martedì 2 gennaio 2018

La Terra del Ferro e del Fuoco - Cap. I - Un antiestetico punto nero

Visto l'avvio dell'anno nuovo ho deciso di pubblicare su questo blog, a capitoli, il piccolo romanzo "La Terra del Ferro e del Fuoco" che ho scritto qualche anno fa. Nessuna velleità di pubblicazione (anche se esiste una versione cartacea, fatta in autopubblicazione sulla rete), ma solo il piacere di averlo scritto, perchè è stato un divertimento. Non mi piace raccontare di cosa parla il testo. Chi ha piacere può leggerlo qui sotto

Un antiestetico punto nero


Un antiestetico punto nero. Non sul viso di una bella ragazza, ma su una maledetta cartina stradale. Uno sconosciuto paesino montano. 300 anime sperdute tra i monti. Luci, ombre e vento, tanto vento. Costantemente vento.
" E fa pure un freddo becco…" - pensò Martin.
Si era appena sciroppato un tot di chilometri montani per raggiungere quel luogo dimenticato da Dio e aveva anche dovuto sottostare alla dura legge della coda vacanziera. Ovviamente il Grande Capo aveva deciso che la libreria presso la quale lavorava sarebbe rimasta chiusa il minimo indispensabile ("Per garantire il miglior servizio possibile alla esigente clientela"- recitava la scusa ufficiale) e quindi gli unici giorni liberi coincidevano con il weekend di Ferragosto.
Come d'abitudine in quei giorni si erano riversate sulle strade migliaia di automobili per raggiungere le località montane e cercare, anche solo per una giornata, un po' di sollievo contro la canicola che attanagliava le città di pianura. Quindi Martin, costretto suo malgrado ad una partenza "deficiente" era stato imbottigliato nel traffico per molti chilometri, anche perché per raggiungere l'amena località montana che lo attendeva aveva dovuto passare tutte le più ambite mete vacanziere della vallata.
Scese dall' auto grondante di sudore e venne subito sferzato da una gelida raffica di vento. Raffica che gli fece riflettere amaramente sul fatto che il suo attuale abbigliamento sarebbe stato forse più adatto ad una gita in località balneare piuttosto che ad un'escursione in alta quota. Ma tant'è, ormai il danno era fatto e si sarebbe dovuto adeguare.
Guardò con preoccupazione la sua vecchia autovettura. Il "topo", come la soprannominava la sua fidanzata storica, lo aveva accompagnato fedelmente in tutte le sue scorribande giovanili, ma ormai aveva raggiunto un' anzianità tale da far invidia anche alla scalcagnata macchina del Tenente Colombo. Ultimamente prestava servizio solamente sulla tratta Casa - Ufficio e affrontare le salite dolomitiche era stata una dura prova. In più sembrava che nell'intero paesino non esistesse un parcheggio che non fosse in pendenza.
" Speriamo di non doverla andare a recuperare a valle" - aveva chiosato Martin salendo la scalinata dell' Albergo Ristorante Bar "Il Rododendro", unico ritrovo sociale del luogo nonché unica zona nei chilometri circostanti nella quale Martin aveva potuto rilevare una qualche tipo di attività e presenza umana.
Appena attraversata la soglia d'ingresso del locale venne immediatamente individuato dagli altri avventori come individuo estraneo e potenzialmente pericoloso.
D'altronde i bermuda fantasia hawaiana e la T - Shirt di Jiggen di cui faceva orgogliosamente sfoggio non deponevano certo a suo favore.
Decise di non attirare ulteriormente l'attenzione e si sedette al tavolo più appartato che gli riuscì di trovare.
Nel frattempo il caldo tepore del locale iniziò a corroborare le sue membra intirizzite e poco coperte. Sembrava che col calore si riattivassero anche le sue facoltà cerebrali, che erano andate momentaneamente in letargo causa imprevisto avvento della stagione autunnale.
Così, con il filtro di una cortina fumogena che faceva capire come le ultime normative sul divieto di fumo nei locali pubblici non avessero ancora raggiunto quello sperduto lembo d'Italia, iniziò a guardarsi in giro e piccoli flash del locale iniziarono a colpire la sua attenzione.
Cartina geografica delle Dolomiti stampata dal Touring Club nel 1936.
Elegante e sobrio trofeo di caccia consistente in una capoccia di cervo che troneggiava sopra l'ingresso della stanza ristorante.
Vissuto tavolo da billiardo al centro del locale attorno al quale si affannavano loschi figuri, presumibilmente falegnami, muniti di stecca, camicia di flanella d'ordinanza e bestemmia libera.
Il corso dei pensieri di Martin venne interrotto dall'apparizione al suo tavolo di una zelante cameriera.
" Buongiorno " - disse con voce innaturale e fastidiosamente squillante - " Scusi l'indiscrezione, ma posso chiederle qual buon vento la porta a farci visita ? Sa di solito non viene mai molta gente da fuori…"
Martin indugiò. Squadrò la cameriera. Sembrava la sosia della Madonna del periodo di "Cercasi Susan disperatamente" , giunta sul palcoscenico della vita con circa vent'anni di ritardo. Capello cotonato e mechato, enormi orecchini circolari e chewing gum ciancicato fra le labbra.
Avrebbe potuto rendere indimenticabile la giornata di quella povera anima inventandosi un proprio affascinante ed avventuroso alter ego, ma preferì attenersi al copione divino che prevedeva per lui il ruolo di mite libraio. D'altronde alle volte affrontare i clienti era equivalente ad una fatica erculea.
" Resterò in paese per qualche giorno. Ho prenotato una camera qui da voi. "
La cameriera arrossì violentemente. Poi presa da eccitazione crescente:
" Ma certo, come ho fatto a non riconoscerla subito! "
Precisa ed inesorabile come un mitragliatore M16 ben oliato, sommerse il povero Martin con una salva di proiettili che prendevano la forma di suono e parola.
" Lei dev'essere Mr. Màrtin. È americano vero? L' ho immaginato subito, appena ho visto il nome sulla prenotazione e la sua provenienza. Poi il suo abbigliamento ha confermato la mia tesi. Quando lei è entrato mi sono subito detta: vestito così non può che essere americano.Lavora per caso alla Base militare di Aviano? "
Sicuramente nella mente della fanciulla cresciuta, a quanto sembra, a pane e Top Gun stavano risuonando le note di " Take my breath away".
" Mi chiamo Martìn " - la corresse con fare asciutto, approffittando di una pausa fatta dalla sua interlocutrice per riprendere fiato - " L'accento va sulla i ". E contemporaneamente maledisse il fatto di essersi vestito come un emulo di Elvis Presley in servizio alla base navale di Honolulu.
Vide dipingersi sul volto della ragazza tutta la delusione del mondo. Niente più glamouros soundtrack. La puntina si era incantata sul solco del LP e lasciava solo un grande senso di vuoto
" Sono italiano, abito a Pordenone. Ma, " - aggiunse Martin, quasi si sentisse in dovere di riparare ad un torto commesso - " abitando da quelle parti conosco molte persone americane."
La ragazza si rianimò e sembrava pronta a sottoporlo ad un nuovo pressante interrogatorio sulla way of life dei soldati americani residenti nella pedemontana pordenonese. Per fortuna la padrona del locale la incenerì con sguardo omicida, inibendole gli intenti indagatori.
" Cosa le porto Mister Màrtin? Ok… Ok… Ho capito faccio io. Non si preoccupi penso io a lei. Per qualsiasi evenienza si rivolga a me: chieda di Miriam e io sarò pronta in un baleno a soddisfare tutti i suoi desideri. Bye Mr. Màrtin. See you later…"
Occhiolino malizioso e ritorno verso il bancone con voluttuosa andatura ondeggiante dell'artistico fondoschiena.
Stordito dall'impetuoso fiume di parole Martin non era riuscito ovviamente a rimarcare il fatto che la pronuncia esatta del suo cognome era quella con l'accento che cadeva sulla ì. Non era riuscito ne ad informarsi adeguatamente su quali sarebbero stati i suoi "desideri soddisfatti", né, tantomeno, a fare un' ordinazione.
Sprofondò nella comoda poltrona divanetto che lo aveva visto protagonista di quel finto dialogo nel quale non era riuscito a profferir verbo. E sperò ardentemente che Miriam non si presentasse al suo tavolo con un doppio Cheeseburger, accompagnato da patate fritte, ketchup e Coca Cola.
Fortunatamente potè affogare i propri pensieri in un tazzone fumante di cappuccino ed una torta di mele, della quale era ghiotto sin dai tempi della scuola elementare.
Miriam pian piano guadagnava punti nel suo personale tabellino.
***

La camera che gli era capitata in sorte si trovava all'ultimo dei tre piani che componevano l'edificio. Per raggiungerla aveva dovuto passare per una scala esterna che collegava la reception alla zona camere. Esposto al gelido e vorticoso vento, elemento caratteristico del luogo, aveva passo passo avuto ragione dei 56 scalini di pietra ruvida. Come uno scalatore mal equipaggiato si era inerpicato aggrappandosi saldamente al corrimano in legno, confidando che questo, dall'aspetto tuttaltro che rassicurante, reggesse il peso. Alla fine, mezzo assiderato, ma soddisfatto aveva raggiunto il suo personale Everest.
Per riprendersi si distese sul letto matrimoniale, con copriletto dalla fantasia flower power tipicamente anni '70, che dominava la stanza.
" Che ci fai qui, Martin ? " - si chiese - " Stai inseguendo una persona in carne ed ossa, un ideale, o solamente i tuoi demoni ed ossessioni personali? "
Martin esitò. Era campione mondiale nel mettere in crisi autonomamente le poche certezze che aveva nella vita.
" Tu pensi troppo " - gli avevano detto troppe volte.
Touchè.
Ma come si poteva guarire da quella perniciosa malattia?
Questa volta però sentiva che era diverso. Doveva essere diverso. Non era andato in quella landa triste e sperduta invano. Anche se al momento non sapeva ancora come sarebbe proseguita la vicenda.
Anzi di una cosa era sicuro. Era assolutamente necessario liberarsi dalla tenuta da surfista di Maui per indossare un abbigliamento più consono alla situazione. Contento per esser riuscito a prendere almeno una decisione nell'arco della giornata e aver sconfitto il suo dubbioso ego, Martin si vestì come un perfetto montanaro. Di quelli da cartolina dell' APT.
Ora era pronto per poter affrontare le intemperie e le alte vette. Decise di prendere un primo contatto uscendo sull' ampio balcone in dotazione alla camera.
Aprì la pesante porta di legno e, come preventivato, venne investito da una potente raffica di vento.
Il balcone, ovviamente tutto in legno, scricchiolava in maniera abbastanza allarmante sotto il peso di Martin, che si chiedeva perché mai avrebbe dovuto crollare proprio mentre vi stazionava sopra lui.
" Perché sono secoli che nessuno ci mette più piede…" - disse una vocina proveniente da un remoto anfratto del suo cervello. Fatto che ovviamente lo mise immediatamente in agitazione.
La cosa migliore da fare in quei casi era focalizzare la propria attenzione su qualcos'altro. Quale miglior occasione per osservare il complesso montuoso che gli si stagliava davanti? Da quanto appreso dalla cartina del Touring (si quella del '36…) di fronte doveva avere le cime dell' Antelao, e del Monte Pelmo col suo caregon, dove si narra si sedessero gli dei a meditare sulle vicende umane.
Rinvigorito da una visione così maestosa, Martin si sentì quanto mai deciso a proseguire nel compimento della sua impresa.
" Non vedo cosa possa fermarmi ormai " - si disse baldanzoso, appoggiandosi al parapetto e dando un'occhiata al paesaggio sottostante, reso microscopico dalla distanza.
Sbiancò.
La solita, maledetta, vocina aveva appena ricordato al suo corpo che soffriva di vertigini.

***

" Questo è quello che fa per lei, Mr. Màrtin " - disse tutta cerimoniosa Miriam.
Il bicchiere Duralex che Martin si era ritrovato in mano conteneva un liquido misterioso di color giallo arancio, riscaldato alla temperatura di fusione del piombo.
" Pensi davvero che ingurgitare questo bibitone alcolico ti schiarisca le idee e ti faccia trovare la strada giusta? " - si chiese Martin.
Non aveva nessuna voglia di darsi una risposta. D'altronde non aveva nessuna voglia neanche di tracannare il poco rassicurante beverone. Appollaiato sull'alto sgabello, dapprima si stiracchiò e quindi, appoggiando il mento sul bancone come un cane bastonato, iniziò a guardare di sottecchi la lunga teoria di bottiglie di superalcolici che lo sovrastavano.
Fin da piccolo lo avevano incuriosito quei colorati contenitori di liquidi dai nomi esotici e dall' aspetto vagamente e intrigantemente proibito ( " Sono cose per grandi. Se le bevi adesso non cresci più e rimani piccolino" - lo ammoniva sempre il nonno.). Dopo aver raggiunto un' altezza che riteneva abbastanza dignitosa e che gli permetteva di non essere bollato come affetto da nanismo, Martin si era dedicato con profitto alla scoperta e all' assaggio di quelle sostanze.
Era però assolutamente convinto che in tutti i locali, escluse due o tre bottiglie, la maggior parte dei recipienti fosse esposta come affascinante scenografia.
In sostanza non importava l'effettiva bontà del contenuto, ma l'esotica suggestione che riusciva a produrre nella mente dell' avventore. Che però, a giudicare dalla polvere che in genere ricopriva talune bottiglie, non era mai così coraggioso da azzardare anche un assaggio.
In questo caso, oltre ad alcuni classici come Martini, Montenegro, Jagermeister, Amaretto di Saronno, attrassero la sua attenzione alcune bottiglie di produzione casalinga (vista la presenza al loro interno di foglie di dubbia provenienza, Martin ipotizzava si trattasse di liquore di ruta), un enigmatico, ma adatto al luogo, liquore Kapriol e, infine, l'inquietante Petrus Boonekamp, la cui pubblicità lo aveva perseguitato nella fanciullezza durante i primi anni '80. In seguito non aveva mai avuto l'ardire di provarlo, anche perché immaginava fosse andato fuori produzione.
Non lo avrebbe assaggiato neanche in questa occasione, ma si ripromise di segnalarlo alla Frasca da Ciccio, non appena rientrato a Pordenone.
Finita la rassegna, non restava altro che affrontare il bicchiere che si ritrovava tra le mani.
Si trattava di un Punch con rum e il famigerato Mandarinetto Isolabella, preparato con amorevole cura da Miriam, che ora aspettava ansiosa di vedere la reazione del suo cliente preferito.
Hop! E via.. Il liquido scese veloce per l'esofago di Martìn, provocandogli una piacevole sensazione di stordimento e svariate ustioni interne di grado non classificabile, prima di depositarsi placidamente nella sacca gastrica.
Martin guardò Miriam con uno sguardo che secondo i suoi calcoli doveva essere simile a quello di Clint Eastwood nei film di Sergio Leone o a quello di Gary Cooper in Mezzogiorno di Fuoco. Purtroppo non era mai stato troppo forte in matematica e il suo viso assunse un'espressione ebete che avrebbe fatto vergognare persino il peggior Jim Carrey.
Fortunatamente venne in suo soccorso Miriam:
" Quasi dimenticavo. " - disse sventolando un piccolo fogliettino bianco " Prima, mentre lei era di sopra in camera è passato un signore che la cercava. Io gli ho detto che l'avrei fatta chiamare, ma lui ha detto che non aveva importanza. E mi ha lasciato questo bigliettino da consegnarle ".
Ovviamente era così concitata che aveva pensato bene di non respirare nemmeno un secondo mentre parlava.
" È sicura che cercasse me? "
" Beh, sì. Mi ha chiesto " - breve risolino - " da dove veniva «quel buffo personaggio vestito da spiaggia». Proprio così ha detto, Mr Màrtin" - disse Miriam assumendo un cipiglio serio - " Io ho detto tutto quello che sapevo. Ho fatto male, Mr. Martin? "
"No, ha fatto benissimo" - la rassicuro Martin. Rise immaginando Miriam che raccontava al misterioso estraneo mirabolanti avventure sul suo conto.
" Per fortuna. Mi stavo già preoccupando. Sa io sono specialista nel combinare disastri e a parlare troppo quando non è il caso ".
Non c'era da dubitarne.
" Prosegua pure, Miriam "
" Vede era un signore abbastanza anziano, dai modi educati e gentili. Dopo avermi ascoltata ha chiesto se poteva avere una penna ed un fogliettino perchè voleva lasciarle un messaggio "
Il fogliettino in questione scivolò furtivo tra le mani di Martin che, quasi timoroso di ciò che avrebbe potuto leggerci, lo aprì molto lentamente.
Era scritto con una calligrafia ampia, curata. Martin pensava che si sarebbe potuta descrivere come aristocratica.

Caro Signor Màrtin (apprendo il suo nome dalla gentile signorina che probabilmente le consegnerà questo mio scritto), sono estremamente lieto di darle il benvenuto in questo scampolo sperduto di mondo. Il suo abbigliamento all'inizio mi aveva sinceramente sconfortato, ma in fin dei conti l'abito non fa il monaco e se mi ha raggiunto fin quassù lei deve essere una persona speciale.
La prego di raggiungermi al più presto. Lei dovrebbe sapere dove.
Salus
BB

Martin si illuminò. Non stava lottando contro i suoi personali mulini a vento. Tutta la storia non era stata inventata dalla sua fervida immaginazione. In più sapeva esattamente dove lo avrebbe trovato. O almeno così sperava.
" Mi scusi, Miriam, potrebbe per caso descrivermi la persona che le ha lasciato questo messaggio? "
" Come le ho già detto era un signore anziano, gentile. Ma non di quelli piccolini e gracili. Si mantiene molto bene. Alto, con una barba bianca ben curata. E molto ben vestito. Con un lungo impermeabile verde - grigio. Mi ricorda un po'…. Sì… Proprio lui ! Ha presente Sean Connery? "
" Grazie Miriam. È stata veramente gentilissima. E molto precisa. " - disse Martin sgattaiolando fuori dal locale ed affrontando la consueta tormenta ventosa.
Miriam restò trasognata sulla soglia a rimirarlo, mentre si allontanava velocemente e diventava un minuscolo puntino.
Lieta di esser stata d'aiuto al proprio personale super eroe trasse un profondo sospiro.



***

Subito dopo essere uscito dal "Rododendro" Martin si diresse con passo sicuro verso la piazzetta del paese. Sul sagrato del piccolo duomo cittadino, attorno ad una minuscola fontana, c'erano alcune panchine che avrebbero dovuto fornire un momentaneo sollievo agli affaticati turisti che stravolgevano i loro organismi, sottoponendoli a tour de force e marce forzate attraverso i sentieri montani.
Al momento erano occupate da donne del luogo, di età difficilmente definibile, che si stavano scambiando le ultime confidenze sulle novità del piccolo borgo. Martin era quella che si sarebbe potuta definire una notizia da prima pagina nel bollettino locale.
Non appena si avvicinò alla mappa del paese che era appesa su una plancia a poca distanza dalle suddette panchine provò la sgradevole sensazione di sentirsi osservato.
Con studiata noncuranza esplorò la carta riuscendo ad individuare col suo investigativo indice il luogo nel quale avrebbe teoricamente incontrato il fantomatico BB.
Nel frattempo sentiva che una decina di occhi insistentementi indagatori gli si erano dolorosamente conficcati sulla schiena.
Era giunto il momento di dare a quelle signore una vera emozione. Martin, dopo aver studiato bene il percorso da compiere, si esibì in uno scatto felino e approcciò la salita che portava verso la parte alta del paese.
Si allontanò inseguito da un minaccioso stormo di curiosi bulbi oculari.
Sicuramente nel paese si sarebbe parlato ancora per molti anni di quel misterioso individuo che aveva letto le indicazioni stradali e poi se l'era data a gambe.
Chi era?
Uno che non era in grado di vestirsi.
E questo era assodato.
Ma cosa aveva fatto di male per fuggire in quella maniera?
Era un truffatore?
No. Non sarebbe scappato. Tanto al giorno d'oggi i roba tutti.
Peggio.
Uno stupratore?
No. Non ci aveva provato con nessuna donna presente.
Peggio.
Un assassino?
No. Apparentemente non aveva nessuna arma e non sembrava il tipo da poter uccidere una persona a mani nude.
Peggio.
Peggio?

Martin intanto fagocitava ad ampie falcate l' erta stradina che scorreva sotto i suoi piedi. Tutto attorno gli pareva confuso, indistinto. Passava biciclette, giovani turisti, anziani in passeggiata digestiva senza riuscire neanche a distinguerne i contorni.
In testa gli rimbombavano confusi i pensieri. Era come un bambino che attendeva eccitato di aprire i tanto attesi regali natalizi, temendo allo stesso tempo di rimanerne deluso.
Provava quella bellissima sensazione che si ha nel momento in cui una cosa lungamente desiderata è quasi a portata di mano e il desiderio sta per essere appagato.
Arrivò tutto concitato nel luogo che riteneva dovesse essere quello destinato all' incontro. La strada era circondata da file regolari di alberi: pini, querce, larici.
Sulla sinistra, vide seduta su uno strano masso una figura imponente, avvolta in un lungo pastrano.
Si accorse che lo stava osservando e nel frattempo sorrideva bonariamente. Divertito.
Martin, piegato dalla fatica e col volto congestionato e stravolto dallo sforzo, tentò di articolare qualche suono.
Vanamente.
Chiuso nel proprio involontario e persistente mutismo Martin vide avvicinarsi il bonario impermeabile che gli si rivolse con voce decisa, ma allo stesso tempo allegra e comprensiva.
" Ce ne ha messo di tempo, giovanotto. "

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