giovedì 30 gennaio 2025

Alfabeto friulano delle rimozioni - Paolo Patui

Alle volte ci sono vite ed esistenze particolari e straordinarie che non tutti conoscono, ma che sono state fondamentali per l’accrescimento culturale, tecnologico, imprenditoriale di un intero popolo. Da questa considerazione è partito Paolo Patui, insegnante, scrittore e drammaturgo udinese, per realizzare “Alfabeto friulano delle rimozioni” edito da Bottega Errante Edizioni. Le duecento pagine di questo agile libretto riprendono in forma scritta le storie che lo stesso Patui ha raccontato in una fortunata serie radiofonica, dallo stesso titolo, che è stata trasmessa dalla Rai regionale. E così scopriamo o riscopriamo le vicende di quarantacinque personaggi che hanno lasciato un segno nella storia della regione compresa tra il Livenza e il Timavo e per qualche ragione sono stati dimenticati o il loro contributo al benessere di tutti è stato un po’ offuscato. 
Scorrono sotto i nostri occhi le vicende di imprenditori, medici, sacerdoti, operai, artisti dall’esistenza talvolta avventurosa e bizzarra che hanno comunque dimostrato una singolare genialità ed intraprendenza. Tutti accomunati da un paio di caratteristiche ben precise: aver dato un contributo decisivo nonostante partissero da paesi piccoli o addirittura piccolissimi di questo lembo di nordest. Come ad esempio, Antonio Andreuzzi, Giacomo Ceconi o Domenico Indri che partendo da diversi punti della Val D’Arzino riuscirono rispettivamente ad essere decisivi nelle schermaglie risorgimentali, a costruire le migliori infrastrutture ferroviarie per gli Asburgo o addirittura la famosa Transiberiana. La pattuglia pordenonese è folta e, in rigoroso e non esaustivo ordine alfabetico, oltre ai già citati, comprende l’architetto Giambattista Bassi, Pietro Ellero che si battè alla fine dell’800 per l’abolizione della pena capitale, il pedagogista Aristide Gabelli e l’inventore e imprenditore della ceramica Andrea Galvani. Non mancano anche le figure femminili come l’apprezzata soprano Adriana Ferrarese, nativa di Valvasone che lavorò per gran parte della carriera assieme a Lorenzo Da Ponte e Mozart. E c’è anche la cronaca nera. Quella che riguarda la budoiese Caterina Fort che nel secondo dopoguerra venne soprannominata “La belva di san Gregorio” per aver assassinato la moglie e i figli de suo amante.

Insomma il libro di Patui apre lo scrigno su personaggi interessanti che vanno oltre allo spazio che viene attualmente loro riservato dalla toponomastica o dall’intitolazione di un plesso scolastico piuttosto che di un parcheggio. Lo fa raccontando in maniera sintetica le loro vite utilizzando uno stile non da enciclopedia, ma vario e frizzante, invogliando il lettore a saperne di più su questi talenti ingiustamente rimossi dalla memoria collettiva.

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