Otto finali scudetto e 468 partite in Serie A non si dimenticano facilmente. Anche se il tuo ruolo non è quello di campione osannato dalle folle, ma quello di umile direttore di gara. E così, davanti ad un caffè (buono), preparato dalle stesse mani che indicavano a Zorzi, Lucchetta e Keeba Phipps se avevano conquistato il punto o meno, ho ripercorso con Mario Grillo gli ultimi 40 anni di pallavolo italiana
Parlare di pallavolo con Mario Grillo è
un po' ripercorrere gli ultimi quarantanni di volley pordenonese e
nazionale. Con la sua presenza discreta e competente ha infatti
segnato un'epoca e ora, dopo otto finali scudetto, equamente
ripartite tra maschile e femminile, si diverte ancora a portare la
sua competenza nei campionati provinciali. E recentemente ha
raggiunto la quota record di 2000 match ufficiali arbitrati.
Ma come si è avvicinato Mario Grillo
alla pallavolo?
Abitavo a Sacile e nel 1963, quando
avevo 15 anni venne fondata la squadra femminile della Casagrande
Sacile. Iniziai ad appassionarmi e cercavo di seguire anche gli
allenamenti, ma furono inflessibili. Nessuno poteva assistere alle
sedute. Ma la passione era forte e io non potevo demordere. Continuai
a seguire la squadra dalle vetrate del vecchio palazzetto di Via
Piccin.
Fino a quando non è salito su un
seggiolone ad arbitrare...
Era un modo per diventare parte
integrante di quel mondo affascinante. Io facevo il tifoso sugli
spalti e Lieto Canciani, allora arbitro e delegato provinciale della
Federazione, stufo delle mie contestazioni, mi mise alla prova.
“Perchè non provi tu ad arbitrare ?” , mi disse. Fu un'
illuminazione. Feci il primo corso arbitri nel 1969. Ivan Trinajstic,
l'allenatore jugoslavo della Nazionale Italiana e della Casagrande
Sacile, nel frattempo giunta in Serie A, mi faceva già arbitrare gli
incontri di allenamento e mi consigliò di tenere nota in un quaderno
di tutti gli incontri che avrei arbitrato. Ora quei quaderni sono
diventati parecchi...
L'esordio
Il 14 Marzo del '70 sul parquet amico
di Sacile. Si trattava di un incontro Juniores Maschile: Casagrande
contro Ginnastica Pordenonese. Fortunatamente filò tutto liscio
La carriera.
Ho arbitrato 8 finali scudetto e una
finale del campionato italiano universitario, oltre a partite
importanti di Coppa Italia. Il mio esordio in Serie A Femminile
risale all' 8 Dicembre '73 quando andai a Reggio Emilia per dirigere
la squadra locale contro il Cogne. Anche qui ricorreva Sacile. Tra le
emiliane infatti giocava la mia concittadina Ivana Camilotti. La mia
prima volta nella massima serie maschile si svolse invece nel '76:
Casadio Ravenna-Cus Firenze. In tutto ho arbitrato 468 incontri di
Serie A. Il mio match d'addio alla Serie A è stato il 1 Maggio del
'97. Una bellissima finale scudetto tra Modena e la Foppapedretti
Bergamo. Kirillova, Weersing e una giovanissima Piccinini da un lato.
Cacciatori, Bragaglia e una stratosferica Keeba Phipps dall'altra.
Gran bella pallavolo
Una partita che ricorda con particolare
piacere
La finale scudetto del '90 tra Maxicono
Parma e Philips Modena. Due grandi allenatori come Montali e Jankovic
e una sfilata di campioni impressionante che hanno fatto la storia
della pallavolo italiana e mondiale. A fine gara vennero tutti a
farmi i complimenti per come avevo diretto.
Com'era il rapporto con giocatori ed
allenatori? Ce n'era qualcuno più rompiscatole o difficile da
gestire rispetto ad altri?
Ho sempre creduto che il mantenimento
dei buoni rapporti con allenatori e giocatori fosse fondamentale per
il mio ruolo e, per dire la verità, non ho mai avuto problemi o
contestazioni. Quindi preferisco ricordare un grande giocatore come
Andrea Lucchetta, simpatico e alla mano. E tra gli allenatori una
menzione speciale per Gian Paolo Guidetti, un vero signore della
panchina. Ricordo ancora i derby epici tra la sua Panini Modena e l'
Edilcuoghi Sassuolo guidata da suo fratello Adriano.
L'importanza del compagno d'arbitraggio
per un ruolo “solitario” come quello del direttore di gara
E' fondamentale l'affiatamento e il
potersi fidare del proprio collega. E l'intesa, come per i giocatori
si affina solo con la pratica e l'allenamento. Io nel corso degli
anni ho arbitrato coi goriziani Susic e Fachettin, quest'ultimo un
vero maestro. Poi è stato importante il sodalizio con Aldino
Zanotti. Verso fine carriera ho fatto da “balia” al padovano
Favero e negli ultimi anni al promettente trentino Roberto Locatelli
che poi ha avuto la soddisfazione di diventare internazionale.
Momenti di difficoltà nel corso della
carriera
Restare tranquilli e concentrati quando
hai alle spalle più di 6000 spettatori e la partita è
importantissima non è per niente facile. Ma in questi casi ti aiuta
l'empatia che riesci a creare coi giocatori. Ricordo ancora una
semifinale di Coppa Italia tra Padova e Parma, giocata al vecchio San
Lazzaro. In una fase cruciale del match chiamo una palla toccata a
muro. Il pubblico è inferocito, ma il giocatore che ha toccato la
palla alza la mano per accusarsi del fallo e si complimenta con me
per la chiamata.
Com'è cambiato il gioco e il modo di
arbitrare ?
Il cambiamento delle regole, che sono
diventate più liberali e meno severe e restrittive crea meno
possibilità di discussione. In compenso la velocità della palla è
aumentata di molto
Consigli per un giovane arbitro
L'arbitro deve essere appassionato,
innanzitutto. E poi rendersi quasi invisibile, cercando di non farsi
notare e sbagliando meno possibile. Chi inizia questa attività deve
essere convinto delle proprie decisioni e intraprendere la propria
strada. Allo stesso tempo non deve essere intransigente. La perfetta
conoscenza del regolamento è fondamentale, ma lo è ancora di più
l'utilizzo costante del buonsenso per poterlo interpretare
Mario Grillo al di fuori della palestra
Le mie radici sono sempre qui nel
pordenonese. Ho tre figli: Luca, Stefania e Silvia (quest'ultima è
stata palleggiatrice di discreto livello) e tre nipoti. Anche quando
arbitravo ai massimi livelli ho sempre mantenuto il mio lavoro in un
mobilificio. Facevo i salti mortali per poter conciliare le due
attività, ma la passione mi ha fatto superare tutti gli ostacoli. La
stessa passione che ora, da pensionato, mi spinge ad arbitrare ogni
settimana anche nei campionati provinciali. Nel tempo libero, oltre
che occuparmi della famiglia, mi piace stare con gli amici e giocare
a carte. Aggiungo un'altro tipo di direzione: quella del traffico.
Faccio infatti il Nonno Vigile qui a Fiaschetti di Caneva.
(Intervista Pubblicata su "Il Gazzettino - Edizione di Pordenone" 2 Gennaio 2014)
(Intervista Pubblicata su "Il Gazzettino - Edizione di Pordenone" 2 Gennaio 2014)
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