venerdì 18 aprile 2025

Perchè dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio - Katherine Rundell + Intervista a Chaiara Carminati

Il primo romanzo intero che io ricordi di aver letto è stato “Il giro del mondo in 80 giorni” di Jules Verne. Ricordo ancora, distintamente, l’odore di quel libro e la meraviglia di immergersi in quella storia fantastica. A quella prima incursione ne seguirono tante altre: “20.000 leghe sotto i mari”, “Michele Strogoff”, “Viaggio al centro della Terra”, ma anche l’umorismo di Vamba e del suo “Giornalino di Gian Burrasca” piuttosto che i “Tre Uomini in Barca” di Jerome Klapka Jerome. E da allora non ho più smesso di tuffarmi appassionatamente tra le pagine di chi mi raccontava una bella storia. Durante la recente Fiera del Libro per ragazzi, tenutasi a Bologna, Rizzoli ha ripubblicato il saggio della pluripremiata scrittrice inglese Katherine Rundell “Perché dovresti leggere libri per ragazzi anche se sei vecchio e saggio”, un elogio della letteratura per ragazzi ai quali sono stati aggiunti, nella versione italiana gli interventi di scrittori e librai specializzati. Tra questi si distingue quello dell’udinese Chiara Carminati che in settimana ha vinto il premio Campiello Junior con “Nella tua pelle” (Bompiani). Per la Rundell i libri per ragazzi non sono un nascondiglio ma un posto nel quale cercare, a qualsiasi età, risposte alle domande fondamentali. In più ci aiutano a ritrovare dentro di noi ciò che magari avevamo semplicemente perso. E lo fanno tramite eroi, archetipi, immaginazione. Ed è sbagliato fare come Martin Amis che considera la letteratura per ragazzi un regredire perché tramite l’immaginazione possiamo darci coraggio e resistere agli urti della vita. Senza per questo vagheggiare del tempo mitico dell’infanzia e godendoci la vita da adulti.“E non si può che concordare – conferma Carminati - Penso che in questo suo brevissimo saggio, che si lascia leggere tutto d’un fiato nel tempo di un viaggio in metropolitana, siano distillati con chiarezza e convinzione dei principi base della migliore letteratura per ragazzi, quella che ci regala i classici che sfidano il tempo. Nella nuova edizione il libro è arricchito dai consigli di lettura di esperti e scrittori, che hanno citato un libro per loro importante. Io ho scelto “La musica dei delfini” perché per me è un libro unico, in cui lo svolgersi della storia e la forma in cui è raccontata sono strettamente intrecciate, come di solito accade solo nel linguaggio poetico. Ma non è stato facile scegliere, perché sono molti i titoli che mi stanno a cuore. Non ricordo, nella mia storia di lettrice, un libro-rivelazione: penso che nel mio caso l’interesse per la lettura si sia formato un pezzo alla volta. Posso citare però, tra i libri che ho riletto più volte, “Il leone, la strega e l’armadio” di C.S. Lewis.”

Da autrice di libri per ragazzi  sente una responsabilità, come se  dovesse, in qualche modo, aiutarli a scoprire sia le loro emozioni che poi quella che sarà la loro vita da adulti?
Se c’è un responsabilità, allora è quella di offrire loro delle belle storie, avendo cura per le parole con cui si raccontano e tenendo sempre in grande considerazione la loro intelligenza e la loro capacità di sentire. Ma immagino che sia lo stesso impegno e lo stesso rispetto che si richiede a qualunque scrittore, a prescindere dall’età dei suoi lettori. Astrid Lindgren, a chi le chiedeva come deve essere un buon libro per bambini, replicava: “Dopo molte lunghe riflessioni posso solo rispondere: deve essere un buon libro.” Si dice che gli italiani siano un popolo di scrittori piuttosto che di lettori?

Lei oltre a scriverli è una lettrice di romanzi per ragazzi?  Secondo lei come si è sviluppato il genere negli ultimi anni? Quali sono le storie che la appassionano maggiormente?
Ho cominciato a scrivere per ragazzi proprio perché ero immersa quotidianamente nei libri destinati a loro, grazie agli incontri di promozione della lettura condotti nelle biblioteche: ho scoperto storie indimenticabili e autori meravigliosi. Personalmente, mi attirano di più le storie che si agganciano a eventi realmente accaduti. Ma rimango curiosa, e mi interessa raccogliere anche i consigli di lettura che mi danno i ragazzi: mi piace lasciare che una storia mi sorprenda.


“Nella tua pelle” ha vinto il Premio Campiello. Cosa l’ha spinta a raccontare una storia molto documentata su una vicenda, quella dei figli della Guerra, che potrebbe sembrare distante dagli adolescenti di oggi?
“Spingere” è la parola giusta, perché quando mi capita di incontrare una storia interessante, che chiede di essere raccontata, è proprio come se mi sentissi costretta da una forza maggiore ad affrontare il lungo periodo di dedizione che richiede la scrittura di un romanzo. Nel caso di “Nella tua pelle” mi hanno conquistato e commosso le storie vere dei ragazzini accolti dall’Istituto San Filippo Neri di Portogruaro alla fine della prima guerra mondiale, ma il romanzo alla fine non è altro che la storia di un fortissima amicizia, e della sintonia che può nascere tra le persone anche al di là dei legami familiari. Sono ingredienti umani, che non hanno età.
 

Tra i recenti libri per ragazzi me ne segnala uno italiano e uno straniero che a suo parere meritano attenzione? Per quale motivo?
Tra gli stranieri, “Albero. Tavolo. Libro.” di Lois Lowry, una storia in cui le parole (e la loro perdita) sono sigillo e grimaldello. Tra gli italiani, “Quando la sera la luna ci parla” di Nicola Cinquetti: perché nei libri non ci sono solo storie, ma anche (come in questo caso) bellissime poesie.
 

Qual è la cosa più difficile nello scrivere per una fascia d’età che sta ancora nel guado tra fanciullezza e vita adulta?
Per quanto mi riguarda, scrivo anche per quella fascia di età. E non lo trovo difficile, semplicemente perché penso che sia un momento della vita tremendamente interessante da raccontare.

E quali sono state le maggiori soddisfazioni che ha ottenuto nel rapporto coi suoi lettori?Incontrando le classi, ogni tanto mi capita che un ragazzo o una ragazza mi si avvicini alla fine dell’incontro per confessarmi di non essere un forte lettore, ma di aver cambiato idea sui libri grazie alla lettura di uno dei miei romanzi. Credo che non esista una soddisfazione paragonabile!

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