Erbaccia. Già il termine con il suo suono risulta spregiativo. E invece Stefano Montello, con la
sua sensibilità di scrittore, poeta e musicista, ne fa un elogio nel suo
piccolo trattato di filosofia agreste titolato “Il tempo delle erbacce” ed edito da Forum Editrice.
Montello ha vinto il Premio Poesia San Vito al Tagliamento nel 2016 con una traduzione in friulano del Cantico dei Cantici ed è il fondatore e chitarrista del gruppo musicale FLK. Ma si definisce anche “contadino” sociale e la conduzione della sua azienda agricola gli permette di continuare a scrivere e suonare. E di riflettere perché come scrive “coltivare la terra non serve a nulla se dietro non c’è un pensiero”. E in questo breve trattatello filosofico di pensiero ce n’è a bizzeffe. In pagini non sempre lineari e semplici, ma gratificanti per chi ha la pazienza di leggerle. Perché in fondo questo è il tempo delle erbacce: di coloro che sembrano fuori posto e bizzarri perché portati dal vento o dalle occasioni da posti lontani, oppure vagabondi. Sarebbe molto più facile eliminarle, queste erbacce, con un po’ di rassicurante diserbante. E invece loro restano lì, fanno parte del nostro paesaggio quotidiano, ci incuriosiscono e ci interrogano con il loro aspetto strano. Eppure ognuna di queste erbacce ha una valenza, una storia, una proprietà e un qualcosa da dare agli altri, una dignità e uno scopo preciso. Non fosse altro che quello di farci riflettere su di noi.
Montello ha vinto il Premio Poesia San Vito al Tagliamento nel 2016 con una traduzione in friulano del Cantico dei Cantici ed è il fondatore e chitarrista del gruppo musicale FLK. Ma si definisce anche “contadino” sociale e la conduzione della sua azienda agricola gli permette di continuare a scrivere e suonare. E di riflettere perché come scrive “coltivare la terra non serve a nulla se dietro non c’è un pensiero”. E in questo breve trattatello filosofico di pensiero ce n’è a bizzeffe. In pagini non sempre lineari e semplici, ma gratificanti per chi ha la pazienza di leggerle. Perché in fondo questo è il tempo delle erbacce: di coloro che sembrano fuori posto e bizzarri perché portati dal vento o dalle occasioni da posti lontani, oppure vagabondi. Sarebbe molto più facile eliminarle, queste erbacce, con un po’ di rassicurante diserbante. E invece loro restano lì, fanno parte del nostro paesaggio quotidiano, ci incuriosiscono e ci interrogano con il loro aspetto strano. Eppure ognuna di queste erbacce ha una valenza, una storia, una proprietà e un qualcosa da dare agli altri, una dignità e uno scopo preciso. Non fosse altro che quello di farci riflettere su di noi.
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