In questi giorni, con ancora negli occhi Giro d'Italia e Tour De France è particolarmente significativo leggere “Ichnusa” (Ediciclo Editore) del professore “ciclonauta” di Ruda, Emilio Rigatti. In quella che è la sua decima fatica letteraria Rigatti propone il suo personale tour ciclistico in Sardegna. Un mese intero in sella alla sua inseparabile Vagabonda senza l'affanno di un traguardo da raggiungere, ma con la voglia di assaporare senza fretta i terreni meno battuti dell'isola. Un ciclista in fuga dalla carovana degli inseguitori.
Quanto di più lontano possibile dall'ansia della competizione e, allo stesso tempo, dal turismo che impone tappe forzate, rischiando di trasformarsi in una toccate e fuga, un mordi e fuggi che non permette di godersi a pieno il luogo che si sta visitando e vivendo. A dettare i passi di questo viaggio la natura che stupisce, la letteratura locale e le storie dei personaggi incontrati nel cammino. Un cammino che riscopre le “tradizioni”: abolito lo smartphone che diventa una barriera nei rapporti umani. A fare da guida solo una mappa, le suggestioni degli scrittori locali e le indicazioni degli autoctoni. Il programma viene deciso quasi giornalmente e la ricompensa di una Ichnusa gelata (la tipica birra sarda, che prende il nome dal toponimo greco dell'isola) e di una cena all'insegna del “veganesimo imperfetto” in compagnia fa passare istantaneamente le fatiche del viaggiatore a pedali. Ma “Ichnusa” non è solo un (bel) diario di viaggio che ci fa scoprire la Sardegna meno patinata. E' anche la storia e le storie delle persone incontrate nel percorso oltre ad essere un diario personale di Rigatti che nell'isola di pietra si sente ospite, ma anche straniero, considerando questa condizione come altamente arricchente. Ed è per lui un viaggio catartico per guarire, lentamente, dalla dissoluzione della sua vita familiare e lenire il dolore per il fallimento del rapporto con la sua (ex) moglie.
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