venerdì 19 settembre 2025

Mossad. Una notte a Teheran - Michael Sfaradi

“Come avrà fatto il miglior servizio segreto al mondo a non accorgersi che il 7 Ottobre 2023 Hamas stava attaccando Israele?” La domanda è più che legittima leggendo come viene descritto il servizio segreto israeliano in “Mossad. Una notte a Teheran” di Michael Sfaradi. Spesso nelle pagine di questa spy story che parte da fatti reali, infatti, si sottolinea come il lavoro di questo servizio segreto sia riconoscibile per efficienza, capacità di prevedere i fatti e soprattutto pulizia. Il romanzo ruota attorno all’operazione segreta — ispirata alla sottrazione di archivi iraniani resa pubblica da Benjamin Netanyahu nel 2018 — in cui agenti dell’intelligence israeliana recuperano documenti sul programma nucleare iraniano. Sfaradi costruisce attorno a questo nucleo una narrazione serrata che intreccia pianificazione, infiltrazioni, imprevisti sul terreno e le tensioni politiche e morali che accompagnano un’azione di spionaggio di portata eccezionale. Il testo privilegia la ricostruzione logistica dell’operazione e la psicologia degli agenti coinvolti, piuttosto che inseguire scene spettacolari di azione: molte sequenze sono basate su decisioni tattiche, silenzi, attese e piccoli gesti che determinano il successo o il fallimento.E letto come opera di fiction il romanzo di Sfaradi funziona veramente bene. E’ congegnato con precisione, mantiene bene la tensione e soprattutto ha personaggi interessanti, a partire dal protagonista, ovvero l’agente Ilan Ghorbani, reclutato con altri undici e spedito sotto copertura in Iran, grazie alla sua conoscenza del farsi, derivata dal fatto che la sua famiglia iraniana lo era davvero ed era fuggita dal paese degli Ayatollah dopo che questi avevano spodestato lo Scia Reza Palhavi. Visto il numero questi agenti infiltrati non possono che essere “Apostoli” e Ghorbani è Apostolo 04. Il nostro eroe giunge in Iran dopo che nel suo primo incarico, a Berlino, era stato testimone dell’uccisione di un tecnico della Siemens da parte di un arabo. Ma prima della tragedia aveva colto un interessante conversazione riguardante progetti di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. E da qui si dipana la lunga tela del giallo. Che porterà Ghorbani a rischiare più volte la pelle, ad avere a che fare con i servizi segreti non solo iraniani, ma anche tedeschi e a conoscere faccendieri che sguazzano in questo ambiente carico di morti e tensioni e si arricchiscono come il misterioso belga Andrè Van De Velde. Perché da quelle parti non si vuole fare business solo con la Gaza Riviera, ma sono anni che i trafficanti d’armi ingrossano il portafogli a spese di poveri civili.
E con questo James Bond in salsa ebraica non può mancare neanche la canonica Bond-Girl ovvero la sua ex insegnante Saman Yeganeh con la quale intreccerà una delicata love story. Però la trama scorre ed è affascinante, i personaggi sono dettagliati e tutto sommato interessanti e lo stile narrativo quasi cinematografico funziona. Resta sempre la domanda di partenza, facendo la tara sul fatto che si tratti comunque di un’opera di finzione. Come fa un servizio segreto che riesce a sequestrare oltre mezza tonnellata di materiale riservato in casa del nemico a non accorgersi che un manipolo di 200 persone sta entrando nel suo territorio spesso con mezzi di fortuna?

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