Jonathan Coe è considerato uno dei più brillanti scrittori inglesi della sua generazione e
quindi mi pareva giusto approfittare dell’uscita de “La prova della mia
innocenza” per Feltrinelli per scoprirne le qualità. Devo dire di essere stato
molto soddisfatto perché ho trovato un libro dalla costruzione affascinante,
scritto benissimo e con quel sottofondo tipicamente british che non può che
affascinare il lettore. A questo aggiungiamo che l’autore ha deciso di
utilizzare l’escamotage del giallo (o di più gialli?) per parlare di quello che
accade socialmente e politicamente nel Regno Unito al giorno d’oggi e anche per
fare una riflessione sulla professione dello scrittore. Il tutto senza
appesantire un romanzo che si legge volentieri e anzi costringe a restarci
sopra fino alle ultime pagine. La protagonista è Phyl, ventenne laureata in
lettere che, dopo il corso di studi ritorna a casa dei genitori nel paesello
natio e da qui parte quotidianamente verso l’aeroporto di Heathrow dove lavora,
tutto sommato con soddisfazione al ristorante sushi Hey! Teryaki!
Appassionata della serie TV “Friends” che è un po’ la sua comfort zone Phyl, figlia di una pastora protestante e di un appassionato di libri, decide che la sua strada potrebbe essere quella di scrittrice. E da lì il libro si dipana in tre parti (che seguono l’ossessivo motto della Polizia Ferroviaria inglese “Visto. Detto. Risolto.”) con tre stili letterari differenti: Cosy Crime, Dark Academia, Autofiction.
L’intreccio è magnetico e parte con l’assassinio di Christopher Swann, brillante blogger politico e amico di lunga data della madre di Phyl. Il tutto avviene in una classica residenza nobiliare nel cuore dell’Inghilterra dove Swann si è recato per partecipare, con propositi sicuramente polemici, ad una convention di un gruppo ultraconservatore, il Processus Group, un Think Tank dell’Ultradestra. Gruppo che esulta per la recente nomina al 10 di Downing Street per Liz Truss, nelle intenzioni una nuova Thatcher.Phyl e la figlia adottiva di Chris, Rashida, cercheranno di dipanare il mistero, che, a quanto pare affonda le proprie radici a Cambridge circa 40 anni prima, tempo nel quale i loro genitori frequentavano l’Università.
Coe regge magistralmente le fila del discorso, destreggiandosi tra stoccate alla politica dei conservatori e discorsi letterari. Ai primi rimprovera sicuramente il tentativo di distruzione del servizio sanitario nazionale, la Brexit e il conseguente isolamento del paese oltre alla volontà di spingere fortissimo sull’individualismo. Per quanto riguarda il secondo versante c’è un’acuta riflessione su quello che può essere il ruolo dello scrittore oggi: narratore fedele della realtà oppure produttore di opere fantastiche e di immaginazione?
Grazie ad una carrellata di personaggi indimenticabili tra i quali, a mio avviso, spicca di gran lunga la poliziotta Prudence Freeborne, manoscritti inediti, vecchie storie, esponenti della destra conservatrice e poi trumpiana, mille colpi di scena si arriva al nocciolo. Quale visione del mondo vuole lasciare questo conservatorismo ai giovani? Seguendo le parole di Phyl pare un mondo modellato sui soldi e sull’individualismo. Un egoismo che però, a quanto pare, è destinato comunque a rendere incattiviti ed insoddisfatti gli stessi che lo propugnano. E allora ci vogliono forze fresche e decise come quelle di Phyl e Rashida per cercare di cambiare l’orizzonte.
Appassionata della serie TV “Friends” che è un po’ la sua comfort zone Phyl, figlia di una pastora protestante e di un appassionato di libri, decide che la sua strada potrebbe essere quella di scrittrice. E da lì il libro si dipana in tre parti (che seguono l’ossessivo motto della Polizia Ferroviaria inglese “Visto. Detto. Risolto.”) con tre stili letterari differenti: Cosy Crime, Dark Academia, Autofiction.
L’intreccio è magnetico e parte con l’assassinio di Christopher Swann, brillante blogger politico e amico di lunga data della madre di Phyl. Il tutto avviene in una classica residenza nobiliare nel cuore dell’Inghilterra dove Swann si è recato per partecipare, con propositi sicuramente polemici, ad una convention di un gruppo ultraconservatore, il Processus Group, un Think Tank dell’Ultradestra. Gruppo che esulta per la recente nomina al 10 di Downing Street per Liz Truss, nelle intenzioni una nuova Thatcher.Phyl e la figlia adottiva di Chris, Rashida, cercheranno di dipanare il mistero, che, a quanto pare affonda le proprie radici a Cambridge circa 40 anni prima, tempo nel quale i loro genitori frequentavano l’Università.
Coe regge magistralmente le fila del discorso, destreggiandosi tra stoccate alla politica dei conservatori e discorsi letterari. Ai primi rimprovera sicuramente il tentativo di distruzione del servizio sanitario nazionale, la Brexit e il conseguente isolamento del paese oltre alla volontà di spingere fortissimo sull’individualismo. Per quanto riguarda il secondo versante c’è un’acuta riflessione su quello che può essere il ruolo dello scrittore oggi: narratore fedele della realtà oppure produttore di opere fantastiche e di immaginazione?
Grazie ad una carrellata di personaggi indimenticabili tra i quali, a mio avviso, spicca di gran lunga la poliziotta Prudence Freeborne, manoscritti inediti, vecchie storie, esponenti della destra conservatrice e poi trumpiana, mille colpi di scena si arriva al nocciolo. Quale visione del mondo vuole lasciare questo conservatorismo ai giovani? Seguendo le parole di Phyl pare un mondo modellato sui soldi e sull’individualismo. Un egoismo che però, a quanto pare, è destinato comunque a rendere incattiviti ed insoddisfatti gli stessi che lo propugnano. E allora ci vogliono forze fresche e decise come quelle di Phyl e Rashida per cercare di cambiare l’orizzonte.
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