Per uno strano caso o problema mio mentale ogni volta che sento parlare di Bosnia e Balcani mi vengono in mente alcune cose: da un lato le immagini terribili di Srebrenica e dall'altro quelle di "Underground" di Kusturica con le musiche di Bregovic (e purtroppo anche "Il complesso del Primo Maggio" di Elio...). Ecco, in maniera molto più profonda, poetica ed interessante, "Dieci prugne ai fascisti" (Elliot edizioni) di Elvira Mujcic, scrittrice bosniaca da anni residente in Italia, riesce ad esprimere mirabilmente questa dicotomia.
Lania è una ragazza bosniaca che è emigrata in Italia durante la guerra che ha insanguinato la ex Jugoslavia negli anni '90. "Dieci prugne ai fascisti" racconta l'organizzazione del viaggio funebre per riportare la nonna nella sua città natale. E, riassumendolo così, chi scrive questa recensione raggiunge vette di banalità e presappochismo abissali. In realtà racconta di una famiglia, composta da Lania, i fratelli Candido e Zeligo, La Madre (maiuscolo) e Nana (la nonna) che nella diaspora ha cercato di integrarsi, pur mantenendo le proprie tradizioni, ma dovendo sopportare pesi e macigni difficili da superare ed esprimere: l'essere forzatamente profughi e non riuscire a superare (e nemmeno a nominare) quell'assurda guerra fratricida che ha strappato ai protagonisti gli affetti più cari. In effetti "la guerra" (e la città di origine, tristemente famosa, che viene nominata solo a fine libro) è un personaggio invisibile del libro, che condiziona pensieri e comportamenti dei vari protagonisti. Abbiamo così la fortuna di leggere un libro poetico, dolente ma che, allo stesso tempo, contiene tratti di brillante ironia e sarcasmo (gustose in tal senso le pagine sulle carte di soggiorno, con Lania e La Madre accusate dai due fratelli di essere leghiste...) miste a momenti più intimi come la descrizione del lavaggio della salma di Nana. "Dieci prugne ai fascisti" riesce nell'impresa di emozionarci facendoci vivere le storie personali di coloro che sono incocciati nelle pieghe della Grande Storia. E in questo fa decisamente un lavoro migliore di altri che ci si sono cimentati (vedi, ad esempio "Amore sesso e altre questioni di politica estera" di Jesse Armstrong )
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