Questa riflessione non vuol essere un atto d'accusa verso la bicicletta e non vuole giustificare il fatto che talvolta raggiungere le piste ciclabili, quando ci sono, sia complicato. Tende invece a focalizzarsi su come il Codice della Strada venga interpretato da una particolare categoria di persone che denomineremo "Ciclista amatoriale professionista".
Il ciclista amatoriale professionista, a buon diritto si compra un bel mezzo per svolgere la propria attività sportiva. Poi si distingue per il fatto che si abbiglia in modo tecnico ineccepibile. Alcuni sfoggiano la maglia Carrera di Chiappucci, quella Gatorade di Bugno o quella Ariostea di Moreno Argentin, ricordi di un tempo (e una taglia) che fu, ma, tutto sommato è un peccato veniale.
I primi problemi nascono quando taluni di questi personaggi (spero non tutti) decidono di impegnare la carreggiata. In quel caso le leggi del Codice della Strada sono improvvisamente annullate: le piste ciclabili non si possono usare perchè "pericolose", anche perchè gli altri utenti non professionisti potrebbero rimanere traumatizzati dalle scie di fuoco create dall'alta velocità di questi bolidi umani. E' anche consentito viaggiare al centro della carreggiata, non rispettare semafori e precedenze, zigzagare e, in caso di gruppo, disporsi a ventaglio per non esporsi alle folate di vento.
Fino a qui tutto "normale". Poi si fa una piccola indagine sul web. Innanzitutto si va a leggere cosa dice in merito il Codice della Strada (lo trovate qui). Appurato che tutti questi comportamenti sono illegali e sanzionabili, basta andare su uno dei molti siti per cicloamatori per vedere cosa scrivono sull'argomento.
E qui casca il palco. Perchè il comportamento non è dettato dall'ignoranza o dal fatto di voler imitare qualche campione. E' un comportamento consapevole!
"Tale norma è
chiaramente inapplicabile per i ciclisti esperti (professionisti,
dilettanti o cicloamatori) che percorrono in allenamento le strade a
velocità sostenuta, a volte anche superiore a quella ex lege consentita
sulle piste ciclabili.
Anche perché se
tale categoria di ciclisti dovesse essere costretta a lasciare
repentinamente la strada consueta di allenamento per immettersi nella
pista ciclabile sicuramente ci troveremo di fronte ad una crescita
esponenziale di sinistri causa l’attraversamento di intersezioni, passi
carrai, pedoni, animali domestici ecc. che gli stessi non potrebbero
certamente evitare."
Così si legge qui
La riflessione allora si allarga, e anche lo sconforto. Secondo questa teoria dovrebbe
essere garantito anche ai rallysti o ai motociclisti (e alcuni già lo
fanno) di allenarsi ovunque senza rispettare nessuna norma e mettendo a
rischio l'incolumità di tutti...
Io penso che se si iniziassero ad applicare le sanzioni previste, a costo di risultare impopolari, qualche risultato si potrebbe ottenere. Voi che ne pensate?
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