venerdì 21 febbraio 2025

La cena dei coscritti - Michele Marziani

Riva Canobbia è un paesino di montagna che sta subendo una sorte simile a molti altri piccoli centri montani: le attività si chiudono e i giovani si trasferiscono a valle alla ricerca di fortuna. Qualche turista si inerpica fin là in cima per provare le emozioni di una montagna da cartolina e per assaggiare le prelibatezze della “Antica Trattoria” che di antico e caratteristico ha solo il nome. Fortunatamente a presidiare la zona sono tre inossidabili vecchietti, classe ’42, che a dispetto di chi li vorrebbe fragili, arresi, rassegnati e imbottiti di medicine hanno ancora la forza di vivere pienamente la propria vita e di combattere per cause che ritengono giuste. Tipo opporsi alla costruzione di una diga che deturperebbe il “Salto della Lepre”, la meravigliosa cascata che si trova nel territorio di Riva Canobbia. Sono loro i protagonisti de “La cena dei coscritti” romanzo dolce amaro di Michele Marziani, riminese trasferito sulle Alpi Piemontesi e in uscita per Bottega Errante.

C’è Piero Capaldi (detto Pino, soprannome derivante da Pinocchio) che ha diviso la sua esistenza tra il negozio di articoli per caccia e pesca e la gestione dell’osteria del paese con la moglie Mara e poi c’è Gino, ricco di famiglia, ma trasferitosi in montagna per seguire afflati libertari negli anni ’70 e qui rimasto per gestire la biblioteca comunale. Assieme a loro Josko, che in Bosnia, prima della guerra civile faceva il guardiapesca.

Capaldi e soci propongono una visione di montagna autentica, ruspante e sono simpaticamente alfieri del politicamente scorretto. Le loro proteste sono goliardiche e magari eccessive e rivendicano il diritto alla lentezza, all’artigianalità, alla genuinità di pensiero.  Il loro essere leggeri e schietti al limite della brutalità può sembrare eccessivo ma non sono forse peggio coloro che vogliono edulcorare la montagna e renderla un cavallo da sfruttare o un prodotto da vendere? Marziani in questo senso è molto bravo a proporre riflessioni non banali con uno stile godibile, ironico e piacevole per il lettore, nascondendo l’amaro sotto una patina scanzonata.

 

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