Alle volte ci sono vite ed esistenze particolari e straordinarie che non tutti conoscono, ma che
sono state fondamentali per l’accrescimento culturale, tecnologico,
imprenditoriale di un intero popolo. Da questa considerazione è partito Paolo
Patui, insegnante, scrittore e drammaturgo udinese, per realizzare “Alfabeto
friulano delle rimozioni” edito da Bottega Errante
Edizioni. Le duecento pagine di questo agile libretto riprendono in forma
scritta le storie che lo stesso Patui ha raccontato in una fortunata serie
radiofonica, dallo stesso titolo, che è stata trasmessa dalla Rai regionale. E così scopriamo o
riscopriamo le vicende di quarantacinque personaggi che hanno lasciato un segno
nella storia della regione compresa tra il Livenza e il Timavo e per qualche
ragione sono stati dimenticati o il loro contributo al benessere di tutti è
stato un po’ offuscato.
Scorrono sotto i nostri occhi le vicende di
imprenditori, medici, sacerdoti, operai, artisti dall’esistenza talvolta
avventurosa e bizzarra che hanno comunque dimostrato una singolare genialità ed
intraprendenza. Tutti accomunati da un paio di caratteristiche ben precise:
aver dato un contributo decisivo nonostante partissero da paesi piccoli o
addirittura piccolissimi di questo lembo di nordest. Come ad esempio, Antonio
Andreuzzi, Giacomo Ceconi o Domenico Indri che partendo da diversi punti della
Val D’Arzino riuscirono rispettivamente ad essere decisivi nelle schermaglie
risorgimentali, a costruire le migliori infrastrutture ferroviarie per gli
Asburgo o addirittura la famosa Transiberiana. La pattuglia pordenonese è folta
e, in rigoroso e non esaustivo ordine alfabetico, oltre ai già citati,
comprende l’architetto Giambattista Bassi, Pietro Ellero che si battè alla fine
dell’800 per l’abolizione della pena capitale, il pedagogista Aristide Gabelli
e l’inventore e imprenditore della ceramica Andrea Galvani. Non mancano anche
le figure femminili come l’apprezzata soprano Adriana Ferrarese, nativa di
Valvasone che lavorò per gran parte della carriera assieme a Lorenzo Da Ponte e
Mozart. E c’è anche la cronaca nera. Quella che riguarda la budoiese Caterina
Fort che nel secondo dopoguerra venne soprannominata “La belva di san Gregorio”
per aver assassinato la moglie e i figli de suo amante.
Insomma il libro di Patui apre lo scrigno su personaggi interessanti che vanno oltre allo spazio che viene attualmente loro riservato dalla toponomastica o dall’intitolazione di un plesso scolastico piuttosto che di un parcheggio. Lo fa raccontando in maniera sintetica le loro vite utilizzando uno stile non da enciclopedia, ma vario e frizzante, invogliando il lettore a saperne di più su questi talenti ingiustamente rimossi dalla memoria collettiva.
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