C’è Piero Capaldi (detto Pino, soprannome derivante da Pinocchio) che ha diviso la sua esistenza tra il negozio di articoli per caccia e pesca e la gestione dell’osteria del paese con la moglie Mara e poi c’è Gino, ricco di famiglia, ma trasferitosi in montagna per seguire afflati libertari negli anni ’70 e qui rimasto per gestire la biblioteca comunale. Assieme a loro Josko, che in Bosnia, prima della guerra civile faceva il guardiapesca.
Capaldi e soci propongono una visione di montagna autentica, ruspante e sono simpaticamente alfieri del politicamente scorretto. Le loro proteste sono goliardiche e magari eccessive e rivendicano il diritto alla lentezza, all’artigianalità, alla genuinità di pensiero. Il loro essere leggeri e schietti al limite della brutalità può sembrare eccessivo ma non sono forse peggio coloro che vogliono edulcorare la montagna e renderla un cavallo da sfruttare o un prodotto da vendere? Marziani in questo senso è molto bravo a proporre riflessioni non banali con uno stile godibile, ironico e piacevole per il lettore, nascondendo l’amaro sotto una patina scanzonata.
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