In principio fu il dizionario, tomo più o meno corposo nel quale il consultatore poteva trovare in
ordine rigorosamente alfabetico la definizione di tutti i termini che
componevano una determinata lingua. Ora è possibile avere nello scaffale della
propria libreria domestica il “Burtonario di Lemmi e Popsie” (Edizioni del
Sale), agile volumetto dato alle stampe dall'eclettico Rocco Burtone, il quinto
della serie dei Burtonari dopo quelli dedicati ai morti, alla musica, ai
bambini e a Facebook. Burtone è in perpetuo movimento artistico e spazia in
diversi campi dal cantautorato alla scrittura, fino ad arrivare ai quadri e
all'organizzazione di spettacoli. Il suo “Burtonario” è una raccolta di lemmi
che spingendo sul tasto sarcastico cercano di raccontare la vita contemporanea.
E allora via ad una serie di giochi di parole, calembour e aforismi che
affrontano con leggerezza, ma anche con forza i vari temi che caratterizzano
questo nostro tempo. L'occhio di Burtone si sofferma sulle polemiche politiche,
sull'utilizzo dei social, ma anche sulla vita amorosa e sentimentale o sulle
piccole storie quotidiane. Ogni parola non vuole essere una spiegazione calata
dall'alto ma, piuttosto, un tentativo di riflettere sul tema. Fatto nel modo
congeniale all'attenzione odierna: breve, coinciso, secco. Quasi fosse un Tweet
limitato a pochi caratteri. Piccoli frammenti
ironici e sarcastici che, attraverso un riso molto spesso amaro, cercano
di far scattare una scintilla nel lettore. A queste piccole ed incisive frasi
si alternano componimenti più lunghi, chiamati Popsie, ovvero poesie Pop. Il
tutto seguendo lo Smanifesto SDADA ovvero un anti manifesto che si contrappone
a tutti quell che vogliono trovare regole e correnti nel mondo dell'arte. Uno
smanifesto che, par di capire, come tutti i manifesti ufficiali è “una delle
cose più inutili del ventesimo secolo”, nel quale coinvolge anche l'amico
Angelo Floramo, autore della prefazione nei panni di "Dotto". E ci
perdonerà il virgolettato, visto che in una vignetta del libro afferma
orgogliosamente che “le citazioni non mi eccitano”
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