Da qualche anno si è ormai cercato di sorpassare la visione della Grande Guerra
come un evento imbevuto solamente di propaganda e patriottismo. La produzione
memorialistica, specie quella che descrive il punto di vista degli occupati è
ricca, ma sono pochi gli studi storici che tentano di comprendere meglio le
tendenze del periodo. A tentare di colmare questo buco storiografico ci ha
pensato Gustavo Corni che nei due volumi de “La Grande Guerra in Veneto e
Friuli” (Ediciclo/nuovadimensione) tenta di gettare nuova luce su quello che,
per la prima volta, non fu solo un conflitto di soldati, trincee e fango, ma
anche occupazione, violenza e convivenza nei territori civili. Lo fa con
rigorose note storiche e reperti fotografici che immergono il lettore nel clima
di quegli anni terribili. Gli occupanti austriaci e tedeschi, come fatto in
altri stati occupati, non cercarono il puro saccheggio, anche se ovviamente ci
furono violenze. Il mantenimento dell'ordine, ma soprattutto quello delle
attività economiche e produttive, non solo evitavano rivolte ma provvedevano al
mantenimento e alla sussistenza delle armate senza gravare sulla madrepatria.
Si trattò quindi, a tutti gli effetti, di una ricerca di modi di convivenza che
mettevano di fronte esseri umani fiaccati da fame e malattie fossero essi
occupati o occupanti. Il tema è scabroso e tende ad essere dimenticato anche
perchè la classe dirigente e le persone più abbienti misero in atto una sorta
di “Caporetto interna” rifugiandosi dietro la linea del Piave e lasciando
gestire l'amministrazione a preti o comuni cittadini che non erano scappati (e
che a fine guerra vennero accusati di collaborazionismo). Alcune popolazioni
vennero evacuate forzatamente per motivi logistici. Nacquero così movimenti di
profughi, che oltre a rimanere senza casa ricevettero dai connazionali reazioni
negative invece che assistenza o compassione. Erano ovviamente un danno: nuove
bocche da sfamare in una situazione già difficile. Una dinamica non molto
dissimile da quella dei giorni nostri.
Nessun commento:
Posta un commento