martedì 14 gennaio 2025

La stanza di Piera - Stefania Conte

Indagare e raccontare le vicende che interessarono Istria e Venezia Giulia tra il primo e il secondo dopoguerra è un’operazione difficile e spinosa. A distanza di oltre settant’anni infatti anche la storiografia tende a dividersi in opposte fazioni che propongono la propria chiave di lettura del periodo e la triste contabilità dei morti, talvolta comportandosi anche da tifosi che magari omettono i particolari che potrebbero inficiare la tenuta del proprio punto di vista. Raccontare quelle vicende tramite un’opera di narrativa che, per quanto storicamente documentata, deve pur sempre far presa su pensieri ed emozioni rischia di essere doppiamente complicato e scivoloso. E invece Stefania Conte con “La stanza di Piera” (Morganti editori) riesce a far conoscere le vicende di quegli anni tramite la storia di una famiglia istriana senza risultare didascalica e noiosa, ma, nello stesso tempo senza dare giudizi di merito che scadano nella polemica politica. In tutto questo, parere personale, resta ancora molto da fare. Ovvero cercare di portare un po' di chiarezza sul concetto fortemente autoassolutorio e abusato di "Italiani brava gente". Vale la pena leggere, ad esempio, i saggi di Angelo Del Boca o quelli più recenti di Eric Gobetti e anche un romanzo come "I fantasmi dell'Impero" (ne parlo qui: http://nordeststories.blogspot.com/2017/08/i-fantasmi-dellimpero-consentino-dodaro.html ) per capire che gli italiani prima in Africa e poi nei Balcani (prima e dopo la fine della guerra, da un lato e dall'altro) furono tutt'altro che brave persone. Ma la cosa che appare più grave e che molti dei criminali di quel periodo, vennero tranquillamente reintegrati nella vita civile e politica, senza mai pagare il peso delle proprie colpe. Una lettura la merita, secondo me, anche https://www.criminidiguerra.it/

La vicenda che racconta la vita della famiglia Leoni parte da un luogo simbolo del nazionalismo italiano contro gli slavi: il Narodni Dom di Trieste, che venne dato alle fiamme assieme all’Hotel Balkan come simbolo della comunita slava triestina. Qui si incontrano il giovane medico Nevio Leoni e la sua futura moglie Andreina Marincich. La coppia si trasferisce in Istria, a Fianona, dove lui si dedica alla professione di medico condotto e lei a quella di insegnante. La storia dei coniugi Leoni e della loro figlia Piera si scontra con quella della Storia con la maiuscola. Piera in particolare è una ragazza che al giorno d’oggi si definirebbe rientrante nello spettro autistico. La giovane, ispirata dalla fiaba di Rosaspina che sua madre le raccontava da piccola, si rinchiude nella propria stanza che diventa un mondo ideale che la protegge dalle storture esterne. Qui, grazie alla sicurezza delle proprie abitudini, vive serena confezionando delle meravigliose rose di seta, la cui reputazione è conosciuta in tutta l’Istria. E’ così che Piera diventa la misteriosa Sarta delle Rose. Ma la ragazza non è solo un’artigiana. Grazie alla sua sensibilità e ai suoi sogni premonitori il lettore viene a conoscenza e può riflettere sulle violenze italiane e la snazionalizzazione forzata dei territori slavi oltre alla terribile Circolare 3C del Generale Roatta che poi ha portato alla creazione di vari campi di concentramento come quello sull’isola di Rab. Dall’altro lato si assiste alla reazione di nazionalisti slavi e partigiani titini dopo l’ 8 settembre 1943, concretizzatasi, ad esempio nell’eliminazione nelle foibe di veri o presunti fiancheggiatori del precedente regime. Qui Piera verrà addirittura a contatto con Ivan Motika, giudice del tribunale del popolo, passato alla storia con il poco rassicurante nome di “Boia di Pisino”. Nel mondo di Piera ci sono idealisti, farabutti, povera gente e criminali, tutti alle prese con un periodo turbolento che al di là delle ideologie, ogni singola persona con le proprie gelosie o ambizioni ha contribuito a creare. Perché come ripete ossessivamente Piera “cambiano gli uomini, ma non i metodi”

 

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