mercoledì 23 ottobre 2024

La sensualità del libro - Angelo Floramo

Per indagare il particolare rapporto che si instaura tra lettore e libro non ci può essere persona migliore di Angelo Floramo. Dottore in Storia con una tesi in filologia latina medievale, insegna materie letterarie al Magrini Marchetti di Gemona e dal 2012 collabora con la Biblioteca Guarneriana di San Daniele del Friuli in veste di consulente scientifico per la sezione antica, occupandosi di manoscritti e libri rari. La sua ultima fatica, edita da Ediciclo, ha un titolo che è la perfetta descrizione del rapporto che un bibliofilo ha con le opere stampate: “La sensualità del libro – Piccole erranze sensoriali tra manoscritti e libri antichi”. Floramo ci racconta quelle che sono le sue esperienze librarie, con lo stesso trasporto che utilizzerebbe per narrare una grande storia d'amore. D'altronde il vero bibliofilo, la prima volta che si approccia ad un manoscritto antico, ci si avvicina col vestito buono e una sudorazione accelerata, come quando si prepara per un'occasione importante. Per Floramo il libro antico, soprattutto se manoscritto, coinvolge tutti i sensi in un'esperienza totale. Ma non è necessario frequentare austeri edifici per provare certe sensazioni: anche le biblioteche domestiche hanno una vita propria, che si immerge negli odori del quotidiano.

Per Floramo il libro è come una pietanza cucinata con sapienza che serve per placare bisogni primari. E non è l'unica similitudine che l'autore trova con il mondo gastronomico. I libri antichi sono come il vino: respirano, ci vengono introdotti da un'etichetta/copertina, si assaggiano e si centellinano ma, soprattutto, entrambi danno un'ineguagliabile sensazione di ebbrezza se sono validi. Ad aprire l'opera una citazione della “Lectio Magistralis” di Umberto Eco, quasi un omaggio a colui che con il “Nome della Rosa” (ma non solo) ha dato un impulso importante per descrivere la passione per i manoscritti. E a chiuderla c'è Predrag, custode della biblioteca Vijecnica di Sarajevo, bruciata deliberatamente nel 1992 dai serbi cetnici perchè simbolo di pacifica convivenza tra i popoli della ormai Ex Jugoslavia. Il vecchio bibliotecario conserva ancora brandelli di opere salvate dal fuoco e racconta la storia di ognuno di essi, davanti ad un piatto fumante ed un bicchiere di Rakjia. E' proprio questo, alla fine, il significato più intimo che spinge gli uomini a ritrovarsi assieme ad assaporare e discutere di libri come ad un simposio perchè “una grande raccolta di libri unisce storie e destini, feconda le coscienze e permette agli uomini di incontrarsi e comprendersi meglio, scoprendosi alla fine uguali”

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