martedì 18 febbraio 2025

La Valle dei Ros - Raffaella Cargnelutti

Brutti,sporchi e cattivi. Come in un film di Ettore Scola ecco che arrivano i Ros, protagonisti de “La Valle dei Ros” (Bottega Errante), ultima fatica della storica dell’arte e appassionata narratrice tolmezzina Raffaella Cargnelutti. Il vecchio Ros, col suo capello rosso, l’occhio spiritato, l’odore acre e una grande resistenza all’alcool è quasi un personaggio verghiano: non solo per l’esteriorità alla “Rosso Malpelo” ma, soprattutto perché in lui c’è l’ossessione per la “roba” come nel Mazzarò della famosa novella e soprattutto perché lui e il figlio Sisto pur essendo potenti e temuti sono destinati alla sconfitta, alla distruzione e alla solitudine. In ogni caso il Ros grazie alla sua bravura come malgaro, ma soprattutto per i fiorenti traffici da contrabbandiere che è riuscito a organizzare ad inizio Novecento, si ritrova le tasche piene di palanche e decide di acquistare pezzo per pezzo un’intera valle carnica. Approfitta delle difficoltà dei valligiani per diventare il padrone incontrastato della località, che presto acquisirà pure il suo nome. Assieme al figlio spadroneggerà per oltre un cinquantennio, passando indenne e anzi aumentando il proprio prestigio durante i due conflitti mondiali e mettendo in mostra il proprio carattere di approfittatore violento e senza scrupoli, con un debole per le donne, considerate alla stregua di oggetti da possedere. Per entrambi i Ros il concetto di famiglia si riduce al dominio, da rimarcare tramite sonore bastonate, su moglie e figli che sono forza lavoro gratuita da sfruttare. Tuttavia pur potendo fare vita da signori sia padre che figlio sono dei lavoratori infaticabili quasi maniacali. Ma “La valle dei Ros” non è solo la storia dei Ros. Cargnelutti costruisce abilmente in ogni capitolo la storia di un valligiano, che si connette con le esistenze di tutti gli altri. Come in ogni paese anche nella Valle ci sono personaggi singolari, quasi da leggenda. Conosciamo volentieri le storie della cartomante Dirce, dell’oste Oreste, di Mario il monco, del partigiano Branko, di Don Carlo e del becchino Rino e di molti altri. Vite difficili, colme di tragedie, minate da guerre, carestie  e occupazioni straniere. Storie di migrazioni per cercare lavoro e cambiare prospettiva rispetto a quell, ristretta, della Valle. E poi vogliamo sapere anche come va a finire la vicenda che, alla fine, si tinge anche di giallo. A risolverla viene chiamato dalla lontana Sicilia, terra verghiana non a caso, il brigadiere Santalucia. Per lui in premio un trasferimento in quel di Belluno. Per la Valle, priva ormai di padroni, dove la natura è contemporaneamente madre e matrigna e da da vivere, ma causa anche difficoltà, c’è un ultimo scossone: la terra decide di iniziare a tremare

Nessun commento:

Posta un commento