venerdì 3 gennaio 2014

Gli attori italiani e la poetica del Cerume

Fate conto di essere sul divano. State guardando un film italiano degli ultimi anni che vi sta piacevolmente interessando. C'è una scena importante, il protagonista dirà qualcosa di fondamentale. Ma voi, nonostante la massima concentrazione non riuscite a cogliere neanche una sillaba. Allarmati iniziate a scrivere il vostro Curriculum: siete pronti per scalzare Mal dal suo ruolo di testimonial Maico. E invece no, tranquillizzatevi! Non dubitate delle vostre facoltà uditive. E' normale, normalissimo. State guardando un film italiano quindi gli attori sono obbligati a recitare in maniera carica di pathos e sottovoce qualsiasi cosa, anche la ricetta del ragù della Zia Lilla. Lo spettatore non capisce nulla? Fatti suoi. Si accontenti del pathos.
Questa riflessione è nata dopo la visione di "La Prima Linea" film di Renato De Maria che ricostruisce in maniera a mio parere efficace la vicenda umana di Sergio Segio e Susanna Ronconi, due dei principali esponenti del gruppo terrorista che seminò morte e violenza tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80.
Indipendentemente dal valore del film ci sono dialoghi veramente inascoltabili e non perchè scritti male, ma perchè inudibili e recitati male. Emblematica è una scena che si svolge all'interno di un' automobile. La location è il parcheggio sotterraneo di una stazione. Ora non sembra necessario che si urli, ma per due minuti Scamarcio biascica parole che non si sentono e non perchè ci sia un treno merci di passaggio.
Purtroppo questo trend sembra consolidato tra gli attori cinematografici italiani degli ultimi anni. Dopo aver passato la stagione dei mattatori persino eccessivi siamo caduti nell'equivoco: per essere intimi e profondi bisogna essere silenziosi ed incomprensibili. Con buona pace di chi sostiene che l'attore debba essere uno strumento attraverso il quale risuona la poesia...

Il risultato è quello di essere meno chiari di Fantozzi nella famosa scena della telefonata in "Fantozzi contro tutti", ma almeno lì il protagonista doveva fare l'accento svedese....

Si finirà per recitare come il personaggio di Valentina Cortese in Effetto Notte di Truffaut: leggendo i numeri davanti alla telecamera...
Purtroppo la sensazione è quella che ci sia un'intera generazione di attori destinata a recitare come il costipato bimbo Aristide di "Cornetti alla Crema"

 

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