Gaia,nella valle dove vive, combatte contro gli ultimi esami universitari di un
corso di laurea desueto, la noia, i pregiudizi e i lavoretti saltuari. Non che
negli altri scenari nei quali si dipana la sua vita la situazione sia migliore:
Venezia, ad esempio, è uno sfondo cartonato per turisti e personaggi bizzarri.
Gaia è la protagonista di “La questione più che altro” (Nottetempo) romanzo d'esordio
denso di elementi autobiografici di Ginevra Lamberti, trentenne di Vittorio
Veneto che divide il suo tempo tra il lavoro di copywriter e blogger e quelli
più remunerativi di baby sitter e operatrice di call center. Il desiderio di
Ginevra non è quello di mettere in campo un romanzo generazionale che si
fossilizzi sul disagio, che c'è ed è innegabile. La ricetta pare essere quella
di esorcizzare le difficoltà raccontandole con stile particolare, pieno di
suggestioni pop e televisive. D'altronde la generazione cresciuta tra gli anni
'80 e '90 ha, per ammissione della stessa Lamberti, formato parte del proprio
immaginario grazie anche alle immagini provenienti dal tubo catodico che, nel
caso specifico, si sono contaminate coi racconti di famiglia sentiti mille
volte attorno alla tavola della cucina.
Il risultato non è un diario buono per lo psicoterapeuta, ma uno sguardo
personale ed ironico su quello che accade attorno a Ginevra, senza esprimere
giudizi o fare la morale. Perchè “la vita è un dramma, ma non è il caso di
farne un dramma”.
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