Dopo aver letto il bellissimo “Eravamo come fratelli” di Daniel Schulz mi sono immerso in diversi
saggi e audiolibri che raccontano della vita nella ex DDR, un mondo che mi ha
sempre affascinato (e consiglio anche una visitina al DDR Museum di Berlino
oltre che allo StasiMuseum). Detto questo, dopo aver rivisto anche la Serie
“Deutschland ‘83” (altro bel gioiellino a livello narrativo, secondo me) mi
sono lanciato in un paio di affondi letterari per capire meglio quale è stato
il sentimento generale degli Ossi dopo la cosiddetta “Die Wende” ovvero la
svolta dopo la caduta del Muro di Berlino.
Il primo a venirmi in soccorso è questo “Capodanno con Balzac” pubblicato in Italia da Bottega Errante.
Si tratta di una raccolta di tredici racconti scritti da Wolfgang Kohlhaase, drammaturgo, sceneggiatore e regista della Germania Est che, essendo nato nel 1931, ha avuto modo di provare sulla propria pelle tutte le varie transizioni tedesche dalla fine delle Repubblica di Weimar all’avvento del nazismo, per proseguire con la Guerra Mondiale, la divisione della nazione, la vita quotidiana nella DDR e lo spaesamento del post unione.
Il primo a venirmi in soccorso è questo “Capodanno con Balzac” pubblicato in Italia da Bottega Errante.
Si tratta di una raccolta di tredici racconti scritti da Wolfgang Kohlhaase, drammaturgo, sceneggiatore e regista della Germania Est che, essendo nato nel 1931, ha avuto modo di provare sulla propria pelle tutte le varie transizioni tedesche dalla fine delle Repubblica di Weimar all’avvento del nazismo, per proseguire con la Guerra Mondiale, la divisione della nazione, la vita quotidiana nella DDR e lo spaesamento del post unione.
In questa raccolta di racconti, composti negli anni ’70, lo scrittore tedesco, morto nel 1922, racchiude micro storie quotidiane che con diversi stili e registri riescono esattamente a farci percepire colori e sapori della capitale tedesca, ma anche i sentimenti che la gente comune provava nei diversi periodi storici. Questi eventi, quelli che vengono chiamati la Macrostoria si intersecano intimamente con storie personali minime ed emozionali. Si va dalla cotta adolescenziale, alla paradossale vicenda che racconta il grottesco destino di una bara di una contessa in bilico tra la sepoltura ad Est o Ovest. Ovviamente gli stili sono diversissimi, ma ugualmente importanti. Così come la vita in un lager propone l’annullamento di una vita o il tentativo di prolungarla, anche inventandosi, per forza di cose una lingua tutta nuova.
Alla fine lo stile procede anche per immagini perfette per diventare cinematografiche, ma soprattutto propone una piccola collezione di quadri spesso dal sapore di aneddoto che contiene una morale, ma anche con un particolarissimo impasto che mette assieme una malinconia venata da striature umoristiche.

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