Ogni tanto, fortunatamente, capita che un giallo di ambientazione locale non sia semplicemente l'occasione per affastellare una dietro l'altra una serie di cartoline dell' APT e condirle con una spruzzata di vino rosso, frico, muset e brovada. Nel 2018 sembra che il trend sia positivo visto che, senza dimenticare il buon Drago Furlan di Flavio Santi, possiamo già contare su "Fiori sopra l'inferno" di Ilaria Tuti e ora su "Una vita per una vita", scritto a quattro mani da Pierluigi Porazzi e Massimo Campazzo.
L'ispettore Cavalieri vive un periodaccio. Il rapporto con la moglie è sempre più inesistente e i primi sintomi di una malattia neurodegenerativa lo tormentano. Inoltre inizia ad indagare su una serie di suicidi che paiono essere collegati da un unico elemento: le vittime hanno tutte un parente che ha frequentato una classe del Liceo Classico Stellini. La stessa classe frequentata dall'Ispettore Cavalieri. Inizia così un viaggio a più voci che lo riporta indietro di trent'anni facendolo raschiare un barile nel quale non vorrebbe immergersi: quello della sua adolescenza, costellata da delusioni, sogni infranti e la consapevolezza di essere stato dalla parte degli "sfigati" piuttosto che da quelli degli studenti popolari e vincenti. Una classe del liceo, un microcosmo particolare che vive di vita propria e i cui rapporti sono fragili e in continuo mutamento. Come saranno cambiati gli studenti liceali dopo che la vita li ha messi alla prova? Cavalieri sarà costretto, suo malgrado, a riaprire una porta che avrebbe voluto tenere ben chiusa. Ma il lettore entrerà anche nella mente e nei pensieri dell'assassino, rendendosi conto di quanto poco basti per trasformare un gesto in un'umiliazione che cambia la vita. Ma è possibile covare un risentimento per così tanti anni? Può un episodio di bullismo trasformarsi in ferocia e rendere la vittima un pericoloso e raffinato serial killer? La risposta si trova nella trama di "Una vita per una vita" che grazie ad uno stile secco e non pomposo e ad un meccanismo narrativo ben oliato giocato sull'equivoco e la sottile abilità di confondere le figure di vittima e carnefice tiene avvinto alla pagina il lettore.
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