Erich Maria Remarque scrisse "Ama il prossimo tuo"nel 1941, in piena seconda guerra mondiale. Il romanzo racconta le vicende di Ludwig Kern, giovane tedesco costretto a vivere da apolide in esilio per le proprie idee politiche e perchè ebreo, due condizioni non proprio in gran voga nel Vecchio Continente degli anni '30. Perchè rileggere quest'opera ai giorni nostri? Perchè, nonostante siano passati quasi ottant'anni, è possibile scorgere molte similitudini nelle dinamiche che regolano la vita quotidiana dei profughi odierni.
Oggi come allora c'è un esercito di profughi e sans papier che vaga per le frontiere d'Europa, senza permesso di soggiorno e di lavoro, cercando di sbarcare il lunario. Questo è il romanzo che racconta di emigrati e profughi, senza patria e sempre in fuga, senza possibilità di riconoscersi in niente e nessuno.
E fa riflettere come queste pagine riescano a descrivere situazioni e dinamiche che a me personalmente sembrano attualissime. Solo che mi pare anche che nella nostra quotidianità molti dei lettori che magari proverebbero empatia per i poveri personaggi oppressi dal regime nazista, non siano in grado di fare altrettanto con i profughi "moderni", citando malattie, lavoro rubato agli autoctoni, malavita, religione (basta sostituire la parola "ebreo" con "mussulmano") e complotti mondiali tipo il fantomatico "Piano Kalergi" (chi avesse piacere di approfondire l'argomento trova un mio breve scritto in merito QUI ). E, come la gente comune degli anni '30, continua indifferente o seccata la propria esistenza.
In fondo le parole del profugo Marill calzano perfettamente al nostro quotidiano:
"Siamo in un'epoca dura. La pace viene mantenuta a forza di cannoni ed aeroplani da bombardamento. Il senso di umanità con i campi di concentramento e le prigioni. Viviamo nello sconvolgimento di tutti i valori [...] Oggi si insegna aconsiderare colui che assale come il guardiano della pace, le vittime ed i perseguitati come i perturbatori della pace nel mondo. E c'è una gran parte dei popoli che crede in ciò"
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