giovedì 16 gennaio 2014

Passione & Retribuzione

Negli ultimi giorni, rimbalza in rete, attraversando i più disparati Social Network, la campagna #coglioneNo,
realizzata dai ragazzi di Zerovideo, in difesa dei freelance e di coloro che svolgono "lavori creativi". I tre video che la compongono, mostrano un giardiniere, un idraulico ed un elettricista che, dopo essere stati chiamati per un lavoro ed averlo svolto, non vengono pagati dal committente con il refrain "Non c'è budget per questo lavoro", "E' tutta esperienza, puoi metterlo nel curriculum/portfolio". Il viral ha avuto una grande diffusione ed ha ottenuto spazi importanti su organi di stampa nazionali (ad esempio il Corriere della Sera), alimentando anche polemiche e discussioni.
Visto che personalmente ho deciso di far diventare le mie passioni anche la mia fonte di reddito, vorrei condividere con voi alcune riflessioni in merito, perchè l'argomento può riguardare sia il lavoro creativo che quello in ambito sportivo, visto che alcune dinamiche (essendo lavori "divertenti" e che appunto sottintendono una buona dose di passione) sono molto simili
I punti nodale, secondo me, è l'acquisizione delle competenze e la capacità di presentare qualcosa di utile e necessario, mettendo sul piatto le proprie capacità e la propria disponibilità.
Mi spiego. Tutti all'inizio della propria "carriera" (sia creativa che artistica) devono fare la gavetta. Fare la gavetta non significa farsi sfruttare, ma lavorare fianco a fianco con persone più esperte dalle quali imparare. Inizialmente il profilo economico può, a mio parere, passare in secondo piano: stiamo facendo un investimento per il futuro. Deve però essere chiaro che questa è una situazione TRANSITORIA e che bisogna essere abili a scegliersi i MAESTRI.
Faccio un esempio sportivo: un giovane allenatore inesperto decide di iniziare la propria carriera. Per qualche anno deve stare in palestra (inizialmente anche solo guardando e lanciando palloni) e assorbire. Se si trova nella situazione giusta acquisirà competenze che poi potrà utilizzare e monetizzare. In questa fase, però, non può/deve chiedere rimborsi se non minimi. La sua ricompensa sarà l'esperienza conquistata sul campo.
Come dicevo prima, però, questa fase di apprendimento/consolidamento delle proprie conoscenze deve essere transitoria perchè se è vero che dobbiamo seguire i nostri sogni, è altrettanto vero che non possiamo andare a fare la spesa pagando con "150 sogni per un litro di latte", e che il lavoro fatto e il tempo speso vanno retribuiti. Se non riusciamo a farci pagare per quello che facciamo, invece di incazzarci dobbiamo porci un'altra domanda: sono veramente necessarie le mie competenze? Se non sono spendibili, volenti o nolenti dobbiamo cambiare strada.
La passione talvolta rappresenta un vero e proprio ostacolo: la tendenza è quella di svolgere dei lavori qualificati (e piacevoli) sentendosi quasi in colpa a chiedere il giusto obolo.
Dall'altro lato ci si marcia sopra, ma (a meno che non lo si faccia scientemente) a questa filosofia bisogna opporsi. 
Vuoi usare le mie capacità e il mio tempo? Pagalo il giusto!
Se la cosa non ci soddisfa (e si è sicuri della propria indispensabilità) bisogna avere il coraggio di dire NO!
D'altro canto assistiamo quotidianamente anche al contrario ovvero a pretese esagerate da parte di chi ha zero esperienza. Quindi ad orde di allenatori preparatissimi (che non hanno allenato mai niente e non hanno mai creato nenache un singolo giocatore decoroso), artisti della fotografia (che però hanno la capacita di cogliere l'attimo di un triceratopo e fanno foto sovra o sotto esposte), giornalisti freelance (con gravi problemi di ortografia) che pretendono compensi.
A parer mio l'impegno è innegabile, ma purtroppo, per essere pagati bisogna anche sapere fare qualcosa, e saperlo fare BENE. Questa dovrebbe essere la vera differenza e poi come al solito c'è la legge del mercato.
Faccio un esempio banale. Con la diffusione della fotografia digitale assistiamo ad un fiorire di "Photographer". In questa pletora il 90% non ha ne capacità ne competenze tecniche. Il tutto però viene mascherato sotto la dicitura "Faccio FOTO ARTISTICHE" (che per la maggior parte si potrebbe tradurre con "FACCIO FOTO DI MERDA"). A differenza di  questi spocchiosi armati di reflex, i fotografi che ritengo bravi e che conosco (e ce ne sono) hanno fatto un sacco di sacrifici personali (e ancora ne fanno) spezzandosi il più delle volte la schiena con un secondo lavoro e seguendo i loro sogni (realizzabili). UMILTA' e PREPARAZIONE hanno fatto il resto.

Aggiungo una postilla: differenze committenti italiani/stranieri sui lavori piacevoli. Due aneddoti:

Comune Italiano: "Stampa/affissione e distribuzione tot materiale pubblicitario"
Mauro: "Quando mi mandate i file per la stampa?"
C: "Deve crearli lei!"
M: "Non c'era scritto così sul bando di gara! Se devo disegnare poster - locandine e pieghevoli il preventivo va aggiornato"
C: "Beh, ma cosa vuole che sia? E' una cosa che fate in poco tempo"
M: "Visto che è così semplice mandatemela voi ! Come dice? non siete capaci ? Io si... Per cui mi pagate"

(ovviamente pagamento a 90gg poi...)

Con gli stranieri invece (a cui organizzo tour sportivi con reperimento di amichevoli - alloggio - trasporti e visite guidate) avevo iniziato veramente per diletto. Poi è diventato anche un' entrata visto che "We have to pay the time you spend with us. And we don't know anyone else that can do this job better than you in this area"

Se fosse capitato con un italiano mi avrebbe detto: "Ma come? Vuoi essere pagato? In fondo hai passato 4 giorni con noi mangiando, bevendo, chiacchierando, guardando monumenti e partite di pallavolo!

1 commento:

  1. La tua opinione mi pare controversa. Ecco la mia.
    La fase di apprendimento ad investimento è parte importante di un qualsiasi avviamento di attività - in quanto tale secondo me dovrebbe essere anche inclusa nelle motivazioni di richieste di prestito.
    Rifletto invece sulle nuove forme di pagamento "non monetarie" abusate nei contesti creativi. Qui la scusa "ti stai divertendo" è ovviamente pretestuosa, ed anche meno usata in favore di forme semi-ricattatorie del tipo "se vuoi lavorare...".
    In altre parole se domani volessi partire con il mio lavoro creativo chiederei un finanziamento per la parte di minima produzione (es. sto in palestra e guardo lanciare palloni), e chiederei al cliente il giusto prezzo per la parte di produzione reale.

    RispondiElimina