Il romanzo, appassionante e di facile lettura, si sviluppa come una “Quest” (ricerca) medievale, tanto cara anche a libri di successo come quelli di Dan Brown, nella quale il gruppo dei protagonisti, che in questo caso è composto da Martino, Meliga, il perennemente affamato Pre' Michele e lo sciamano celtico Math, segue un percorso a tappe fatto di indizi da svelare. L'artificio consente a Morganti di raccontare ai propri lettori interessanti aneddoti che mischiano la trama del romanzo con la scoperta di luoghi artistici e caratteristici poco conosciuti. In questo caso c'è una ricognizione sulla figura di S. Michele, “il pesatore d'anime” funzionale a risolvere il plot narrativo, ma anche utile espediente per conoscere piccole perle d'arte a lui dedicate a Zuglio, Spilimbergo, Majano e Gemona. Questo per far capire che non serve scomodare il Bernini per ottenere un romanzo storico e di avventura che funzioni.
E poi c'è l'affascinante e tormentata figura di Anna, colta e saggia, che in età di Riforma e Controriforma decide di ribellarsi alle convinzioni maggioritarie per seguire le idee dei Catari, i puri, che propugnavano un'idea diversa ed alternativa rispetto al cattolicesimo romano. Questo permette a Morganti di portare alla luce il fatto che questi eretici partiti dall'Europa dell'Est passarono per il Friuli prima di stabilirsi in Francia.
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