Un bel rompicapo che sembra tagliato su misura per l’investigatore che tra le proprie passioni oltre a quella per il cibo e per la cucina ha anche quelle per l’arte e per la musica, in particolare per i gruppi progressive degli anni ’70. Ad aiutare l’eroe della vicenda verso la risoluzione del caso ci sono il suo vice Natucci e la fidanzata Pansè Parolin, neanche a dirlo cuoca sopraffina e proprietaria di una trattoria nel centro di Udine.
Il nuovo libro del poliedrico scrittore friulano Paolo Morganti, che passa con disinvoltura dal raccontare le vicende cinquecentesche del pievano Pre Michele e del suo amico speziale Martino da Madrisio, piuttosto che quelle del suo cane (l’impareggiabile Piero), lo vede confrontarsi con la struttura del giallo in quello che per parola dello stesso autore dovrebbe essere l’incipit di una nuova serie basata sul personaggio di Adalberto Maria Donati. In questo senso il libro è godibile e ben congegnato. Quella che stilisticamente è la sua particolarità ovvero il cercare di immedesimarsi nei pensieri e nella personalità di un uomo affetto dalla sindrome di Tourette, tramite lunghi monologhi interiori o flussi di coscienza più o meno joyciani, alla fine rischia di essere anche una debolezza. Perché i pedissequi spiegoni sulle ricette culinarie, sulla musica o la storia dell’arte piuttosto se un qualsiasi aneddoto storico che frulla nel capo di Donati tendono un po’ ad appesantire la lettura e a togliere ritmo ad una narrazione altrimenti piuttosto efficace.
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