Per il vicequestore Rocco Schiavone, alla sua quattordicesima apparizione in un romanzo, c’è l’ennesima rottura di coglioni del decimo livello. Questa volta prende la forma di un ciclista morto sulle strade di Aosta. Paolo Sanna, questo il nome del cadavere, non pare vittima di una tragica fatalità, ma di un deliberato tentativo (andato a segno) di omicidio.
Da qui si dipana una vicenda complessa che Antonio Manzini racconta ne “Il passato è un morto senza cadavere” (Sellerio). Il cinquantenne Sanna è ricco e mantenuto dalla famiglia. Vive in una casa di design che però appare senz’anima e poco vissuta. D’altronde ha cambiato continuamente città di residenza, quasi fosse un uomo in fuga. E in realtà è proprio così: un uomo in fuga dal proprio passato. Un passato torbido e misterioso che porterà Schiavone ad indagare su fatti avvenuti a distanza di anni, quando Sanna svolgeva il proprio servizio di leva. E lo porterà in una località friulana di invenzione chiamata Erbacore. Ma nella grande densità di avvenimenti si inserisce anche un’altra vicenda, che colpirà Schiavone al cuore. La misteriosa scomparsa della giornalista ed (ex?) di Schiavone Sandra Buccellato.Manzini con questo romanzo torna in qualche modo al passato, e non solo per il titolo. Riacquista la capacità e la vena felice che aveva nei romanzi centrali della serie mettendo la storia poliziesca al servizio della riflessione e degli spazi emozionali. Una capacità che si era un po’ annacquata nelle ultime prove, anche se il fascino del vicequestore più amato (e discusso) d’Italia era rimasto inalterato.
Manzini ritorna anche in Friuli, una terra che pare affascinarlo, anche se vi ambienta eventi criminosi. In ogni caso, al netto dei contributi della FVG Film Commission, la nostra regione pare acquistare sempre più punti come ambientazione di romanzi e serie di successo. In questo romanzo non ci sono personaggi folgoranti, ma la storia regge alla grande, c’è anche il lato umoristico con il buon D’Intino alle prese con le App di dating online, ma la sensazione generale è nera e dolorosa e questo è il più gran pregio e motivo d’interesse di questo giallo.
Da qui si dipana una vicenda complessa che Antonio Manzini racconta ne “Il passato è un morto senza cadavere” (Sellerio). Il cinquantenne Sanna è ricco e mantenuto dalla famiglia. Vive in una casa di design che però appare senz’anima e poco vissuta. D’altronde ha cambiato continuamente città di residenza, quasi fosse un uomo in fuga. E in realtà è proprio così: un uomo in fuga dal proprio passato. Un passato torbido e misterioso che porterà Schiavone ad indagare su fatti avvenuti a distanza di anni, quando Sanna svolgeva il proprio servizio di leva. E lo porterà in una località friulana di invenzione chiamata Erbacore. Ma nella grande densità di avvenimenti si inserisce anche un’altra vicenda, che colpirà Schiavone al cuore. La misteriosa scomparsa della giornalista ed (ex?) di Schiavone Sandra Buccellato.Manzini con questo romanzo torna in qualche modo al passato, e non solo per il titolo. Riacquista la capacità e la vena felice che aveva nei romanzi centrali della serie mettendo la storia poliziesca al servizio della riflessione e degli spazi emozionali. Una capacità che si era un po’ annacquata nelle ultime prove, anche se il fascino del vicequestore più amato (e discusso) d’Italia era rimasto inalterato.
Manzini ritorna anche in Friuli, una terra che pare affascinarlo, anche se vi ambienta eventi criminosi. In ogni caso, al netto dei contributi della FVG Film Commission, la nostra regione pare acquistare sempre più punti come ambientazione di romanzi e serie di successo. In questo romanzo non ci sono personaggi folgoranti, ma la storia regge alla grande, c’è anche il lato umoristico con il buon D’Intino alle prese con le App di dating online, ma la sensazione generale è nera e dolorosa e questo è il più gran pregio e motivo d’interesse di questo giallo.
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