“Friuli terra di misteri” è il titolo di una serie che la casa editrice Gossmann e la scrittrice Francesca Raffaella Guerra propongono ai lettori dal 2010. La caratteristica comune dei gialli scritti dall'autrice, milanese di nascita, ma friulana d'adozione, è quella di essere ambientati di volta in volta in diverse località del Friuli. A tirare le fila dei vari casi ci pensa l'affascinante giornalista detective Manuèl Feruglio, metà catalano e metà friulano. Non fa eccezione l'ultimo nato dalla penna della prolifica scrittrice, il decimo della serie, intitolato “Via dei Glicini n° 8” che si svolge nelle diverse frazioni del comune di Fiume Veneto. Feruglio viene chiamato dal questore di Udine De Dominici che prima di godersi la pensione vorrebbe fare la revisione di un vecchio caso. Si tratta di un'efferata strage avvenuta nel 2006 a Pescincanna. Condannati con sentenza definitiva sono i due coniugi Wanda ed Erminio, ma il questore, nonostante la confessione dei sospetti, non è convinto della loro colpevolezza. E sarà compito di Feruglio e dei suoi aiutanti Meo e Paco gettare nuova luce sulla vicenda. La trama del racconto, ispirata alla famosa “strage di Erba” che vide sul banco degli imputati Olindo Romano e Rosa Bazzi, è ben oliata e congegnata. Come nel famoso caso giudiziario, in un appartamento della piccola frazione vengono uccisi madre, figlio e zia oltre ai vicini intervenuti in soccorso e, inizialmente, i sospetti convergono sul compagno nordafricano della donna. Poi, nella storia di fantasia intervengono ovviamente altri fatti riguardanti il passato dei personaggi, fino al colpo di scena finale che svelerà il mistero. Purtroppo in "Via dei Glicini n° 8", oltre alla descrizione scarna dei fatti, non c'è molto altro. I personaggi e gli ambienti, infatti, sono abbozzati, poco approfonditi e abbastanza monodimensionali, ed è un peccato perchè storia e ambientazione avrebbero le carte in regola per essere ulteriormente sviluppate. In ogni caso la lettura risulta piacevole e avvincente
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