRESENTARLO AGLI ATLETI PRIMA DELL'INIZIO
- SPIEGAZIONI BREVI – CORREZIONI INDIVIDUALI – POCHE SOSTE
- A fine allenamento comunicazioni e programmi ed eventuali convocazioni ( e con le giovanili anche controllo di palestra/spogliatoi per verificare i comportamenti)
ERRORI
DI GESTIONE SEDUTA
- Esercizi che escludono o limitano sempre gli stessi atleti
- Esercizi tecnicamente o organizzativamente troppo complessi
- Allenamenti sempre con la stessa struttura
- Esercizi senza progressione crescente
- Provare sempre (o non provare mai) il sestetto titolare
- Interrompere con frequenza (o non interrompere mai) le esercitazioni
GESTIONE
DELLE “RISERVE”
- Specializzarle su un aspetto particolare (battuta, muro, giro dietro)
- Farle giocare all'inizio di una partita “facile” piuttosto che alla fine di una partita scontatissima (o solo nei momenti di difficoltà)
- Distribuire i cambi nel corso dei set (soprattutto se partita equilibrata)
- Evitare di fare blocchi da 2/3 cambi contemporanei quando si è in vantaggio 2-0
- Anche la riserva deve avere un suo ruolo ben preciso che può e deve cambiare in corso d'opera
GESTIONE
DEI GENITORI E RAPPORTO SPORT STUDIO
- I genitori devono diventare risorsa
- Organizzare riunione preliminare con tutti i genitori e le atlete spiegando a tutti come si intende organizzare l'attività e ai singoli il loro ruolo nel gruppo squadra
- Evitare rapporti preferenziali e se possibile che il genitore svolga il ruolo di dirigente accompagnatore nella squadra del figlio
- Far capire che le pause studio possono essere concesse ma è anche questione di organizzazione
- Considerare il carico di allenamento anche in funzione del periodo scolastico
- DEVONO esserci giorni liberi da gare/allenamenti per permettere una corretta vita sociale
DIFFERENZE
TRA ATLETA GIOVANE E ATLETA EVOLUTO
Penso
che ci siano allenatori più predisposti ad insegnare agli atleti
giovani ed altri più a loro agio quando devono tirare fuori il
meglio da atleti evoluti e già formati. Questione di preferenze e in
questo campo non credo ci sia una divisione così netta. Di sicuro
per essere buoni allenatori in entrambi i campi è necessario
conoscere le STRATEGIE E METODOLOGIE DI INSEGNAMENTO. Uno dei falsi
miti più diffusi è quello che ai giocatori evoluti basti giocare
intendendo con questo fare solo 6vs6, magari a punteggio. In realtà
anche atleti professionisti evoluti sentono la necessità di
riprendere le tecniche con lavoro analitico e sintetico. Ma anche in
caso di massiccio utilizzo di metodologia globale non è possibile
fare delle correzioni se non si conoscono gli step che portano alla
formazione del gesto tecnico. Ovviamente è poi necessario conoscere
le METODOLOGIE DI ALLENAMENTO DEI SISTEMI DI SQUADRA e gli ASPETTI
ORGANICO MUSCOLARI che hanno diretta influenza sull'esecuzione delle
tecniche.
Queste
le principali differenze tra atleta senior e atleta in formazione:
SENIOR:
- Apprendimento mirato, razionale, utilitaristico che deve essere efficace subito
- Interesse a tradurre lo sforzo in risultato
- Insicurezze derivano da punti deboli da nascondere
- Prestazione più stabile ma anche prevedibile
L
ALLENATORE DEL GRUPPO SENIOR
- Deve sintetizzare le caratteristiche di squadra in un sistema di gioco di squadra
- E' orientato al gruppo e ai risultati
L'ATLETA
IN FORMAZIONE
- Apprende per avere gli strumenti di gioco
- E' interessato ad acquisire competenze
- E' insicuro quando non ha mai provato una cosa
- Prestativamente incostante (POSTILLA → Ma l'errore fa parte del processo di apprendimento e una costante mediocrità non è indice di talento, quanto invece lo sono i PICCHI PRESTATIVI. Purtroppo spesso assistiamo a giovani atleti che imparano precocemente a “gestire” i colpi. Questo ci aiuta a vincere qualche partita del campionato giovanile in più, ma rallenta la crescita dell'atleta)
L'ALLENATORE
DEL SETTORE GIOVANILE
- Dovrebbe essere orientato al singolo piuttosto che alla squadra
- Deve gestire i processi di apprendimento tecnico, fisico e comportamentale
- E' capace di cogliere e sviluppare le attitudini individuali
MOTIVAZIONE
→ si passa da “sono bravo, merito considerazione” a “ho
dimostrato di essermelo guadagnato” IMPORTANZA DEL LIVELLO DI
CAMPIONATO
L'inserimento
di un giovane in un gruppo senior o, vice versa di un elemento
esperto in un gruppo giovane deve essere studiato molto bene.
Nel
primo caso il giovane deve ESSERE MOTIVATO e la sua presenza nel
gruppo deve essere MOTIVO DI CRESCITA (per lui e per il gruppo) e non
un semplice TAPPABUCHI. Per far questo bisogna studiare bene un
apposit programma di lavoro.
Nel
secondo caso l'atleta evoluto DEVE ESSERE FUNZIONALE AL MIGLIORAMENTO
TECNICO dei COMPAGNI e SUPPORTARLI DAL LATO AGONISTICO. Per far
questo è importante scegliere la PERSONA GIUSTA che sappia
interpretare questo difficile ruolo fornendo un esempio positivo
(come giocatore e come persona) sia in allenamento che in gara
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