giovedì 16 gennaio 2025

Il sapore delle parole inaspettate - Giulia Zorat

Enea ha dieci anni e sogna di conoscere tutto lo scibile umano, anche se, probabilmente, la risposta alla domanda che più gli interessa, ovvero quale sia l’identità di suo padre, difficilmente verrà soddisfatta. Sua madre Irene ha lasciato l’Italia mentre, neanche ventenne, era incinta e si è rifugiata a Parigi dove ha ricominciato una nuova vita grazie alla conoscenza fortuita fatta con i nuovi vicini di casa Jacques e Josephine. Questi sono i personaggi de “Il sapore delle parole inaspettate”, bel romanzo d’esordio della  aquileiese Giulia Zorat (IoScrittore).
In una Parigi intima e lontana dal chiasso del turismo si svolgono le esistenze di personaggi normali, ma affascinanti. Irene ha trovato negli anziani Jacques e Josephine una vera famiglia adottiva. Lui professore universitario di mitologia greca e lei pasticcera sopraffina hanno subito adottato questa giovane italiana e il suo futuro nascituro che il destino aveva mandato a bussare alla loro porta, quasi a risarcirli per quel figlio che avevano tanto desiderato ma mai potuto avere. Jacques, sebbene novantenne e quasi cieco è il miglior amico del piccolo Enea al quale racconta storie mitologiche. Insieme vanno a scoprire i segreti di musei e stazioni ferroviarie. Per il bimbo Jacques è un supereroe alla stregua di Batman perché per sopperire alla mancanza di vista si orienta come i pipistrelli con i suoni. Josephine e Irene, invece, gestiscono una piccola pasticceria, popolata da una fauna di clienti tutti particolari. A sconvolgere l’ordine costituito è la scomparsa di Josephine. Per metabolizzare la dipartita dell’anziana tutti in qualche modo si rifugiano nel mondo delle parole: Enea scrive i suoi pensieri su di un diario che chiama confidenzialmente Alberto. Jacques cerca di fissare i ricordi della sua lunga e felice vita, ormai sempre più labili, in lettere che spedisce alla moglie. Irene invece fatica a non chiudersi a riccio e per esprimere i propri sentimenti nasconde piccoli pensieri all’interno di tortini chiamati mots de chocolat, parole di cioccolato, che poi serve ai clienti. Le sue parole, decisamente inaspettate conquisteranno il giornalista quarantenne François, che pur usando le parole brillantemente tutti i giorni, fatica ad adoperarle per prendere quelle decisioni che servirebbero a dare una sterzata alla sua esistenza e si rinchiude in un mausoleo (la vecchia casa dei genitori) o nel rapporto fatto di occhiate con la conoscente di una vita, Marie. Questo piccolo romanzo, decisamente ben scritto, porta alla mente, pur trattando di tutt’altro, l’atmosfera poetica e la Parigi de “Il favoloso mondo di Amelie” e merita di essere letto.

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