lunedì 21 ottobre 2024

Ninfa Dormiente: intervista a Ilaria Tuti

Il suo esordio, “Fiori sopra l'inferno”, è stato un vero e proprio caso letterario. Un giallo dalla trama incalzante tradotto in 25 paesi ed eletto “Giallo del mese” dal Times. Per non parlare dei premi e della trasposizione in serie tv fatta niente meno che dalla Rai. Ma dopo un successo planetario è sempre complicatissimo ripetersi. Ma la gemonese Ilaria Tuti ha la stoffa e la bravura per farlo e quindi ha dato alle stampe per Loganesi “Ninfa Dormiente” seconda avventura di Teresa Battaglia, poliziotta che nonostante l'Alzheimer incipiente, un corpo debilitato dal diabete e un passato travagliato riesce a guidare al meglio la propria squadra investigativa e a risolvere casi complessi. Questa volta è alle prese con un mistero che riemerge dagli ultimi giorni della seconda guerra mondiale. Il ritrovamento di un dipinto realizzato con sangue umano riporta alla luce un delitto vecchio di oltre 70 anni che coinvolge la comunità che abita la Val di Resia. Un giallo che racconta la storia e le tradizioni sacre di questa valle chiusa e che avvincerà il lettore.

Ninfa Dormiente è anche una riflessione sui rapporti familiari.Volevi incentrare il romanzo su questo o è stata la “vita” dei tuoi personaggi a portarti a trattare questo tema?

“Probabilmente è stata una scelta inconscia. L'importanza dell'argomento era latente dentro di me e alla fine si è manifestata nella vita dei personaggi. Siamo tutti figli di qualcuno e le radici determinano il nostro presente e il nostro futuro più di quanto immaginiamo, nel bene e nel male.”

Teresa è un personaggio forte che ricava energia e motivazioni dalle proprie fragilità. In Ninfa Dormiente tutti i personaggi più importanti sono femminili. Il romanzo è una riflessione sul ruolo sociale della donna?.

“La società e la politica hanno ancora molto da riconoscere alle donne, ma i traguardi raggiunti sono incoraggianti. Nel mio piccolo ho voluto proporre un personaggio diverso da quelli che siamo abituati a incontrare nei thriller: sessantenne, sovrappeso, per nulla attraente, e malata di diabete. Eppure, con la sua esperienza e la forza dell'empatia è una leader naturale, un personaggio che parte come un "non" (non bella, non giovane, non in forma) e alla fine risulta vincente”.

Il romanzo racconta con delicatezza e senza entare in polemica anche di un fatto di sangue che coinvolge la lotta partigiana. Cosa ne pensi di questo argomento che, a distanza di oltre 70 anni infiamma ancora gli animi?

“Li infiamma ancora perchè porta con sè dolore, e il dolore va sempre rispettato. Mi sono approcciata a questa tematica con un certo pudore e senza pregiudizi: chi ha avuto la fortuna di non vivere la guerra non può giudicare con facilità. Per delineare la figura del partigiano e soprattutto per scegliere le parole da fargli pronunciare ho cercato le testimonianze di chi ha fatto la Resistenza, in particolare di due figure molto importanti di quel periodo: Giorgio Macrì e Giorgio Pacini. Alla fine, la penso come Teresa: " Inseguo da quarant’anni la scia di sangue che la morte violenta si lascia alle spalle. Non ho mai incontrato diavoli sulla mia strada, solo uomini.E' la guerra a essere un inferno."

Scrivere la seconda opera dopo un successo travolgente è una delle prove più ardue per uno scrittore. Come l'hai affrontata e quali sono i programmi futuri ?

“Ninfa dormiente aspettava chiusa in un cassetto da cinque anni. Ero sicura che ora fosse la storia adatta per Teresa Battaglia e per me, e durante la scrittura mi sono lasciata guidare da questa sensazione. Non ho sentito la pressione della "seconda prova", del successo da confermare, ma solo quella della grande responsabilità verso i lettori: quella di dare il massimo, di scrivere bene, di essere sincera nel mettermi al servizio della storia. Ora che l'uscita è vicina, però, un po' di ansia inizio a sentirla. Sto già lavorando alla trama del terzo romanzo della serie, che sarà sempre ambientato in Friuli, ma lascerà le montagne. Le idee per fortuna non mancano e la passione per la scrittura nemmeno. Non vedo l'ora di iniziare.”

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