martedì 22 aprile 2025

L' apprendista - Gian Mario Villalta

“Vedrai che se viene il clima globale che dicono, le messe le fanno via Internet, così ognuno sta a casa sua, sui ventuno gradi fissi”. Questa frase,  sussurrata da Tilio al suo amico Fredi, i due protagonisti de “L'apprendista”, romanzo di Gian Mario Villalta uscito per SEM., fu drammaticamente di attualità mettendo al posto del termine “clima globale” la parola “virus”, visto che il romanzo uscì nel 2020 a ridosso dell'epidemia di Covid. Il pasianese Villalta è un volto noto della cultura pordenonese. Curatore e direttore artistico del festival Pordenonelegge, affianca alla sua attività di insegnante quella di saggista, poeta e anche narratore. Influenzato dall'opera poetica di Andrea Zanzotto (ha anche contribuito alla realizzazione del “Meridiano” dedicato al grande poeta di Pieve di Soligo) ama raccontare in modo intimo e raccolto un Nord Est che pur spinto verso la modernità mantiene ancora tradizioni e sentimenti tipici di una terra contadina. Questo mondo era già stato esplorato nel precedente “Bestie da latte” e ora “L'apprendista” in qualche modo lo completa.

In una fredda chiesa del Nord Est si preparano a servire messa Fredi e Tilio. Quest'ultimo, quello giovane che ha ormai passato i settant'anni, è per l'appunto l'apprendista che da il titolo al romanzo. Sta cercando di imparare il mestiere dal titolare, Fredi, cha da anni fa il “nonsol” ovvero il sacrestano in questa chiesa, animata da (pochi) fedeli e diversi turisti che si muovono in laica processione per ammirare l'attrazione presente nell'edificio sacro: una pala dipinta da Tiziano.

A Tilio non dispiace la qualifica di apprendista, perchè rispecchia la sua filosofia di vita: “Sto all'ultimo posto, nessuno mi manda via, dormo bene e saluto per strada. Siamo noi che crediamo migliori i posti davanti e poi viviamo con la paura che arrivi qualcuno a mandarti via”.

In realtà Fredi e Tilio seguendo giornalmente il rito della preparazione della chiesa, scandito da orari, gesti e abitudini sempre identiche ed immutabili, riempiono la loro esistenza cercando di sentirsi ancora utili alla comunità. La loro amicizia è fatta di sguardi e gesti e le parole sono pesate e misurate. Nelle lunghe giornate passate in chiesa, accompagnati da un caffè corretto vodka per scaldarsi dal freddo e dall'umido che permea l'edificio sacro, perchè anche le istituzioni religiose devono tirare la cinghia e risparmiare sul riscaldamento, i due amici discutono delle loro esperienze di vita, ma soprattutto dei grandi temi che attraversano l'esistenza di tutte le persone: l'amore, il sesso, la paura della morte e dell'aldilà, l'amicizia. Pian piano aprono all'altro la loro parte più nascosta e segreta: i problemi familiari, le delusioni amorose, l'impossibilità di rincorrere altri sogni per raggiunti limiti d'età. E lo fanno con occhio quasi disincantato, ormai giunti alla fine della loro corsa terrena.

Villalta ci racconta con delicatezza e scrittura elegante ma intensa la storia di questa strana coppia di anziani e attraverso i loro occhi ci mostra le emozioni di un mondo e di un paese nel quale le vecchie tradizioni si stanno perdendo, ma anche i rapporti umani diventano sempre più difficili, come testimoniato da Paolo, figlio di Tilio: tutto preso dal lavoro, pur avendo ottenuto l'agognato successo, non riesce a godersi la felicità che dovrebbe aver conquistato Come capita nella vita quotidiana ci sono momenti di tristezza, altri più dolci e altri ancora che portano rabbia e risentimento. Ma non mancano anche lo spazio per il divertimento e la battuta sarcastica. La difficile scommessa è quella di far esprimere concetti elevati ed impegnativi a due persone semplici come Fredi e Tilio che infatti talvolta incespicano sulle parole che sentono inadatte per esprimere pensieri così importanti e scivolano sull'espressione gergale per meglio far capire il loro sentire. Il dovere li fa sentire utili, anche se, per loro stessa ammissione hanno perso la “letizia nel cuore”. Ma almeno la loro particolare amicizia, anche se non riescono mai completamente ad aprirsi l'uno con l'altro, è un modo per condividere le proprie solitudini e trovare uno scopo per trascorrere gli ultimi anni delle loro esistenze. Una religiosità profonda, la loro, a differenza, pare, di quella dei sacerdoti che fanno il loro dovere quasi con disinteresse o di quella dei fedeli che affollano la chiesa solo in occasioni “mondane” come i battesimi e i matrimoni.

 

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