E’ il 1948 e in Jugoslavia scoppia il caos. La rottura di Tito con la Russia staliniana porta
ad un super lavoro per la polizia e i servizi segreti OZNA ed UDBA. Stalinisti
o presunti tali vengono spediti nel famigerato campo di lavori forzati di Goli
Otok, l’Isola Calva. E’ anche un ottimo pretesto per eliminare gli oppositori
interni del regime. In tutto questo bailamme arriva lo scrittore Lawrence
Durrell, fratello del forse più famoso Gerald che lavora ufficialmente come
addetto stampa, ma poi in realtà come spia abbastanza sprovveduta per
l’Ambasciata Inglese a Belgrado. Questa è la storia raccontata da Goran
Markovic ne “Il trio di Belgrado” (Bottega Errante), romanzo particolarissimo
che ci immerge nell’atmosfera cupa del regime titoista a fine anni ’40.
Un’opera importante perché costruita su telegrammi, documenti ufficiali, pagine
personali di diario, articoli di giornale, verbali di polizia e documenti dei
servizi segreti. L’invenzione letteraria è minima e il lavoro di ricerca per
portare alla luce le storie, spesso tristi e tragiche, dei protagonisti è stato
enorme. E altrettanto titanico lo sforzo per rendere godibilissima e
trascinante la lettura.Markovic ha un background di drammaturgo e regista e nella sua scrittura questo
si sente in modo chiaro. Lawrence Durrell arriva in una Belgrado dilaniata
dalla lotta del regime di Tito contro tutti i suoi oppositori. E lo fa con la
senza la minima consapevolezza, cacciato dal precedente incarico in quel di
Buenos Aires e dopo un passaggio tra le mollezze della Costa Azzurra e un
rapporto di coppia aperto con Henry Miller e Anais Nin. Il suo compito presso
l’Ambasciata inglese di Belgrado dovrebbe essere quello di addetto stampa, ma
in realtà viene impiegato, con esiti a dir poco disastrosi, in operazioni di
reclutamento per il controspionaggio specialmente tra i cetnici e i monarchici.
Nel frattempo trova anche il tempo di innamorarsi di Vera, la sua interprete di
serbo croato. E da qui nasce il titolo ovvero “Il trio di Belgrado” che fa il
verso al “Quartetto di Alessandria”, la tetralogia di romanzi più famosa di
Durrell. Il marito di Vera e padre della piccola Mila, Borislav, stalinista
duro e puro viene rinchiuso a Goli Otok mentre la moglie poco dopo è internata
prima a Ramski Rit e poi nell’Isola di San Gregorio. Dai documenti scopriamo
gli sforzi di Durrell per liberare l’amata ma, soprattutto dal diario di Vera,
conservato dalla sua compagnia di prigionia, la giornalista Dragica, veniamo a
conoscenza di quello che accade agli internati in questi terribili campi. E
alle emozioni del diario, ma anche delle lettere della moglie di Durrell si
contrappongono le asettiche comunicazioni riservate dei responsabili dei campi
e degli organi politici e anche le lettere piene di frivolezze che si scambiano
i diplomatici britannici. Ma la vicenda e soprattutto i morti sono reali e il
romanzo di Markovic ha il pregio di portare alla luce le loro storie.
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