venerdì 7 febbraio 2025

L'altro Pasolini - Andrea Zannini

A febbraio 2022 il teatro di Casarsa aveva ospitato un evento teatrale “L’altro Pasolini. Guido, Pier Paolo, Porzûs e...”  nel quale lo storico e saggista Andrea Zannini - professore ordinario di Storia moderna all’Università di Udine, dove dirige il Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale - accompagnato dall’attore Massimo Somaglino raccontava il rapporto tra i due fratelli Pasolini utilizzando documenti, lettere e materiale poetico. In seguito Zannini ha pubblicato per i tipi di Marsilio “ L’altro Pasolini. Guido, Pier Paolo, Porzùs e i Turchi”. Si tratta di un racconto circostanziato che non solo indaga i rapporti tra i due fratelli, ma anche e soprattutto la rielaborazione psicologica, morale e politica che Pier Paolo farà sulla Resistenza, sull’uccisione del fratello e dell’eccidio di Porzus, dove Guido verrà assassinato per mano di un commando di gappisti, guidati da Mario Toffanin “Giacca”. E cerca di farlo ricostruendo anche la genesi dei “Turcs Tal Friul” , capolavoro teatrale di Pier Paolo che l’intellettuale, fin quando in vita non volle mai vedere pubblicato.Il libro ricostruisce la vita (e la morte) di Guido partendo da due filoni: quanto scritto dagli studiosi di PPP e quanto scritto dagli studiosi di Porzus. I due fratelli hanno carattere molto diverso. Guido, che è di tre anni più giovane è più focoso, si lancia in spericolate imprese con l’amico Renato Lena, ruba armi, fa sabotaggi. Non a caso i due di fronte alle scelte durissime da compiere durante il periodo resistenziale, prenderanno strade diverse. Pier Paolo, come avrà modo di dire, farà  la resistenza con le armi della poesia, mentre Guido abbraccerà quelle reali, unendosi alla Brigata Osoppo e prendendo il nome di battaglia di Ermes. Qui Zannini ci porta a conoscere le dinamiche che intercorrevano tra gli osovani e i partigiani comunisti della Brigata Garibaldi. Guido è critico con sloveni e garibaldini che ritiene arrendevoli in situazioni che mettono in difficoltà l’Osoppo. In più i rapporti si fanno tesi quando li paragona ai fascisti perché sostituiscono un pensiero unico ad un altro pensiero unico, ancora prima che la Garibaldi venga inglobata nel IX Corpus Jugoslavo.  Vuole combattere “per il tricolore e non per uno straccio rosso”. Da un lato gli osovani, quasi tutti di formazione borghese avevano visto le atrocità fatte dagli italiani in Jugoslavia, ma non si fidavano degli slavi. Dall’altro i garibaldini tutti proletari vedevano un nuovo modo di vivere che poteva affermarsi. Il terzo elemento era quello slavo che aveva già iniziato ad avanzare pretese territoriali: Trieste, Gorizia, ma anche aree più interne dove c’erano comunità slavofone come le Valli del Natisone e il Collio e un confine ideale che andava dal medio Tagliamento all’Isonzo nella sua parte meridionale.  Lo studioso ci spiega le varie linee interpretative date all’eccidio: regolamento di conti per antipatie personali, modo per spianare la strada alle rivendicazioni slave sulle terre di confine friulane e perfino, è l’ipotesi sostenuta ad esempio da Alessandra Kersevan, l’eccidio come strumento che grazie all’Osoppo e ai serivzi segreti americani avrebbe squalificato la Resistenza e reso più forte l’atlantismo. A sostegno di questa tesi si sottolineanoi rapporti che gli osovani ebbero con gli occupanti tedeschi e altri collaborazionisti che la termine della guerra sarebbero entrati in Gladio e Stay Behind. Ma in tutto questo come affronto dolore ed ideologia Pier Paolo? Sostanzialmente sostenendo la separazione tra la memoria individuale e la storia generale. I responsabili sono sicuramente tra le fila del PCI e quindi suoi compagni di quel periodo. Allo stesso tempo cerca di non sminuire il valore della Resistenza, all’interno della quale Porzus fu un episodio, una macchia indelebile e tragica, ma un episodio. E i “Turcs Tal Friul” si inseriscono proprio in questo dissidio umano e filosofico perché probabilmente scritti dopo la morte di Guido. I Turchi che vennero effettivamente a Casarsa nel 1499 erano in realtà slavi del sud e appare evidente l’analogia con i “moderni” jugoslavi. Guido è come l’eroe Meni che li affronta,  Pauli come i casarsesi e lo stesso PPP che si rinchiudono in chiesa in attesa di miracolo. Perché allora non pubblicarla visto che lo stesso Pier Paolo la riteneva un’opera riuscita? Probabilmente col tempo gli apparve come un’opera superata e nazionalista. In questa maniera Pier Paolo riuscì a tenere insieme le tragedie della guerra e la luce della Resistenza, la memoria di Guido e la storia di Ermes.

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