Una Ragazza si aggira nella notte pordenonese, scoprendo gli spazi cittadini sotto una diversa prospettiva mentre vive una strana caccia al tesoro di amorosi sensi con il suo amato. Questa è la storia narrata ne “La città portata dalle acque” (Bottega Errante Editore) da Lorenza Stroppa che, abbandonati i territori fantasy decide di raccontare la propria città natale e proprio qui, ha presentato questa sua creazione
Come mai hai pensato di dare in un romanzo la tua personale visione di Pordenone? Da cosa è nata questa esigenza?
L'idea di scrivere di e su una città in modo originale, mescolando narrativa d'invenzione - fiction -, era uno dei presupposti della collana "Le città invisibili" dell'editore. Quando mi è stato proposto di scrivere un libro per quella collana ho raccolto la sfida e fatto mio, nel modo più vicino alle mie corde, il "format". Ne è nato un libro in equilibrio, un romanzo che è anche un racconto di Pordenone, del suo passato e del suo presente. Ho intrecciato la storia che volevo raccontare con la città, in modo che si contaminassero a vicenda, che dessero vita, con il loro mix, a un'altra storia.
Nel romanzo c'è una dicotomia abbastanza netta tra giorno/notte, detto/non detto. E' dovuta al fatto che tu veda la nostra città come divisa tra quello che c'è in superficie e quello che risiede in profondità? In fondo, e lo spieghi tra le tue pagine, Pordenone è una città d'acqua che nega di esserlo coprendo tutte le sue rogge... Leggi anche altre contraddizioni?
Mi intrigava l'idea di descrivere Pordenone di notte.Le città, al calare delle ombre della sera, cambiano aspetto, smussano gli angoli, aprono porte segrete,irradiano il calore e l'emozione della giornata, rielaborandolo in un altro modo.Passeggiare di notte per Pordenone aiuta a dilatare non solo i confini, ma anche i sensi, a percepire di più. E la città addormentata si racconta volentieri. Il contrasto con i capitoli alla luce del sole è venuto dopo, per ragioni strutturali alla trama (di fatto i capitoli di giorno sono dei flash back che approfondiscono il rapporto tra i due protagonisti)e per dare un altro sguardo a Pordenone che in effetti sì, per me è una città fatta di contraddizioni.E' una città d'acqua che nega di esserlo, è una città ricca di parchi, perlopiù dimenticati o vissuti soprattutto dagli stranieri, è una città con un grande fermento culturale ma che fatica a riconoscere, come se fosse una bizzarria, una follia...
La storia d'amore tra i due ragazzi è un pretesto per raccontarne un'altra ovvero quella per la tua città natale?
Entrambe le storie sono volte a trovare delle risposte: la Ragazza, mentre cerca il suo lui nella città-labirinto (come Orfeo cerca Euridice), cerca una risposta dentro di sé al suo amore; la città, quinta "animata" nelle pagine di questo libro,cerca la propria identità. A me premeva che Pordenone entrasse nella storia a poco a poco, come un'acqua di risorgiva affiora dal terreno.Tutti, alla fine, trovano qualcosa, che sia la risposta che volevano o no.
Nel libro racconti tanti episodi storici relativi ai luoghi che la Ragazza visita. Come ti sembra sia mutata, se lo è, Pordenone?
La percezione della città da parte dei suoi abitanti non è cambiata molto: ci sentiamo sempre periferici, lontani dai centri che dettano il potere, in qualche modo "paesani". In realtà però la vita a Pordenone è cambiata molto rispetto a quando io ero ragazzina. La città è diventata più aperta, più solare, più vivace. Ha iniziato a uscire dai propri confini, a guardare oltre in molti ambiti. Deve solo imparare a convivere con questa nuova spinta ed esserne più consapevole. Quando amici romani o milanesi arrivano qui per Pordenonelegge.it o Le Giornate del Cinema Muto, rimangono sorpresi di trovare una città così accogliente e piacevole. Dovremmo smettere di sorprenderci anche noi e provare a vederla con occhi nuovi
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