La vicenda che racconta la vita della famiglia Leoni parte da un luogo simbolo del nazionalismo italiano contro gli slavi: il Narodni Dom di Trieste, che venne dato alle fiamme assieme all’Hotel Balkan come simbolo della comunita slava triestina. Qui si incontrano il giovane medico Nevio Leoni e la sua futura moglie Andreina Marincich. La coppia si trasferisce in Istria, a Fianona, dove lui si dedica alla professione di medico condotto e lei a quella di insegnante. La storia dei coniugi Leoni e della loro figlia Piera si scontra con quella della Storia con la maiuscola. Piera in particolare è una ragazza che al giorno d’oggi si definirebbe rientrante nello spettro autistico. La giovane, ispirata dalla fiaba di Rosaspina che sua madre le raccontava da piccola, si rinchiude nella propria stanza che diventa un mondo ideale che la protegge dalle storture esterne. Qui, grazie alla sicurezza delle proprie abitudini, vive serena confezionando delle meravigliose rose di seta, la cui reputazione è conosciuta in tutta l’Istria. E’ così che Piera diventa la misteriosa Sarta delle Rose. Ma la ragazza non è solo un’artigiana. Grazie alla sua sensibilità e ai suoi sogni premonitori il lettore viene a conoscenza e può riflettere sulle violenze italiane e la snazionalizzazione forzata dei territori slavi oltre alla terribile Circolare 3C del Generale Roatta che poi ha portato alla creazione di vari campi di concentramento come quello sull’isola di Rab. Dall’altro lato si assiste alla reazione di nazionalisti slavi e partigiani titini dopo l’ 8 settembre 1943, concretizzatasi, ad esempio nell’eliminazione nelle foibe di veri o presunti fiancheggiatori del precedente regime. Qui Piera verrà addirittura a contatto con Ivan Motika, giudice del tribunale del popolo, passato alla storia con il poco rassicurante nome di “Boia di Pisino”. Nel mondo di Piera ci sono idealisti, farabutti, povera gente e criminali, tutti alle prese con un periodo turbolento che al di là delle ideologie, ogni singola persona con le proprie gelosie o ambizioni ha contribuito a creare. Perché come ripete ossessivamente Piera “cambiano gli uomini, ma non i metodi”
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