Tutte queste contraddizioni descrivono perfettamente gli stati d'animo di una regione e il suo territorio e i vini ne sono una parte integrante, veri e propri mezzi espressivi dei propri sentimenti e delle proprie idee. Il Friuli è come un misterioso partecipante ad una festa che se ne sta schivo, aspettando che gli altri si accorgano di lui e vogliano scoprire i suoi misteri. Il rischio è che questa sua tendenza all'isolamento lo renda sempre più escluso. Per questo è necessario bere. Non per dimenticare ma, al contrario, per ricordare esattamente il proprio percorso e non perdere carattere e tradizioni peculiari. D'altronde il Friuli Venezia Giulia è una terra di romanzi vissuti, ma molto spesso non raccontati a causa del carattere pragmatico dei propri abitanti, troppo presi dal lavoro per poterli raccontare. In questo senso l'opera di Bellotto appare quasi necessaria per fissare, attraverso il leit motif vinicolo, esperienze e sapori che altrimenti rischiano di perdersi.
domenica 20 ottobre 2024
Storie di vino - Matteo Bellotto
Un vecchio adagio suggerisce di bere per dimenticare. Proprio l'opposto di quelle che sono le
intenzioni di Matteo Bellotto, autore di “Storie di vino e di Friuli Venezia
Giulia” agile libretto di racconti edito per i tipi delle Edizioni Biblioteca
dell'immagine. Infatti lo scrittore gemonese dopo aver speso parte della
propria vita a lavorare in bar e osterie in Italia e all'estero ha deciso di
fare un compendio delle proprie esperienze dietro il bancone, narrando in
settantacinque racconti le persone, le sensibilità, la filosofia di vita, la
terra e i vini della propria regione, il Friuli Venezia Giulia. Lo fa con
narrazioni brevi ed incisive, che si leggono proprio nel tempo necessario ad
assaporare un buon bicchiere di vino.
Bellotto ci porta a fare un giro virtuale
unendo tutta la regione, partendo dalla Carnia, fino a farci assaporare un
Terrano carsolino. Il lettore locale si trova immerso in luoghi o luoghi comuni
che ben conosce e che forse non si è mai preso la briga di considerare o sui
quali non ha mai riflettuto. Chi invece non conosce il Friuli ne scoprirà i
sapori. Non quelli “banali” tipici dell'accostamento vino/tipicità
gastronomiche, ma quelli profondi dati dagli ossimori che ne caratterizzano
terra e abitanti. Tra i quali spiccano la capacità di riunirsi davanti ad un bicchiere
per far festa, ma anche per consolare la propria profonda solitudine. La
profonda dedizione al lavoro e la necessità di un agognato riposo. La gioia che
diventa un contraltare agrodolce alla tristezza. La profonda spiritualità di
chi ha un rapporto conflittuale con le divinità “ufficiali”.
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