Già dalle prime
pagine de “Il talento degli scomparsi” (Feltrinelli), prima prova letteraria di
Claudio Bisio è chiarissima una cosa: il romanzo è scritto con lo stesso ritmo
e gli stessi giochi di parole che Bisio usa quando è su un palco o recita. Per
cui è quasi naturale che la sua voce risuoni nella nostra testa quando
leggiamo. In più uno dei personaggi principali sembra perfettamente ricalcare
la sua parabola esistenziale: Marco Moschini è un attore che ha conosciuto
grande popolarità, recitando addirittura in un film che ha vinto l’Oscar, ma
adesso arranca perché gli propongono ruoli che lui ritiene da anziano. Moschini
ha avuto esperienze teatrali col Piccolo Teatro di Strehler e si capisce come
ami la sua città, Milano, descritta nei minimi particolari con occhio
affettuoso, nonostante per lavoro stia spesso a Roma. Nonostante le
somiglianze, lo stesso Bisio nell’epilogo ci dice che tra i due personaggi
principali del libro lui si senta più Mirko. Mirko Mazzotta è un ragazzo
pugliese senza particolari qualità che nutre un’ossessione: vuole raggiungere a
qualsiasi costo la notorietà anche se, per ovvi ed evidenti limiti, non ha idea
di cosa potrebbe fare per raggiungerla.
Queste due esistenze parallele ad un certo punto si sfiorano e si incrociano, anche perché sono accomunate dallo stesso agente, il faccendiere Nando. E mentre uno vuol trovare a tutti i costi il suo posto nel mondo, l’altro in qualche modo vorrebbe eclissarsi, come già fanno diversi suoi amici.In tutto questo ci sono diverse storie parallele e trasversali che si dipanano e non sempre si risolvono. Nonostante il tono sia volutamente paradossale e ironico si coglie l’occasione per parlare di malattia, morte, rapporti familiari difficili, storie di caduta e riscatto. E fa niente se per farlo sia necessario inserire nel testo personaggi altamente improbabili come i fratelli Zivago, cinque loschi figuri della Magliana con nomi russi in omaggio a Pasternak, scrittore preferito dai loro genitori o se debba entrare in scena un’agente segreta stile James Bond per salvare uno dei nostri eroi alla fiera del Cosplay.
Alla fine si tratta di una amara constatazione su ciò che la celebrità da e toglie. A Mirko, inetto di successo, da una dimensione che non potrebbe avere in nessun campo della vita. Per il suo doppio sul viale del tramonto, Marco, invece, è un modo per fare un bilancio: l’Oscar è stato quasi una disgrazia tant’è che la sua carriera è iniziata a declinare portandolo a recitare parti di cadavere muto in film di Serie Z. Ma è anche un tarlo perché seppure disprezza selfie e notorietà sa già che quando questi spariranno gli mancheranno da morire. Così come gli mancano i genitori (il padre agente segreto e la madre insegnante di matematica), gli amici di sempre e anche il rapporto strampalato con la vicina di casa Luciana. E allora perché Bisio vorrebbe essere Mirko, giovane senza qualità? Forse perché la sua inettitudine lo fa vivere in modo più leggero e meno problematico e malinconico. Il libro alla fine è piacevole anche se ci sono alcune scene e lungaggini di troppo che potrebbero essere state tranquillamente eliminate. Ma il talento di Bisio, seppur non in veste di capolavoro è indubbiamente ben presente in questa sua surreale opera prima.
Queste due esistenze parallele ad un certo punto si sfiorano e si incrociano, anche perché sono accomunate dallo stesso agente, il faccendiere Nando. E mentre uno vuol trovare a tutti i costi il suo posto nel mondo, l’altro in qualche modo vorrebbe eclissarsi, come già fanno diversi suoi amici.In tutto questo ci sono diverse storie parallele e trasversali che si dipanano e non sempre si risolvono. Nonostante il tono sia volutamente paradossale e ironico si coglie l’occasione per parlare di malattia, morte, rapporti familiari difficili, storie di caduta e riscatto. E fa niente se per farlo sia necessario inserire nel testo personaggi altamente improbabili come i fratelli Zivago, cinque loschi figuri della Magliana con nomi russi in omaggio a Pasternak, scrittore preferito dai loro genitori o se debba entrare in scena un’agente segreta stile James Bond per salvare uno dei nostri eroi alla fiera del Cosplay.
Alla fine si tratta di una amara constatazione su ciò che la celebrità da e toglie. A Mirko, inetto di successo, da una dimensione che non potrebbe avere in nessun campo della vita. Per il suo doppio sul viale del tramonto, Marco, invece, è un modo per fare un bilancio: l’Oscar è stato quasi una disgrazia tant’è che la sua carriera è iniziata a declinare portandolo a recitare parti di cadavere muto in film di Serie Z. Ma è anche un tarlo perché seppure disprezza selfie e notorietà sa già che quando questi spariranno gli mancheranno da morire. Così come gli mancano i genitori (il padre agente segreto e la madre insegnante di matematica), gli amici di sempre e anche il rapporto strampalato con la vicina di casa Luciana. E allora perché Bisio vorrebbe essere Mirko, giovane senza qualità? Forse perché la sua inettitudine lo fa vivere in modo più leggero e meno problematico e malinconico. Il libro alla fine è piacevole anche se ci sono alcune scene e lungaggini di troppo che potrebbero essere state tranquillamente eliminate. Ma il talento di Bisio, seppur non in veste di capolavoro è indubbiamente ben presente in questa sua surreale opera prima.
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