lunedì 11 agosto 2025

La Grande Guerra in Veneto e Friuli - Gustavo Corni

Da qualche anno si è ormai cercato di sorpassare la visione della Grande Guerra come un evento imbevuto solamente di propaganda e patriottismo. La produzione memorialistica, specie quella che descrive il punto di vista degli occupati è ricca, ma sono pochi gli studi storici che tentano di comprendere meglio le tendenze del periodo. A tentare di colmare questo buco storiografico ci ha pensato Gustavo Corni che nei due volumi de “La Grande Guerra in Veneto e Friuli” (Ediciclo/nuovadimensione) tenta di gettare nuova luce su quello che, per la prima volta, non fu solo un conflitto di soldati, trincee e fango, ma anche occupazione, violenza e convivenza nei territori civili. Lo fa con rigorose note storiche e reperti fotografici che immergono il lettore nel clima di quegli anni terribili. Gli occupanti austriaci e tedeschi, come fatto in altri stati occupati, non cercarono il puro saccheggio, anche se ovviamente ci furono violenze. Il mantenimento dell'ordine, ma soprattutto quello delle attività economiche e produttive, non solo evitavano rivolte ma provvedevano al mantenimento e alla sussistenza delle armate senza gravare sulla madrepatria. Si trattò quindi, a tutti gli effetti, di una ricerca di modi di convivenza che mettevano di fronte esseri umani fiaccati da fame e malattie fossero essi occupati o occupanti. Il tema è scabroso e tende ad essere dimenticato anche perchè la classe dirigente e le persone più abbienti misero in atto una sorta di “Caporetto interna” rifugiandosi dietro la linea del Piave e lasciando gestire l'amministrazione a preti o comuni cittadini che non erano scappati (e che a fine guerra vennero accusati di collaborazionismo). Alcune popolazioni vennero evacuate forzatamente per motivi logistici. Nacquero così movimenti di profughi, che oltre a rimanere senza casa ricevettero dai connazionali reazioni negative invece che assistenza o compassione. Erano ovviamente un danno: nuove bocche da sfamare in una situazione già difficile. Una dinamica non molto dissimile da quella dei giorni nostri.

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