domenica 8 marzo 2020

L'allenamento tecnico tattico del volley tramite il gioco - Corso Allievo Allenatore Fipav Pordenone 2020

Nella programmazione della propria seduta di allenamento spesso gli allenatori si trovano davanti ad un dilemma: privilegiare esercizi tecnici che consolidino la tecnica oppure proporre molte situazioni allenanti simili al gioco? Verrebbe da dire che, in genere, la virtù sta sempre nel mezzo, ma in ogni caso ecco un'analisi di quelli che potrebbero essere i vantaggi e anche le metodologie da adottare per proporre un allenamento tecnico tattico attraverso il gioco
Innanzitutto, perchè è importante proporre delle situazioni di gioco nella nostra seduta di allenamento? In primo luogo perchè ovviamente i nostri atleti devono IMPARARE A GIOCARE. Il gioco è il mezzo più efficace per l'insegnamento finalizzato di molte tecniche. Soprattutto nelle fasi iniziali e didattiche la pallavolo deve essere un GIOCO e poi diventa uno SPORT.
Dall'altro lato si parlava di trovare un giusto equilibrio. Se il gioco diventa MEZZO ESCLUSIVO di allenamento si rischia di ritardare il processo di stabilizzazione degli apprendimenti motori.
Per questo, però, non bisogna esagerare con esercitazioni totalmente avulse dalla situazione di gioco perchè i nostro atleti non devono diventare abili a FARE UN ESERCIZIO ma a costruirsi strumenti da applicare nel gioco. Quindi, riassumendo, GIOCARE A PALLAVOLO e non GIOCARE CON LA PALLAVOLO

“Game teaches the Game” è il motto che guida tutta l'attività di uno dei più grandi studiosi della pallavolo statunitense, John Kessel. Il suo blog, ospitato sulla pagina della Federazione Pallavolo USA, è ricco di spunti, che possono essere condivisi o meno, ma che in ogni caso fanno riflettere.
Sono però fondamentali alcuni punti che aiutano a comprendere meglio quella che può essere l'utilità del gioco nella costruzione del giovane atleta. Il blog di Kessel lo trovate qui: https://www.teamusa.org/usa-volleyball/features?tag=growthegame

Poi Kessel è piuttosto integralista e tende a non transigere sul fatto che tutto debba essere fatto in modo simile al gioco (“Gamelike”) e lascia intendere che la tecnica tutto sommato possa anche essere acquisita autonomamente tramite un gioco abbastanza libero. L'esempio classico che fornisce, citando le dinamiche scientifiche del “Motor Learning” è quello di un bambino che impara ad andare in bicicletta. Come questo bimbo non fa esercizi o divide il gesto tecnico per poter mantenere l'equilibrio e pedalare, così il pallavolista non dovrebbe fare esercizi o scomposizioni dei gesti, ma semplicemente giocare.

In ogni caso possiamo delineare quelli che sono sicuramente i benefici di un'attività che propone attività di gioco per insegnare la tecnica e la tattica pallavolistica:

  1. Grande motivazione per la componente ludico motoria che coinvolge i giovani atleti e che li mette in condizione di poter imitare i campioni che vedono giocare alla tv o (si spera) dal vivo
  2. Applicazione delle tecniche al gioco → Corretta scelta della tecnica adatta a risolvere la problematica proposta dal gioco in quel momento
  3. Processo di specializzazione → Inserimento delle tecniche speciali
  4. Sviluppo della capacità di gioco → Miglioramento e consapevolezza della lettura situazionale

In caso contrario si rischia di vedere nelle nostre palestre un modo di allenare antiquato e demodè come quello di questo video (e il risultato è esattamente lo stesso che potete ammirare nella fase di gioco proposta):



DILEMMA: GIOCO O TECNICA?

Proponiamo alcune linee guida

  1. La contrapposizione tattica e le scelte tecniche sono possibili SOLO se le tecniche di base sono stabili e ne consentono l'attuazione in gioco
  2. La tecnica deve essere funzionale a risolvere i problemi che il gioco ci presenta e non fine a se stessa (come detto: ci si allena a giocare e non a fare un esercizio. Dobbiamo saper attivare i piedi quando richiesto e non diventare campioni mondiali di speed ladder. E' necessario eseguire un buon bagher di ricezione, con valutazione della traiettoria e bersaglio definito. Se sono bravissimo a fare bagher a parete non è detto che io sia un grande ricettore...)
  3. Le tecniche devono essere insegnate QUANDO IL GIOCO RICHIEDE IL LORO UTILIZZO (Quindi se la velocità di palla in gioco mi impone di fare un bagher laterale è controproducente obbligare i propri atleti a fare solo il bagher frontale, perchè li metteremo di fronte ad una situazione frustrante e difficilmente risolvibile. Il giusto metodo prevede di insegnare loro più tecniche possibile in modo che loro in gioco possano scegliere quella più adeguata ed efficiente. Questo non toglie il fatto che se in allenamento vogliamo allenare qualcosa di particolare (ad esempio la velocità di spostamento, in questo caso) li possiamo obbligare ad utilizzare una sola tecnica.

GIOCHI PROPEDEUTICI: INDICAZIONI METODOLOGICHE

Spesso ci si dimentica che la pallavolo dei più giovani non può seguire la stessa strategia e metodologia di quella di atleti formati e maturi. Le limitazioni fisiche di forza e coordinazione condizionano pesantemente l'esecuzione della tecnica. E lo farebbero anche con atleti evoluti se dovessero affrontare in proporzione gli stessi problemi. Come si può vedere in questi due video:
 


 
Come fare per evitare questo tipo di problemi e lavorare efficacemente? La parola chiave è FACILITAZIONE

La facilitazione permette agli atleti di eseguire molti tocchi (sta poi all'allenatore valutarne la qualità e l'utilità nel processo di crescita) togliendo elementi di difficoltà che farebbero si che la palla cadesse troppo spesso. In particolare:

  1. Ridurre il campo di gioco permette di ridurre la velocità della palla, lo spostamento e la quantità di terreno di gioco da controllare per ogni singolo giocatore
  2. Ridurre i giocatori permette una più facile lettura del gioco perchè si riducono le variabilità situazionali
  3. Abbassare la rete permette a tutti di mettere in gioco, indipendentemente dalla propria fisicità, tutte le tecniche di gioco compresi il muro e l'attacco

Quali sono i vantaggi delle facilitazioni? Molti:

  1. E' più facile realizzare azioni positive
  2. C'è un elevato numero di ripetizioni e di palloni toccati
  3. Si creano coinvolgimento e divertimento
  4. E' possibile allenare la lettura delle traiettorie (che è la cosa più complicata da imparare) in situazione controllata e senza troppe variabili
  5. Tramite riduzione di tocchi o esperdienti particolari possiamo lavorare su aspetti tecnici definiti come:
            1. Distensione braccio per il colpo d'attacco
            2. Alzata
            3. Transizione muro/attacco soprattutto in uscita da rete
            4. Competenze in ricezione

I GIOCHI A CAMPO RIDOTTO

1vs1 – Vantaggi

  • Frequenza di tocco
  • Autocorrezione
  • Finta e sviluppo della neutralità prima del tocco

2vs2 – Vantaggi

  • Concetto di squadra e collaborazione
  • Sviluppo competenze
  • Frequenza di tocco (nel 6x6 un giocatore di livello basso tocca la palla 1-2 volte ogni 3 minuti)
  • Sviluppo tattico
  • Possibilità di valutare tecnica, tattica e doti comportamentali
  • Abitudine al ritmo di gioco e sviluppo del concetto di TEMPO TECNICO

Gioco 3x3 – Perchè farlo?


  • Sviluppo dell'anticipo situazionale (Es: non sono coinvolto nel primo tocco, preparo in anticipo la rincorsa d'attacco)
  • Tattica di squadra (sia nelle scelte di gioco che nella disposizione in campo)
  • Se gioco a metà campo in lunghezza introduco il muro e salvaguardo il colpo d'attacco
  • Se gioco dalla seconda linea lavoro sul colpo d'attacco. Può anche essere utile per insegnare l'attacco dalla prima linea:
    • Maggior successo
    • Imparare il tempo
    • Non vado a rete ed è più difficile infilarsi sotto palla


    UTILITA' DEL GIOCO A CAMPI RIDOTTI CON SQUADRE EVOLUTE O SENIORES

    • I giochi 2vs2 e 3vs3 permettono di isolare specifiche situazioni di gioco o tecniche specifiche che si possono ripetere molte volte senza la sensazione di fatica e con maggior motivazione:
            • Rincorsa in uscita da rete
            • Stabilizzazione rincorse da seconda linea dopo difesa
            • Alzate non del palleggiatore
            • Competenze del ricettore su traiettorie di battuta predeterminate
    • 4vs4 tecnico → Lavoro sulle transizioni e loro tempo tecnico
    • 4vs4 gioco → Escludendo delle zone permette di lavorare su colpi predeterminati (che devono essere premiati per spronare il giocatore ad utilizzarli). Nel contempo è molto utile lavorare all'interno di questa situazione di gioco impostando dei bonus/malus individuali e mettendoli in contrapposizione (Es: ho il palleggiatore poco propenso a difendere il pallone forte addosso e l'opposto che deve imparare a tirare forte sulla diagonale. Imposto un sistema di gioco che fa valere doppio il punto dell'opposto in diagonale (se fa punto con qualsiasi altro colpo prende comunque un punto) e nello stesso tempo se il palleggiatore difende la diagonale dell'opposto avversario guadagna un punto in gioco)

    COME INSERIRE LA CORREZIONE TECNICA IN UNA SITUAZIONE DI GIOCO

    • Si parte dal concetto che l'atleta deve sentire l'esigenza di imparare una nuova tecnica per inserirla nel proprio bagaglio
    • Strategie didattiche personalizzate in base al gruppo e ad ogni singolo atleta
    • Due strade: percorso che parte da esercizi di sensibilizzazione tecnica e conduce al gioco oppure partenza dal gioco e poi correzione individuale

    Esempi video di allenamento delle tecniche in fase situazionale:
     

    1 commento:

    1. Ciao Mauro ed innanzitutto complimenti per l’articolo. Fa riferimento ad un tema vastissimo che mi ha appassionato in passato e che ho, con grande piacere, riscoperto. L’integralismo di Kessel si contrappone, fondandosi su basi scientifiche, a tutti i sistemi che non lo sono e alle applicazioni di percorsi di insegnamento basati sul poco o nulla oppure sul “lo faccio perchè lo fa quell’allenatore”. Da quello che ricordo mai Kessel ha lasciato intendere che la tecnica potesse essere acquisita dai giocatori in modo autonomo, anzi egli spinge gli allenatori ad una presenza continua nei confronti delle esecuzioni tecniche con interventi con la voce basati su parole-chiave per fornire agli atleti importanti feedback riguardanti la loro prestazione. Quello che invece sconsigliava era la scomposizione del gesto-fondamentale e suggeriva, invece, di proporlo per intero ma con l’attenzione focalizzata su di una chiave ad esempio nella rincorsa per l’attacco l’utilizzo delle braccia nella fase di stacco oppure la fase di ricaduta dal salto. Comunque di nuovo grazie per avermi riproposto l’argomento.
      Cordiali saluti
      Enrico Righi

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