E per capire il sottotitolo basta citare come data chiave il 28 giugno. Nel 1914 in quella data Gavrilo Princip uccise a Sarajevo l’Arciduca d’Austria Francesco Ferdinando dando così il pretesto agli Asburgo per dichiarare guerra alla Serbia e scatenare il primo conflitto mondiale. Sempre nello stesso giorno ma nel 1992 il presidente francese Miterrand si recò nella capitale bosniaca per mettere sotto i riflettori la tragedia balcanica che si stava scatenando proprio in quella zona.
La Carmichael che insegna Storia dei Balcani e del Mediterraneo Orientale all’Università dell’Anglia ci propone un volume agile che riesce a raccontare con una palpabile ammirazione le bellezze di questo territorio e allo stesso tempo rende più chiari i motivi storici di attrito che proprio lì hanno messo di fronte le principali etnie slave del sud.
Una storia lunga e travagliata che parte con la conquista romana delle terre dinariche ed illiriche. Particolare interesse, ovviamente, per i periodi di dominazione ottomana e quella della dinastia degli Asburgo che hanno segnato tappe importanti per l’organizzazione della società bosniaca, da sempre multietnica e multi religiosa. Ortodossi, musulmani e cattolici sembravano aver trovato un punto d’incontro e stabilità sotto “l’unione e fratellanza” della Jugoslavia di Tito, ma alla sua morte nell’ 80 i vari gruppi etnico-religiosi si sono fatti avanti per esporre le proprie rivendicazioni, alcune delle quali risalivano ad episodi medievali. Le posizioni di cetnici, serbo-bosniaci, musulmani, e croati vengono esposte nel particolare così come azioni ed intenzioni degli uomini chiave delle guerre balcaniche: Milosevic, Tudjman, Karadzic, Mladic ed Izetbegovic. Nomi noti delle cronache degli anni '90 le cui gesta vengono qui ricostruite.
“Capire la Bosnia Erzegovina” ci permette di entrare in queste dinamiche politico-sociali illustrandole con grande chiarezza e dovizia di fonti e documenti, senza mai risultare pesante e troppo didascalico, mostrando e raccontando storie e paesaggi magari non troppo noti e fungendo da monito perché genocidi e massacri come quelli che hanno interessato la zona Balcanica non si ripetano più.
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