venerdì 20 dicembre 2024

Se ti acchiappo - Paolo Morganti

Adalberto Maria Donati è un personaggio singolare. Ha alle spalle una vita familiare travagliata e i tic e i rumorosi sintomi della sindrome di Tourette dalla quale è affetto potrebbero pregiudicare in maniera pesante la sua vita sociale. Ma Donati non è un tipo che si arrende facilmente e adottando delle bizzarre contromisure riesce a limitare gli eccessi che la sua malattia gli causa e trasforma il suo essere decisamente politicamente poco corretto e molto diretto in un vantaggio professionale. Perché Adalberto Maria è un poliziotto della squadra investigativa della questura di Udine. In “Se ti acchiappo” (Morganti editore) il nostro eroe si trova a dover risolvere un caso intricato che lo mette di fronte ad un efferato serial killer: il Pastaio. Questo assassino seriale, che compirà la sua parabola criminale nel giro di una settimana al ritmo di un omicidio al giorno, deve il  soprannome al suo particolare modus operandi. Infatti uccide le proprie vittime nella loro abitazione. Ma non si accontenta di infierire a colpi di arma contundente. Prima si appropria di una fetta delle loro natiche e poi trasforma i cadaveri in modo che assomiglino ad un’opera d’arte famosa, partendo da l’ “Innocenzo X” di Francis Bacon e passando per Munch e Arcimboldo. Non contento il criminale decide di cucinare sulla scena del delitto un primo piatto di pasta (da qui il soprannome) e quando Donati raggiunge il cadavere riceve via messaggio anche un link che lo rimanda ad un’adeguata colonna sonora.
Un bel rompicapo che sembra tagliato su misura per l’investigatore che tra le proprie passioni oltre a quella per il cibo e per la cucina ha anche quelle per l’arte e per la musica, in particolare per i gruppi progressive degli anni ’70. Ad aiutare l’eroe della vicenda verso la risoluzione del caso ci sono il suo vice Natucci e la fidanzata Pansè Parolin, neanche a dirlo cuoca sopraffina e proprietaria di una trattoria nel centro di Udine.

Il nuovo libro del poliedrico scrittore friulano Paolo Morganti, che passa con disinvoltura dal raccontare le vicende cinquecentesche del pievano Pre Michele e del suo amico speziale Martino da Madrisio, piuttosto che quelle del suo cane (l’impareggiabile Piero), lo vede confrontarsi con la struttura del giallo in quello che per parola dello stesso autore dovrebbe essere l’incipit di una nuova serie basata sul personaggio di Adalberto Maria Donati. In questo senso il libro è godibile e ben congegnato. Quella che stilisticamente è la sua particolarità ovvero il cercare di immedesimarsi nei pensieri e nella personalità di un uomo affetto dalla sindrome di Tourette, tramite lunghi monologhi interiori o flussi di coscienza più o meno joyciani, alla fine rischia di essere anche una debolezza. Perché i pedissequi spiegoni sulle ricette culinarie, sulla musica o la storia dell’arte piuttosto se un qualsiasi aneddoto storico che frulla nel capo di Donati tendono un po’ ad appesantire la lettura e a togliere ritmo ad una narrazione altrimenti piuttosto efficace.

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